Bye bye Rivoli. Firmato Beatrice Merz

Inaugura a giorni la sua ultima mostra in veste di direttrice del Castello di Rivoli, portando per la prima volta in Italia, con la complicità di NABA, il “Disobedience Archive” assemblato da Marco Scotini. Si chiude così il triennio di Beatrice Merz alla guida del museo. Ed è tempo di bilanci.

Cosa pensa di aver portato, a Rivoli, in questi tre anni di esperienza?
Principalmente un metodo di lavoro: il mio metodo, che trovo più orizzontale. Se vogliamo, a livello di impostazione, un po’ più vicino a quello di un’azienda privata che a quello di un ente pubblico. E di lavoro ne abbiamo fatto tanto, con risorse umane davvero risicate: tolto il supporto di ditte esterne, Rivoli conta su appena 27 dipendenti; quando la Fundaçaõ do Serralves a Oporto, ad esempio, ne ha una novantina. È stato un successo creare le condizioni per poter arrivare, proprio nelle ultime settimane, all’assunzione di sei persone che da tempo collaboravano con noi in una situazione di precariato. Considerati i tempi che corrono, è un risultato di cui sono particolarmente contenta.

E invece che cosa si porta via?
Rivoli non è una macchinetta: è un contesto molto complesso nel quale operare; devo dire di aver imparato molto da questa esperienza. Il lato che forse ho trovato più stimolante è legato alla possibilità di lavorare nell’ambito di una collezione, cosa che prima, occupandomi della Fondazione Merz, non avevo occasione di sperimentare.

A proposito della Fondazione: dobbiamo aspettarci un suo ritorno a tempo pieno a quel contesto? Oppure potrebbe cogliere l’invito di Giovanni Minoli, presidente del cda di Rivoli, e partecipare al concorso che le permetterebbe di proseguire la sua avventura al Castello?
Manca un mese alla scadenza del bando: c’è ancora tempo per decidere. Molti mi chiedono del mio futuro, ma al momento preferisco non rispondere: c’è la possibilità di proseguire a Rivoli, ma anche quella di tornare a una Fondazione che in questi anni ha camminato egregiamente da sola, ma per la quale c’è sempre molto da fare. E poi ci sono anche altri progetti ai quali sto pensando.

Ana Mendieta - She got love - veduta della mostra presso il Castello di Rivoli, Rivoli 2013

Ana Mendieta – She got love – veduta della mostra presso il Castello di Rivoli, Rivoli 2013

Qual è la sfida più impegnativa che si troverà ad affrontare il nuovo direttore?
Se guardiamo a un profilo puramente gestionale, credo che resti da sciogliere il nodo dei trasporti, che è un vero peso per Rivoli. Io ci ho provato, ma non sono riuscita: resto convinta però che sia assolutamente possibile mettere gli attori del territorio attorno al tavolo e trovare un modo per risolvere la partita. Abbiamo fatto molto in questi anni, e il costante aumento dei visitatori conferma che c’è margine per migliorare ancora: avvicinare Rivoli a Torino diventa a questo punto determinante.

Un modo per far sentire il museo una realtà meno marginale è stato, nel recente passato, il potenziamento della sua presenza sulla Rete…
Il web è un ambito nel quale credo fortemente: ho voluto subito dare un’impronta più marcata al sito del Castello, che al mio arrivo non era particolarmente dinamico. Abbiamo creato quella che è – a tutti gli effetti – una nostra web tv, con materiale prodotto internamente: può sembrare una banalità, ma per una realtà come Rivoli è stato un forte cambiamento. Come lo è stato potenziare la newsletter e decidere di ricorrere esclusivamente a inviti in formato digitale e non cartaceo. Per uno dei nostri eventi del mese di marzo abbiamo deciso di puntare, a livello di comunicazione, solo sui social network: niente stampa e niente pubblicità di altro genere. Abbiamo avuto 1.300 persone, arrivate solo grazie al tam-tam della Rete…

Francesco Sala

www.castellodirivoli.org

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Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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