Fluffer Magazine. Altro che la ninfomania di Lars Von Trier…

Bisogna dire che la parola è nota solo in ambiti lavorativi piuttosto specialistici: “fluffer” è chi, per lo più sui set dei film hard, si occupa tra una ripresa e l’altra di mantenere gli organi preposti all’azione sempre pronti, “caldi” e nella dovuta forma plastica pretesa dal contesto. Ora però è anche un prezioso magazine stampato in 99 copie.

Bisogna pure dire che ormai, con gli attuali tempi di produzione del video, meno complicati e lunghi rispetto a quelli della pellicola, ed essendo il mondo trionfalmente entrato nell’era del Viagra, anche questa qualifica professionale – lavoro manuale umile, ma in genere eseguito signorilmente con i guanti – sta scomparendo. Certo, anche nel porno i tempi non sono più quelli di una volta.
Però è rimasto l’uso del termine, con il significato ammiccante di “stimolatore”. Magari più mentale che fisico, ma tant’è. Ed è proprio con questa accezione che vuole caratterizzarsi una nuovissima rivista italiana di arte fotografica erotica, pensata e realizzata da Dario Morgante e Virginia Giuliana Marchione: Fluffer Magazine, tirata preziosamente in sole 99 copie numerate.
I sei autori ospitati sul primo numero sono anche stati esposti in una collettiva per il giorno di San Valentino – che romantico il sesso! – negli spazi della romana Mondo Bizzarro Gallery. Di chi si tratta? Partiamo dagli stranieri. Apre Rebecca Tillett, southwesterner poco più che trentenne, con le sue ormai classiche donne immerse discinte nella lowlife della provincia profonda americana; e chiude il britannico Marc Blackie, ragazzaccio dark regista di messinscene provocatoriamente lussuriose (ancora più perversi i suoi cortometraggi estetizzanti, visibili su Vimeo).

Fluffer Magazine - Rebecca Tillett

Fluffer Magazine – Rebecca Tillett

La rappresentanza italiana è composta dalla giocosa Kikì Morabito e dalle sue bamboline legate e imbavagliate con geometrica minuzia, dalle danzanti fanciulle autoerotiche di Giangiacomo Pepe avvolte in calde grane analogiche bianconere, dal singolare diario più mistico che tantrico di Carlo Emanuele Mezzano e dai controllati esibizionismi di Lulù Draghiza negli scatti netti di Pino Leone. Il quale torna in assolo monografico nel secondo numero della pubblicazione, che per l’occasione aggiunge una tiratura di testa limitatissima, con cianografia firmata, e a fine marzo vi affianca una mostra negli spazi di Visiva a Roma.
In effetti, non si può confezionare oggi una rivista di fotografia erotica come si faceva nei decenni scorsi (e quante se ne sono fatte, dalla rivoluzionaria fine degli Anni Sessanta a pochi anni fa). È cosa buona e giusta impreziosirla per stampa e confezione e prezzo, renderla di non facilissimo reperimento, modificarla di volta in volta in modo da rinnovare la sorpresa del pubblico, nobilitarla con possibili plus ulteriormente distintivi, non caratterizzarla mai e niente affatto per cani e porci. Chi vuole la macelleria la trova ampiamente sul web. Diciamo allora che questa potrebbe essere una rivista per erotofili più esclusiva come, che so, una rinomata e stuzzicante rosticceria o pasticceria o enoteca, dove si entra e si annusa e adeguatamente stimolati si sceglie, si compra e si degusta.
Anche l’eros, suvvia, è o non è da sempre una merce?

Ferruccio Giromini

www.facebook.com/fluffermagazine

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #18

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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