Capitali coraggiose, III

Terza parte della nostra inchiesta sulle città italiane candidate a Capitale Europea della Cultura nel 2019. Dopo il racconto senese e quello ravennate, si passa all’accoppiata Perugia-Assisi. Ne abbiamo parlato con Bruno Bracalente, presidente della fondazione che si occupa della candidatura.

Perché dovrebbe vincere la vostra città?
Partecipiamo per vincere, naturalmente, ma ciò a cui miriamo va oltre l’acquisizione del titolo. Ciò che innanzitutto ci interessa è realizzare un progetto strutturale e di lungo periodo per le due città e per l’intera regione, a un tempo culturale, urbanistico e territoriale. Nel panorama internazionale, Perugia e Assisi sono tra le città che hanno la più diffusa presenza di strutture, piazze, strade medievali in Italia e nel mondo, e l’Umbria è un territorio che nel tempo ha maturato e conservato un rapporto unico tra la dimensione urbana e l’ambiente. Desideriamo potenziare e valorizzare il modello integrato che questo territorio esprime in modo unico e universale, al tempo stesso: fra Medioevo e modernità, fra spiritualità e cultura laica del dialogo e del contatto internazionale, fra paesaggio naturale e ambiente urbano. Per essere città intelligenti, come sappiamo, non basta fare largo uso delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, bisogna anche coniugare queste tecnologie con la qualità dei centri storici, la qualità dell’ambiente, la qualità della vita. E questo è possibile nelle città di dimensioni medie e piccole, come Perugia e Assisi, collegate da un intervallo paesaggistico e urbanistico sostanzialmente omogeneo.

Come state lavorando per raggiungere i vostri obiettivi?
Consideriamo la candidatura come un’opportunità per rafforzare l’offerta di infrastrutture e manifestazioni culturali delle città e della regione e per cambiare in misura rilevante anche i caratteri dell’economia urbana. Pensiamo alla definizione di un vero e proprio piano strategico culturale per l’area Perugia-Assisi, che attraverso investimenti consistenti, provenienti da diverse fonti, a partire da quelle che metterà a disposizione il prossimo ciclo della programmazione europea 2014-2020 (che ha al centro proprio il tema delle città) sia in grado di mettere in moto un nuovo motore delle sviluppo economico locale fondato sulle attività culturali. Un motore aggiuntivo e il più possibile integrato con le altre più tradizionali attività produttive di cui Perugia, Assisi e tutta l’Umbria hanno un grande bisogno per invertire la tendenza in atto da tempo a una progressiva perdita di competitività della sua economia.

Bracalente Capitali coraggiose, III

Bruno Bracalente

L’arte contemporanea, come entra in tutto questo?
L’Umbria ha un’immagine fortemente connotata dal suo passato, in particolare all’età medievale e pre-rinascimentale. È nostra intenzione, attraverso il progetto di candidatura, porre l’accento sull’immagine contemporanea, in relazione con la grande tradizione artistica e pittorica del rinascimento italiano. Pensiamo, ad esempio, al Museo Burri, a Città di Castello. La sua arte si è sviluppata anche attraverso il dialogo con Piero della Francesca. Ai nostri esperti proporremo anche questo tema, e cioè come l’arte contemporanea sia in qualche modo espressione non solo di originalità senza tempo e radici, ma anche la ripresa con altri mezzi e altri materiali degli umori di una terra e dei grandi maestri che l’hanno abitata.

I modelli internazionali, tra le recenti “capitali”, che vi hanno ispirato.
Le esperienze recenti servono come riferimento e come benchmark, ma PerugiaAssisi sarà un modello nuovo e originale. Le esperienze a cui guardiamo con più attenzione sono tuttavia quelle delle città capitali europee della cultura che hanno coinvolto di più il territorio circostante, come Essen e Marsiglia, nonché la candidatura olandese del Brabantstad, e che hanno fatto della candidatura un’occasione di più deciso cambiamento nell’economia urbana e nell’economia regionale.

Museo dellAccademia di Belle Arti di Perugia nuovo allestimento foto Daniele Paparelli 9 Capitali coraggiose, III

Museo dell’Accademia di Belle Arti di Perugia – photo Daniele Paparelli

Le eccellenze del territorio che desiderate valorizzare?
Innanzitutto, i due centri storici. Ci sono, inoltre, molte grandi personalità della cultura italiana e internazionale che hanno scelto l’Umbria (non a caso) per vivere. Non è possibile fare l’elenco per ragioni di spazio, ma in un modo o nell’altro cercheremo di coinvolgerle tutte, da Gae Aulenti a Giuseppe De Rita, per fare solo due nomi e citare due settori della cultura molto diversi tra loro. Ma cercheremo di coinvolgere anche altre grandi professionalità. Presto individueremo un direttore culturale e artistico, ma è ancora presto per fare nomi.

Il confronto con il privato come avviene? Qualche anticipazione sulle azioni che svilupperete nel prossimo futuro.
Sono già in programma diversi incontri con imprenditori dei settori più strettamente interessati alle ricadute economiche delle attività culturali, a partire dal turismo e dal commercio. In questa fase, il coinvolgimento avviene attraverso incontri di lavoro volti a far esprimere agli imprenditori le loro idee sugli stessi temi che dovranno essere al centro della candidatura. È previsto, inoltre, il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali di tutti i settori, attraverso forme di partenariato sociale.

dati tecnici:
investimento: 50-100 milioni di euro
comitato scientifico / team: Fondazione PerugiAssisi 2019, un presidente, un vicepresidente, un consigliere
aree di interesse: relazione cultura-spiritualità e dimensione urbana-paesaggio, piano strategico culturale, valorizzazione centri storici

Santa Nastro

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #7

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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