Il lato swinging del Burkina Faso. Gli scatti di Sory Sanlé a Londra

Morton Hill Gallery, Londra ‒ fino al 27 ottobre 2017. Finalmente una mostra a Londra accende i riflettori su un grande fotografo africano finora sconosciuto. Nei suoi ritratti la scena più swinging del Burkina Faso post-indipendenza.

Ribelli, sognatori, giovani cosmopoliti pieni di speranze e una scena culturale in ebollizione, in un Paese che ha appena conquistato la sua indipendenza. Sono loro i protagonisti di Sory Sanlé: Volta Photo 1965-85, la prima mostra personale in assoluto del fotografo burkinabé, in scena alla Morton Hill Gallery di Londra, con una proroga già annunciata. È la prima volta che una parte consistente degli scatti di Sory Sanlé (Nianiagara, 1943) – la mostra include 42 ritratti – esce dai confini del suo Paese, se si considera che l’unica sua precedente esposizione risale a quattro anni fa, organizzata dall’Institut Français della capitale Ouagadougou. Molti dei suoi scatti sono già in collezioni private, alcune delle sue fotografie sono state inserite nella mostra Autophoto ‒ accanto a nomi come William Eggleston, Man Ray, Lee Freidlander ‒ da poco conclusasi alla Fondation Cartier di Parigi, ed è già in calendario una sua grande retrospettiva nel maggio 2018, all’Art Institute di Chicago.
Sanlé è un grande fotografo rimasto sconosciuto per anni. C’è chi ha definito quest’assenza un vero “crimine curatoriale”, un buco nello spettro degli artisti che di solito vengono in mente quando si pensa alla fotografia africana del XX secolo, che ha documentato con potenza l’emancipazione culturale dell’Africa post coloniale. Malick Sidibé e i giovani alla moda di Bamako, i grandi ritratti su pattern scintillanti di Seydou Keïta, gli scatti intimi e provocatori di Samuel Fosso, schegge di una Repubblica Centrafricana in trasformazione. Dell’arte fotografica di Sanlé non si è mai saputo nulla, almeno fino a quando il produttore musicale francese Florent Mazzoleni lo ha scovato in Burkina Faso, Paese dell’Africa Occidentale senza sbocchi al mare, tra i più poveri del mondo, dove Sory vive tutt’ora all’età di 74 anni.

Sory Sanlé, Le Gentlemen de Cocody, 1978 © Sory Sanlé, courtesy of Morton Hill _ Reel Art Press

Sory Sanlé, Le Gentlemen de Cocody, 1978 © Sory Sanlé, courtesy of Morton Hill _ Reel Art Press

LA RISCOPERTA

Era il 2011 quando Mazzoleni, alla ricerca di vinili di musica Afro-funk e Bobo yé-yé, molto comuni nel Burkina degli Anni ’60 e ’70, s’imbatte nelle fotografie di Sanlé, che dal suo studio di Bobo-Dioulasso – sua città natale e secondo centro per importanza dopo la capitale – ha documentato la trasformazione di una nazione, dal dominio coloniale alle speranze dell’indipendenza. Con la sua Rolleiflex SL66 a doppia lente, l’occhio acuto e intimo di Sanlé ha registrato l’esplosione della cultura pop nel suo Paese negli Anni ’70: ritratti che raccontano di nuove mode eccentriche e internazionali, occhiali da sole e tagli di capelli alla Nina Simone, jeans all’ombelico, t-shirt stampate con i volti di Bob Marley e Bruce Lee, passione per i motori, adrenalina e boombox. Ritratti di modernità insomma, ma che lasciano trasparire anche dettagli ancorati alla tradizione. Un mélange che include uomini e donne di tutte le età, ma soprattutto rende protagonisti giovani pieni di energia, che passano dagli spot luminosi del Volta Photo Studio, aperto da Sanlé a Bobo Dioulasso poco prima del 1960, anno dell’indipendenza dalla Francia, alle discoteche ancora poco illuminate della città, capitale culturale dell’Alto Volta (diventato poi Burkina Faso).

