La querelle tra Flashback e Artissima, in un botta e risposta tra Sperone e Ilaria Bonacossa

La querelle è partita dalle colonne del quotidiano La Stampa, in un botta e risposta tra Gian Enzo Sperone e Ilaria Bonacossa. Sotto la lente la partecipazione di Sperone a Flashback e il progetto del Deposito d’arte italiana presente. Abbiamo parlato con entrambi e ci hanno spiegato le loro ragioni. E nel frattempo partono da Flashback la maglietta e l’hashtag “Siamo tutti desueti".

“Non vado ad Artissima, dove peraltro non sono stato spesso, perché quello non è più il mio tempo e non è il mio spirito”. Così, Gian Enzo Sperone commentava in una intervista pubblicata dal quotidiano La Stampa, a firma di Giulia Zonca, che gli chiedeva perché avesse scelto di esporre a Flashback, invece che ad Artissima, la stessa manifestazione che nel frattempo lo stava omaggiando nell’ambito del progetto Deposito d’arte italiana presente. Omaggi dai quali sempre nello stesso pezzo aveva dichiarato che sarebbe stato “alla larga”. Gian Enzo Sperone non ha bisogno di presentazioni: protagonista di quella scena emergente che ha cambiato la storia non solo di Torino o dell’Italia, ma del mondo intero dell’arte, ha aperto uno spazio nella sua città, poi a Milano, nel 1972 a New York, insieme ad Angela Westwater e a Konrad Fischer. Ma lui faceva il gallerista già da dieci anni, a Torino, facendosi alfiere prima della Pop Art e poi dell’Arte Povera. Tra il 2010 e il 2011 si è trasferito sulla Bowery, in un edificio progettato da Norman Foster, poi nel 2012 ha aperto uno spazio a Lugano. Fino al 5 novembre espone a Flashback, gli abbiamo chiesto anche noi di Artribune perché.

Gian Enzo Sperone con Ginevra Pucci e Stefania Poddighe

Gian Enzo Sperone con Ginevra Pucci e Stefania Poddighe

IL FUTURO DELLE FIERE SECONDO SPERONE

“Il futuro non va nella direzione di Artissima”, ci ha spiegato, “ma non va nemmeno nella direzione delle fiere monotematiche e che stanno su quelle posizioni di oltranzismo avanguardista. Le fiere nel mondo vanno nella direzione di aprire al pubblico il sogno impossibile di far coesistere insieme i vari momenti della storia dell’arte, senza ghettizzare nessuno, dall’archeologia al contemporaneo. Maastricht è l’esempio classico, ma ci sono altri modelli. Il futuro va verso l’integrazione non verso la separazione, che è pericolosa. Flashback è una fiera piccola che deve crescere, ma le Istituzioni devono sostenerla. Sono qui perché mi piace stare con gli antiquari, mi piace vedere le cose del nostro tempo e dei nostri padri. È un modo che aiuta a non prendere lucciole per lanterne. Ho una collezione di arte antica molto seria, qui mi sento a mio agio. Nel contempo, sono felicissimo che Artissima cresca e che sia nata a Torino. Basta che ci parliamo chiaro e che sappiamo che questa grande kermesse conserva un 90% di cose che un domani spariranno. Ma non mi sembra che sia una cosa trascendentale: è stato così anche negli anni ’70”.

Ilaria Bonacossa

Ilaria Bonacossa

I COMMENTI DELLA BONACOSSA

Nel frattempo però, sempre sulle colonne del quotidiano La Stampa compare oggi, a firma della stessa giornalista, una intervista a Ilaria Bonacossa, in cui la direttrice di Artissima risponde a quanto dichiarato da Sperone sulle colonne dello stesso giornale. Un passaggio su tutti: “credo che sia giusto che Sperone stia a Flashback. È rimasto un uomo molto intelligente e venire qui a fare il vecchio gallerista con le opere desuete (in stand ci sono le opere di Gerardo Dottori, Carlo Carrà, Mario Sironi, Enrico Prampolini, Filippo Scroppo, Ettore Sottsass, tra gli altri, ndr.) non gli interessava”.

