E se Wagner avesse avuto ragione?

Una villa degli anni ’20 e un contest di videoarte promosso da YouTube. Due realtà assai diverse, che confluiscono per comprovare una tesi di Richard Wagner. Eh sì, proprio il concetto di “opera d’arte totale”. Piccolo saggio di Tiziana Andina.

Il concetto di “opera d’arte totale” era particolarmente caro a Richard Wagner che, notoriamente, amava pensare e lavorare in grande, e soprattutto amava farlo collocandosi con una certa disinvoltura ai limiti della tradizione artistico-musicale.
A voler dare una definizione dell’artista, potremmo dire che è stato un genio che praticava e abitava zone di confine, quelle in cui la creatività è di casa. La sua musica porta un segno visibile e potente tanto delle visioni da epigono quanto delle sue intuizioni da precursore.
Nel 1851, in Opera e dramma, teorizza la rottura dei confini fra le arti: tutte quante si sarebbero espresse sotto la guida della musica, mediante la creazione di un solo oggetto artistico, l’opera d’arte totale.  L’opera d’arte ideale è dunque l’opera d’arte totale; in altre parole, una sintesi di tutte le forme espressive e rappresentative di cui gli esseri umani sono e saranno capaci.
Questa idea, forse un po’ sotterraneamente, ha avuto uno sviluppo significativo nel corso del Novecento: in moltissimi casi, che gli autori ne siano stati consapevoli o meno, ciò che si è inteso creare è stato qualcosa che richiamava da vicino l’intuizione wagneriana. L’arte è uno strumento potente giacché, per dare un corpo fisico alle nostre rappresentazioni, può far uso di grammatiche distinte e a volte contrapposte, quella delle emozioni e quella della ragione; tanto meglio, dunque, se per raggiungere l’obiettivo – dar corpo a un significato – l’artista riesce a mettere in moto la totalità delle arti. Qui ci piace richiamare due esempi tra loro molto diversi che pure danno corpo all’intuizione wagneriana.

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YouTube Play

Il primo è l’evento finale – una sorta di messa in opera dell’opera – di YouTube Play 2010; la seconda è una splendida villa, costruita nei primi del Novecento nelle campagne piemontesi.
YouTube Play
: Biennal of Creative Video nasce dalla sintesi di architettura, videoarte, musica e danza. Spirito e obiettivi sono tipicamente Pop: rivisitare, violandola, una delle nuove barriere del mondo contemporaneo, quella che separa il sistema dell’arte dal mondo aperto e fluido dello user generated content. Gli appassionati di videoarte hanno avuto la possibilità di girare un video e presentarlo a una giuria internazionale; i venti video selezionati sono stati presentati simultaneamente ai musei Guggenheim di Berlino, Bilbao e Venezia e sono stati i protagonisti di una grande kermesse di chiusura, nell’ambito di un evento durato quattro giorni al Guggenheim di New York. Per YouTube Play 2010 sono state messe in campo una totalità di arti da far invidia al teatro di Bayeruth; il tutto collocato in una delle più affascinanti opere dell’architettura contemporanea: Il Guggenheim Museum di New York.
Eccoci al punto. A voler comprendere appieno il significato di YouTube Play, un’opera incorporata quasi parassitariamente in un’altra opera, dobbiamo mettere in moto molte cose: è utile conoscere New York, la sua realtà metropolitana così come l’arte americana del secondo Novecento. Non possiamo ignorare che cosa significhi vivere in un mondo globalizzato, dobbiamo conoscere le possibilità espressive legate ai media digitali e, probabilmente, converrà anche sapere che cosa significa parlare di opera d’arte totale, il sogno di Wagner che ha preso corpo in un edificio di Manhattan.

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Villa Ottolenghi

Veniamo ora a Villa Ottolenghi, un gioiello nascosto nelle campagne piemontesi, ad Acqui Terme, sulle colline del Monferrato. Si tratta di una notevolissima sintesi tra architettura, pittura, scultura e arte del paesaggio. Che c’entra – si dirà – con la kermesse newyorchese o, addirittura, con Richard Wagner? In un senso, questa villa meravigliosa – che nei giorni scorsi è stata insignita dello European Garden Award, l’oscar della architettura di paesaggio – è, proprio allo stesso modo di YouTube Play, un perfetto esempio di opera d’arte totale. A partire dagli anni ‘20 del secolo scorso, la progettazione della villa è stata affidata dai conti Ottolenghi prima a Federico D’Amato e poi a Marcello Piacentini. Il mecenatismo dei conti portò artisti importanti: Ferruccio Ferrazzi, Fortunato Depero, Adolfo Wildt, Libero Andreotti, Fiore Martelli, Arturo Martini, Rosario Murabito, Venanzo Crocetti e Ferruccio Ferrazzi. E poi Pietro Porcinai, grandissimo paesaggista, lavorò agli esterni, dando corpo a quei meravigliosi giardini.
L’intuizione di Wagner era giusta: le arti tutte insieme comunicano e rappresentano infinitamente di più e meglio di quanto possano fare singolarmente. Ora sta a noi trovare le forme per rendere sempre di nuovo possibile tutto questo.

Tiziana Andina

www.youtube.com/user/playbiennial

www.borgomonterosso.com

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Tiziana Andina

Tiziana Andina

Tiziana Andina è ricercatrice di filosofia teoretica nella Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi articoli su riviste nazionali e internazionali, ricordiamo: Il volto americano di Nietzsche (La Città del Sole, 1999), Il problema della percezione nella…

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