Sory Sanlé, Chez Inter Music, 1976 © Sory Sanlé, courtesy of Morton Hill _ Reel Art Press

Sory Sanlé, Chez Inter Music, 1976 © Sory Sanlé, courtesy of Morton Hill _ Reel Art Press

MUSICA E GIOVENTÙ

Sì, perché dopo aver lavorato per un giornale locale fotografando incidenti stradali e relitti d’auto (esiste un intero archivio di foto di mezzi di trasporto incidentati ancora mai mostrate), Sanlé diventa il “fotografo ufficiale” della vita quotidiana di Bobo, città in cui all’epoca confluivano comunità di maliani, ghanesi, nigeriani, ivoriani, che qui transitavano per lavoro e trovavano un’atmosfera piena di ottimismo, energia, tolleranza, una città dove potersi divertire liberamente e sognare. Sanlé documenta tutto quello che accade, spostandosi con la sua moto, alla ricerca di squarci di vita vera, organizzando lui stesso feste e concerti underground. Del resto la scena musicale del Burkina Faso era tra le più vivaci dell’Africa occidentale, con i generi yè-yè e Afro-funk a spopolare anche in Europa, interpretati da famosi gruppi locali come i Dafra Star, la Volta Jazz Orchestra, Les Imbattables Léopards e gli Echo Del Africa. Nella sua ricerca musicale Mazzoleni s’imbatte proprio nelle foto con cui Sory Sanlé immortala le band dell’epoca, i giovani che amano la musica, i vinili e la vita spensierata, con un candore e un’ingenuità nel guardare al futuro con tanto ottimismo, che è una delle cifre distintive dei suoi ritratti. Giovani fotografati in pose che rimandano alle vite che sognano di vivere, che sfoggiano vestiti stravaganti, accanto a macchine scintillanti, fumando, bevendo, in gruppo o in solitaria. “Ragazzi che probabilmente non sanno cosa mangeranno il giorno dopo, ma che sicuramente andranno a ballare con una ragazza bevendo Fanta”, racconta Mazzoleni in una recente intervista al New York Times. Sanlé li cristallizza in questa serie di splendidi ritratti, enigmatici, tutti in bianco e nero.

Sory Sanlé, Belle de Jour, 1975 © Sory Sanlé, courtesy of Morton Hill _ Reel Art Press

Sory Sanlé, Belle de Jour, 1975 © Sory Sanlé, courtesy of Morton Hill _ Reel Art Press

UN FOTOGRAFO DEMOCRATICO

A partire dagli Anni ’70, quando sposta il suo studio in una zona più centrale della città, Sanlé comincia a scattare soprattutto ritratti in posa davanti a fondali dipinti: c’è la famosa e ambita spiaggia di Abidjan, la colonna romana, le grandi città americane, un aereo pronto per l’imbarco che il fotografo fa realizzare appositamente da un artista ghanese in Costa d’Avorio. Ritratti dallo spirito ironico che al tempo stesso evocano i sogni di persone malinconiche, desiderose di una vita più grande di quella che hanno, con poche se non nessuna possibilità di viaggiare.
Mazzoleni lo definisce “un fotografo democratico nel senso più vero della parola: ricchi, poveri, cattolici, musulmani, artisti, musicisti, tutti quanti potevano diventare eroi all’interno del suo Volta Photo Studio. Lì trovavano gli oggetti più strani con cui farsi fotografare ‒ telefoni, radio, cappelli, occhiali, magliette, oggetti di plastica, strumenti musicali ‒ perché Sanlé era un fotografo ma anche un artigiano nel modo in cui trattava i suoi clienti, nella scelta delle pose per loro più congeniali, nel mettere in scena i loro sogni facendoli scappare per un attimo dalla vita di tutti i giorni. Sory Sanlé è stato lui stesso parte del mondo che ha documentato, con grande leggerezza e al tempo stesso grande profondità emotiva. “Ancora oggi gira per le strade della sua città e fotografa la vita di tutti i giorni” ‒ conclude Florent Mazzoleni ‒ “scatta anche in digitale, consapevole che ormai la fotografia non ha più la funzione sociale e documentaria che aveva un tempo”. “Oggi con gli smartphone tutti possono scattare e filmare la loro realtàdice lo stesso Sanlé ‒ “anche in un Paese poverissimo e chiuso rispetto al mondo come il Burkina Faso.

Roberto Ruta e Lisa Chiari

Londra // fino al 27 ottobre 2017
Sory Sanlé: Volta Photo 1965-85
MORTON HILL GALLERY
343-345 Ladbroke Grove
www.morton-hill.com

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Roberto Ruta & Lisa Chiari

Roberto Ruta & Lisa Chiari

Lisa Chiari e Roberto Ruta vivono a Firenze, si occupano di comunicazione e di relazioni internazionali per Pitti Immagine, realtà che organizza grandi eventi legati a moda, arte e lifestyle contemporaneo. Sono i fondatori e direttori artistici di Middle East…

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