Par l’errance, in mostra a Roma le fotografie del giovane rifugiato politico Mohamed Keita

L’Italia vista con gli occhi di un giovane rifugiato politico e immortalata attraverso i suoi scatti: è questo il cuore tematico di Par l’errance, la mostra del fotografo ivoriano Mohamed Keita arrivato a Roma nel 2010 che racconta i timori e le speranze di un migrante che giunge in nuovo paese

Mesi fa vi abbiamo parlato di Re-Future, il progetto che si è svolto la scorsa primavera a Siracusa e ha coinvolto venti minori stranieri non accompagnati in un workshop di educazione all’immagine e filmmaking, attraverso il quale hanno imparato le tecniche dello storytelling visivo per narrare il viaggio che li ha portati dalla loro terra verso l’Italia. Le immagini, per un migrante che giunge in un paese di cui non conosce la lingua, rappresenta un mezzo per comunicare, esprimere le proprie emozioni e raccontare la propria storia, oltre a essere, in alcuni casi, una vera e propria àncora di salvezza. È stato questo il caso di Mohamed Keita, giovane fotografo originario della Costa d’Avorio arrivato a Roma nel 2010 e di cui in questi giorni è in corso, sempre a Roma, presso lo Studio Cristiana Perrella, una mostra che racconta la sua storia di minore non accompagnato giunto in Italia.

Mohamed Keita, Roma, via Arenula, 2015

Mohamed Keita, Roma, via Arenula, 2015

LA FOTOGRAFIA COME STRUMENTO PER COMUNICARE

Nato in Costa d’Avorio nel 1993, Mohamed Keita arriva in Italia come rifugiato politico nel 2010, all’età di 17 anni, dopo aver attraversato il Mali, il deserto libico e Malta. Giunto a Roma, per tre mesi vive per strada, dormendo alla Stazione Termini, fino a quando un volontario gli regala una macchinetta fotografica usa e getta, strumento che consentirà a Keita non solo di raccontare la sua storia, ma di scoprire la passione e il talento per la fotografia. Il primo scatto di Mohamed mostra uno zaino blu, una coperta e un paio di strati di cartone riciclati, quello che per mesi è stato il suo giaciglio alla stazione. “Quando sono arrivato a Roma”, racconta Mohamed Keita ad Artribune, “ho avuto momenti molto difficili, soprattutto per quello che avevo passato prima di arrivare in Italia. Dormivo per strada, alla Stazione Termini. Aver avuto la possibilità di avere una macchina fotografica usa e getta in mano mi ha permesso di fotografare quei momenti per non dimenticarli”. La svolta per Keita arriva appena entra in contatto con i volontari di Civico Zero, che coinvolgono il giovane ivoriano in un progetto di accoglienza che include anche un corso di fotografia. “La scuola mi ha permesso di imparare le tecniche della fotografia”, continua Mohamed. “La fotografia mi permette di esprimermi e di comunicare quello che sento. Mi piace soprattutto fotografare la vita quotidiana e il modo in cui si cambia ogni giorno”.

LA MOSTRA A ROMA

Par l’errance è il titolo della mostra, in corso fino al 26 gennaio 2018 presso lo studio della curatrice Cristiana Perrella, che raccoglie quattordici scatti tutti realizzati a Roma tra il 2012 e il 2017, alcuni dei quali appartenenti al suo primo ciclo di lavori, J’habite Termini (2011-13), che ritrae coloro che – come è accaduto allo stesso fotografo – vivono precariamente intorno alla principale stazione ferroviaria della capitale. La fotografia di Keita si caratterizza per l’incessante esplorazione dell’ambiente urbano, condotta senza meta e con interesse per gli incontri imprevisti. Il suo sguardo è attento a ciò che è ai margini e che per questo spesso passa inosservato: persone e cose non integrate nel flusso veloce e produttivo della vita nella città, fermate in immagini acute, intense, a volte ironiche. Ecco alcuni scatti.

– Desirée Maida

www.mohamedkeita.it

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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