Gianni Pettena. L’architettura dell’arte parla di sostenibilità

Per sostenibilità ambientale s’intende la capacità di preservare nel tempo le tre funzioni dell’ambiente: fornitore di risorse, ricettore di rifiuti e fonte diretta di utilità. Sostenibilità ambientale significa valorizzare l’ambiente in quanto elemento distintivo del territorio, garantendo la tutela e il rinnovamento. Abbiamo chiesto a Gianni Pettena, dopo l'installazione alla Fortezza borbonica di Civitella del Tronto, il senso dell'architettura in rapporto alle forze e alla dominazione di habitat pre-esistenti.

In che senso i tuoi interventi – che comprendono il fare architettura, costruire architettura, spessissimo architettura temporanea, ma con gli strumenti dell’arte – possono ritenersi sostenibili? E quale definizione preservi tu di sostenibilità? L’architettura fatta da artisti non è sostenibile o insostenibile di per sé. Ma è spesso connessa al concetto di reversibilità. Faccio riferimento, ad esempio, al Double Negative di Michael Heizer, intervento fatto nel deserto del Nevada. In quel progetto, lo scavo della materia con la dinamite, il trasporto e lo spostamento dei materiali derivati fanno parte di un percorso concettuale in cui non sempre la reversibilità diventa indice diretto di sostenibilità. L’arte diventa irreversibile in un contesto che viene visivamente modificato e concettualmente sviluppato, così come era successo per i grandi architetti rinascimentali chiamati dalle corti di intellettuali a intervenire sul tessuto urbano medioevale, accentuandolo. Le modifiche prodotte erano il frutto di una concentrazione di menti illuminate unica al mondo, che ha accorpato irreversibilmente edifici dai diversi registri. L’architettura trascrive la cultura esaltando accenti, volumetrici e poetici, che rimangono come contributi nel tempo.

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Gianni Pettena

Hai affermato che “la storia dell’architettura dal punto di vista degli artisti deve ancora essere scritta. Esiste infatti una storia dell’architettura parallela a quella ufficiale ed è l’architettura fatta dagli artistiTornando Al tema della sostenibilità, quale tra le due discipline ritieni abbia maggiore rispetto o minore impatto per l’ambiente? E quali fra i tuoi progetti ritieni in assoluto il più sostenibile?
Non è solamente importante la conservazione del contesto, ma anche la traccia della sua modifica attraverso l’accentuazione della qualità dell’esistente. L’architettura fatta da artisti, se guidata da un’intenzione di rinnovamento, crea piattaforme linguistiche e concettuali, per la mente e non per il profitto (monetario, finanziario o d’immagine). La visibilità voluta negli edifici delle archistar non coincide con la temporaneità di un’installazione come la Murinsel di Vito Acconci, o come l’eccezionale rivisitazione della Land Art. Movimento che ha saputo, grazie ad accenti architettonici e ambientali, ricostruire l’ambiente eseguendo sperimentazione sul territorio, attraverso atti poetici.
Un mio esempio di sostenibilità potrebbe essere quello di Ice one e Ice two, progetto nel quale – utilizzando l’elemento naturale dell’acqua – ho ghiacciato un intero edificio scolastico in via di demolizione donandogli nuova vitalità, senza interferire sull’irreversibilità della propria destinazione. Spesso l’architettura che fa pensare rinuncia a costruire.

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Gianni Pettena – Grazia & Giustizia – installazione alla Fortezza Borbonica, Civitella del Tronto 2012

Parlando del tuo ultimo progetto Grazia e Giustizia, mi raccontavi di esserti dovuto misurare con una fortezza che di per sé, già da secoli, dominava tutto il territorio. E che quindi hai dovuto, a tua volta, dominare tutto il pre-esistente, per poter creare un intervento che reagisse al paesaggio circostante. Quanto, in questo caso il linguaggio, diventando land art, può essere definito sostenibile?
In verità il linguaggio non diventa mai Land Art in sé. La Land Art è rappresentata da Smithson, da Long, da De Maria, da Heizer e da Christo; loro sono i maestri e la Dwan è la loro musa-mecenate. A Civitella, ad esempio, il progetto originale di Grazia e Giustizia era costituito in materiale deperibile. Poi i civitellesi hanno chiesto che l’intervento fosse costruito con materiali più resistenti perché intendevano formare una collezione, rendendola la prima opera donata. La rivisitazione di una pre-esistenza storica deve parlare alla pari con il contesto architettonico, senza limitarsi a piccoli accenti, ma alzando il volume della propria voce. Altrimenti si rischia di sparire nella gigantografia della contemporaneità. La sostenibilità non dice mai di no, ma, all’opposto asserisce al proprio passaggio attraverso il coinvolgimento di critici e di competenze collettive che ne predispongono l’ingresso: il proprio segno nel mondo.

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Gianni Pettena – Grazia & Giustizia – installazione alla Fortezza Borbonica, Civitella del Tronto 2012

Secondo la tua opinione, gli artisti sono più liberi di prendere le proprie idee e tradurle direttamente in un’opera visiva e anche su scala architettonica. Ma quali linee guida seguire senza alterare l’ambiente?
L’intervento perfetto compiuto su questa scala è il Grande Cretto di Burri a Gibellina. Nel suo intervento, il nuovo aspetto della città distrutta dal sisma mantiene il tessuto e le macerie della città fantasma – proprio come avevano fatto gli architetti rinascimentali con le vestigia medioevali – ma arricchendo l’ambiente di memoria. Della stessa portata è anche la trasformazione dell’isola di Hokkaido in Moerenuma Park, da parte di Isamu Noguchi. Un ex sito industriale, deputato alla siderurgia, in cui oggi il territorio è venuto a coincidere con un paesaggio ideale.

Ginevra Bria

www.giannipettena.it

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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