Lo stand di Sperone

Lo stand di Sperone

Ma la direttrice, interpellata da Artribune spiega: “Non ho mai usato il termine “desueto”. Io rispetto molto Gian Enzo Sperone. L’energia che con Celant e poi con i protagonisti del Deposito hanno portato a Torino… beh, spero che l’Italia possa di nuovo tornare a vivere un’energia del genere. Sicuramente lo stand che ha portato quest’anno a Flashback, che spero di andare a visitare presto, presenta opere storicizzate che si confrontano molto bene con il format della manifestazione”. Sotto la lente anche il progetto del Deposito d’arte italiana presente che propone le opere di 128 artisti italiani realizzate dal 1994 – anno della fondazione di Artissima – a oggi, in un deposito temporaneo. Il progetto si ispira al Deposito d’Arte Presente (1967–68), ideato dal giovane gallerista Gian Enzo Sperone e dagli artisti con i quali lavorava, come Piero Gilardi, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio. Molti si sono domandati: “ma come Sperone viene omaggiato ad Artissima e poi va a Flashback?” Ma in questo senso sia la Bonacossa che Sperone chiariscono le cose.

Artissima 2017, ph. Irene Fanizza, deposito arte italiana presente

Artissima 2017, ph. Irene Fanizza, deposito arte italiana presente

IL DEPOSITO

Con Sperone”, spiega la direttrice, “ci siamo parlati tante volte, ci siamo scambiati un fitto carteggio e le sue riflessioni sono state illuminanti. Sperone era contento di aver contribuito… Io non credo che ci sia mai stata polemica: Sperone era a Flashback anche l’anno scorso, penso che un gallerista possa scegliere liberamente dove andare. Non ho vissuto male che nonostante l’omaggio del Deposito non sia venuto ad Artissima. Il Deposito, peraltro, non è una ripetizione di quello che è stato fatto da loro, ma una metafora. Essendo stato fonte di ispirazione per Szeemann e per tanti galleristi americani, rappresenta un punto importante, una rivoluzione che parte da Torino. Il nostro è un omaggio, ma d’altra parte anche formalmente è completamente diverso”. Ritorna su questo tema anche Sperone: “Da Artissima mi hanno chiamato per partecipare ad un dibattito. Ho scritto una lettera, lo ha fatto anche Gilberto Zorio e ho detto alla Bonacossa di farne l’uso preferito, ma ho preferito declinare l’invito al talk.  Il mio passato è là, ha fatto il suo tempo e sarà storicizzato, ma io non ho bisogno di spiegare, perché non è il mio mestiere. Il mio modo di incidere sulla cultura è fare delle scelte, è il compito del mercante. E alla fine non vorrei essere nemmeno messo in quella maggioranza o minoranza di persone che vogliono essere famose per 15 minuti”.

La maglietta siamo tutti desueti: collezionisti, galleristi e staff di Flashback

La maglietta siamo tutti desueti: collezionisti, galleristi e staff di Flashback

SIAMO TUTTI DESUETI: LE MAGLIETTE

E mentre a Flashback spuntano le magliette “Siamo tutti desueti”, indossate da tutti gli espositori e da molti collezionisti intervenuti al terzo giorno della manifestazione, anche Ginevra Pucci, co-direttrice insieme a Stefania Poddighe della fiera commenta: “Mi hanno stupito le parole di Ilaria Bonacossa. Non capisco se è una valutazione sulle opere esposte da Sperone o sulle opere in generale presenti a Flashback, non capisco l’aggettivo desueto rispetto a queste opere. Sicuramente avrei bisogno di avere dei dati in più concreti per riuscire a capire cosa la direttrice intendeva. Detto così, letto sul giornale, sembra strano che uno storico dell’arte possa fare dei commenti del genere.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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