Milano, al Pac si discute di Street Art. Ed è polemica: un muro di Blu sta per essere cancellato?

Festeggiando i dieci anni dall’apertura di una celebre mostra sulla Steet Art, il Pac di Milano organizza un mega convegno. E lancia un sondaggio tra i cittadini, per decidere cosa fare del murale di Blu ed Ericailcane dipinto all’esterno del museo…

Sono trascorsi dieci anni da quell’inedita mostra, destinata – pur con tutti i difetti e le ambiguità del caso – a segnare un passaggio storico. Inaugurava il 6 marzo 2007, tra le sale del Pac di Milano, Street Art, Sweet Art. Dalla cultura hip hop alla generazione pop up, a cura di Alessandro Riva. La prima collettiva italiana che sdoganava e consacrava, in una cornice istituzionale, un linguaggio indipendente, associato al mondo delle  controculture urbane: Writing, Graffitismo, Street Art. Un panorama composito, che iniziava a cambiare pelle. E che faceva il suo ingresso ufficiale nel “sistema”, con sconfinamenti nel mercato ufficiale. Prima i musei, poi le gallerie, quindi le fiere.
Per festeggiare il decennale dell’evento, il Pac ha lanciato cinque giorni (8-11 marzo 2017) di incontri, conferenze, dibattiti e workshop aperti al pubblico. L’intento: discutere, fare chiarezza, mettere ordine, analizzando limiti, opportunità, errori e prospettive future. Fra i temi: Street Art e conservazione, collezionismo e musealizzazione, riqualificazione territoriale, editoria e comunicazione.

Il murale di Blu ed Ericailcane al Pac di Milano - veduta intera

Il murale di Blu ed Ericailcane al Pac di Milano – veduta intera

IL MURO DI BLU SARÀ CANCELLATO?

Immancabile la polemica. L’evento, promosso dal Comune di Milano e curato da Chiara Canali, riapre anche la questione del grande murale realizzato su un muro esterno del Pac da Blu ed Ericalicane, proprio in occasione della mostra di dieci anni fa. Un muro che secondo l’allora Assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi (ideatore della fortunata esposizione) rappresenta “un punto di equilibrio tra il gesto libertario del graffitista e la commissione pubblica”. E che oggi, però, rischia di scomparire.
Da anni esiste infatti una contesa tra chi vorrebbe cancellarlo e chi, addirittura, chiede un intervento di restauro. Il Pac imbastisce così una tavola rotonda specifica e poi s’inventa un rituale partecipato, con tanto di sondaggio per la cittadinanza: chi è d’accordo con la cancellazione? Chi invece vorrebbe preservare il muro? Un approccio, quello della consultazione dal basso, che ultimamente fa tendenza, e che spesso maschera debolezze e imbarazzo di chi avrebbe il compito di scegliere, di decidere. Possibilmente con criterio.
Che bisogno c’è di un test collettivo? L’amministrazione che posizione ha? L’ipotesi incomprensibile di imbiancare l’opera è davvero presa in considerazione? E perché?

Street Art Sweet Art, il catalogo pubblicato nel 2007 da Skira

Street Art Sweet Art, il catalogo pubblicato nel 2007 da Skira

GLI OCCUPANTI DEL PAC E LE POLEMICHE

Tutte domande che si sono fatti diversi artisti, riunitisi dinanzi al museo per una protesta civile, ironica, ben affilata, suggellata dallo slogan #occupypac. Un’azione – si legge nel comunicato stampa – “decisa in risposta alla convocazione di un convegno, che ha lo scopo non troppo celato di giustificare e fornire copertura culturale all’eventuale e probabile decisione di cancellare il murale di Blu sulla facciata del Pac“. Il sospetto è allora che la decisione in realtà sia già stata presa. E che il tutto serva come “scarico di responsabilità e cartina di tornasole di un atteggiamento pilatesco dell’amministrazione rispetto al più ampio problema della tutela dei muri dipinti in città, anche illegalmente, che in questi dieci anni sono stati sistematicamente cancellati e coperti”. Con quale risultato? Un “proliferare di tag e scritte, usate poi come pretesto per una repressione indiscriminata e selvaggia“.
Il tema c’è tutto ed è complesso. Ancora sul filo dell’irrisolta relazione fra istituzione pubblica e linguaggi della strada. Dieci anni fa l’inizio di una svolta, ma anche la genesi di un dibattito rovente. Che ancora divide, appassiona e rimette sul tavolo le carte. In cerca di un equilibrio, che – probabilmente, fortunatamente – non verrà mai.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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