Dopo il diluvio digitale. Intervista a David LaChapelle

Il fotografo americano racconta nel dettaglio il contenuto e gli intenti dei suoi due ultimi libri. Capitolo finale di un’antologia avviata nel 1996.

Il 25 novembre scorso il fotografo americano David LaChapelle (Fairfield, 1963) è giunto in Italia per promuovere il suo ultimo progetto inedito.
Dopo Amsterdam, Berlino, Parigi e Londra, è stata Milano l’ultima tappa europea del tour mondiale organizzato per presentare i due volumi editi dalla casa editrice Taschen: Lost + Found. Part I e Good News. Part II. Libri che completano una antologia di cinque, iniziata nel lontano 1996 con LaChapelle Land, Hotel LaChapelle, Heaven to Hell, e che si differenziano rispetto ai precedenti perché si configurano come una evoluzione più spirituale rispetto alla vitalità dell’arte contemporanea provocante e provocata che ha sempre caratterizzato LaChapelle.
Il celebre fotografo, scoperto negli Anni ‘80 da Andy Warhol, strettamente legato alle icone della moda, dello star system e dell’advertising, ha sentito tuttavia il bisogno di interrogarsi sulle ossessioni a noi contemporanee e su temi più profondi quali il paradiso, la gioia, la rappresentazione della natura e quella dell’anima. Per proseguire lungo questo percorso, ha lasciato Hollywood, la fama e i riflettori e ha creato una fattoria a Maui, nelle Hawaii, dove attualmente vive.
In un mondo giovane, urbano e interconnesso in cui ogni due minuti, solo in America, vengono scattate più fotografie di quante ne siano state prodotte worldwide nell’intero diciannovesimo secolo, per quanto possa sembrare strano, LaChapelle continua a preferire la carta stampata ai social network ed è tornato (come dimostra il libro Good News) all’utilizzo della fotografia analogica rispetto a quella digitale.
Lo abbiamo incontrato nello store di Taschen in via Meravigli 17, per cercare di capire, attraverso le pagine dei suoi ultimi libri, chi davvero sia diventato David LaChapelle.

David LaChapelle ‒ Lost + Found. Part I (Taschen, Colonia 2017). Copertina

David LaChapelle ‒ Lost + Found. Part I (Taschen, Colonia 2017). Copertina

L’INTERVISTA

Si conclude a Milano il tuo tour per la presentazione del tuo ultimo progetto. David, parlaci dei tuoi ultimi volumi.
Lost + Found e Good News possono davvero considerarsi il progetto più intenso e totale che ho mai realizzato. Le fotografie, oltre a essere in gran parte inedite, sono disposte in ordine e raccontano una storia. E anche se la società attuale è di tipo visuale, non volevo creare solo un libro di fotografie ma impostare un racconto narrativo. Non servono le parole perché le fotografie in sé sono un linguaggio comprensibile universalmente. Lost + Found è una riflessione sulla mia vita di oggi e su cosa significa esistere e resistere nonostante le contraddizioni che ci troviamo ad affrontare. Voglio raffigurare l’umanità, il successo e anche il lato oscuro che la fama porta con sé, “The dark side of fame”. E tutto questo attraverso la mia sensibilità, perché io non offro documenti certi e foto reportage ma interpretazioni!

E per quanto riguarda Good News?
Good News invece è quando si va oltre alla realtà e si fa riferimento all’idea del paradiso in tutte le sue forme. “Spiritual awakening”, un risveglio spirituale che porta al Nirvana, a una quiete ritrovata attraverso una crescita spirituale che nella nostra società purtroppo ancora manca.  Oggi rischiamo di vivere una New Dark Age, per tale ragione ho creato questo libro, per ricordarcelo e magari per trasmettere qualcosa di quello che ho capito.

Le statistiche dicono che entro il 2020 le persone connesse su internet saranno cinque miliardi. E i social network sono potentissimi mezzi visuali. Perché, in un’era in cui si è così rivolti al web e ai social network, hai preferito optare per un oggetto concreto come il libro stampato?
Non mi piace che le mie foto vengano viste sullo schermo di un dispositivo, qualunque esso sia. Vengono sciupate. Consumate, consumate, consumate, e poi scartate. Un quantitativo inimmaginabile di fotografie viene messo online, visto per qualche secondo e poi sparisce nell’oblio. Io penso che il potere dell’arte, e della fotografia in particolare, sia quello di fermare il tempo. Mi piace l’idea quindi di custodire le mie opere in un libro stampato bene, che possa raccontare una storia con qualità e soprattutto con calma. Un libro lo prendi, lo apri, lo sfogli, lo guardi, poi lo riponi. E nel momento in cui lo consulti nuovamente, il libro è sempre lì ad aspettarti.

Fra l’altro, la tua fotografia, dato che nasce con l’intento di raccontare delle storie, non è tanto diversa dalla letteratura. Puoi dirci quali sono i “tuoi autori” di riferimento?
Tutte queste fotografie e immagini sono il nostro tentativo di vedere il mondo. Esattamente come hanno fatto poeti, scrittori, artisti di tutti i secoli. Ogni persona può ispirarmi da punti di vista anche apparentemente inconciliabili. Mi hanno ispirato David Bowie, William Blake, Pharrell Williams e Michelangelo.

David LaChapelle ‒ Good News. Part II (Taschen, Colonia 2017)

David LaChapelle ‒ Good News. Part II (Taschen, Colonia 2017)

So che non ti piacciono queste categorizzazioni, ma tu sei considerato uno dei più celebri fotografi conosciuti; puoi dirmi quale pensi sia il tuo posto in questo mondo?
Non so dirti esattamente cosa mi differenzia da tutti gli altri, sicuramente posso dirti che io vivo la mia vita artistica cercando di condividere quello che sono con il più grande numero di persone. Voglio condividere e unire le persone. Quello che amo è l’idea che un ragazzo, una ragazza, una signora, compri una rivista, veda una mia foto e, innamorandosene, la ritagli e l’attacchi al suo frigorifero. Amo l’idea di ispirare le persone e di lasciare una traccia nella loro vita.

Questo tuo percorso artistico e spirituale ha cominciato a delinearsi dal 2006, anno in cui sei venuto in Italia e sei rimasto folgorato dalla Cappella Sistina di Michelangelo.
Sono venuto molte volte in Italia, anche prima del 2006. Ma nel 2006 effettivamente Michelangelo mi ha grandemente ispirato. È diventata una ossessione l’idea di ricreare il Diluvio attraverso il mezzo fotografico. È un momento di transizione per l’umanità. La tecnologia è cresciuta velocemente, ma non siamo cresciuti spiritualmente. Una volta che il Diluvio si è compiuto, l’umanità deve saper ricominciare; così ho messo tutti gli elementi del consumismo, del materialismo a indicare l’inizio di una espiazione di tutte queste realtà per ritrovare le cose intangibili della vita. Perché il progresso deve andare di pari passo alla crescita spirituale della gente.

David LaChapelle ‒ Good News. Part II (Taschen, Colonia 2017). Copertina

David LaChapelle ‒ Good News. Part II (Taschen, Colonia 2017). Copertina

In alcune tue mostre precedenti ho avuto modo di osservare alcune tue fotografie degli esordi in bianco e nero? Il colore è subentrato dopo? E poi una curiosità, un maestro del colore come te può essere triste qualche volta?
Beh certo, nella vita sono cambiato molto. Anche la mia ricerca artistica ha subito delle modifiche. Amo il colore e lo utilizzo in tutte le sue forme, forse anche per combattere una malinconia che accompagna davvero tutti gli esseri umani. Il colore in molti casi è modo per esprimere una mia intima gratitudine nei confronti della vita. Perché comunque è bellissima e io devo essere grato.

Nel Duemila avvenne una grandissima trasformazione nel campo della fotografia. Dall’analogico si è passati al digitale. Cosa è cambiato per te?
Certo, è cambiato tutto. Sai, il digitale è stata una novità che ha permesso a noi fotografi di fare una infinità di cose che prima era complicatissimo fare. Ma, come dicevamo prima, il motivo per cui preferisco stampare un libro piuttosto di potenziare un account Instagram è lo stesso in questo caso. Bisogna conoscere il valore delle cose e non lavorare solo sulla quantità. Per questo il mio ultimo libro, Good News, è composto da fotografie che io ho scattato in analogico, i cui effetti stranianti e le variazioni di colore sono resi possibili dalla mia azione diretta sul negativo. Perché la fotografia, come dicevo, è una metafora della vita e la rinascita universale passa attraverso le nostre azioni individuali.

Maria Vittoria Baravelli

David LaChapelle ‒ Lost + Found. Part I
Taschen, Colonia 2017
Pagg. 278, € 50
ISBN 9783836570459
www.taschen.com

David LaChapelle ‒ Good News. Part II
Taschen, Colonia 2017
Pagg. 276, € 50
ISBN 9783836570466
www.taschen.com

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