Alessandro Bulgini torna in Puglia. Le immagini e il racconto da Taranto Opera Viva 2018

Terza volta per Alessandro Bulgini a Taranto che torna ad abitare per un mese la città vecchia con il suo progetto Opera Viva. Tutte le immagini degli interventi realizzati.

Quello che Alessandro Bulgini sta portando avanti a Taranto è, innanzitutto, un progetto di vita. L’artista, nato nella città pugliese, poi trasferitosi per motivi familiari a Livorno, per approdare successivamente a Torino, dove oggi è parte della banda di “FlashBack”, la fiera d’arte moderna che si tiene ogni anno durante l’artweek piemontese, ha cominciato, a partire dal 2015, un percorso oggi giunto alla sua terza “edizione”. Edizione tra virgolette perché non si tratta di una manifestazione, né di una esperienza nata all’interno di una cornice istituzionale, ma di una attività totalmente indipendente che assume logica e contorni nel framework concettuale che Bulgini da sempre definisce “Opera Viva”, opera-azione non disgiunta dalla vita, ma parte integrante, totalmente identificata, attivatore, tanto che talvolta fai fatica a riconoscerne e percepirne la presenza.

Taranto Opera Viva L'isola è in realtà un galeone

Taranto Opera Viva L’isola è in realtà un galeone

UN GESTO DI CURA

Il primo anno di Taranto Opera Viva si è svolto anche grazie al sostegno della galleria Cosessantuno di Gianmichele Arrivo. I successivi percorsi, tracciati dall’artista nel 2017 e nel 2018, sono stati invece totalmente indipendenti e svincolati da qualsiasi supporto istituzionale o privato, frutto delle relazioni costruite dal “rosso”, come è stato ribattezzato Bulgini in città, nei suoi anni di lavoro a Taranto. Il rapporto con la città e con le comunità che essa genera è alla base del progetto di Bulgini, che arriva in città con la sua caratteristica tuta rossa. Opera (e gesto) iconica dell’intero progetto è senz’altro il relitto nel Mar Piccolo, una imbarcazione affondata e mai rimossa a pochi passi dalla banchina, che l’artista ha ridipinto ogni anno con un design diverso, trasformando una maceria in monumento della città, circoscrivendo il simbolo di un fallimento e dandogli nuova dignità. Spiega: “è il terzo anno che ritorno a dipingere il relitto prospicente la pensilina liberty nel punto di vista strategico per la visione del Mar Piccolo. È lì da più di 30 anni… ho pensato di modificare quella sorta di “Apologia del relitto” in altro. Adesso i turisti quando vanno a fotografarsi hanno un motivo più legittimo, magari pensando che qualcuno s’è preso cura di quella cosa abbandonata”. Il gesto di cura è poi stato allargato alla comunità che cerca di preservare quanto fatto, con il massimo rispetto.

Taranto Opera Viva, orto urbano su zattera del Mar Piccolo

Taranto Opera Viva, orto urbano su zattera del Mar Piccolo

GLI INTERVENTI

Non solo, sono tanti i relitti o le imbarcazioni in uso che Bulgini, in maniera indipendente o su richiesta (come la barca vincitrice del Palio di Taranto), ha decorato, gli “Orti Urbani” che adesso fioriscono sugli scafi o negli spazi interni del Caffè Letterario Cibo per la mente e che sono visibili nella nostra fotogallery. Come sono tanti i galeoni disseminati nella città vecchia – luogo bellissimo e deteriorato – o che vanno a coprire le pensiline battute dal sole sotto le quali lavorano gli spaccacozze, teloni di materiali isolanti, che diventano così un dono, ma anche uno spazio di faticosa quotidianità. “dopo qualche tempo ho incominciato a pensare seriamente che l’isola di Taranto per una serie di motivi fosse un Galeone in mare tumultuoso e i suoi abitanti abili marinai. Per questo ho incominciato a dipingere e diffondere dei teloni con un Galeone ripetuto, sempre lo stesso, come un autoritratto consapevole dell’isola. Dai muri alle sedi degli spaccacozze a piccole imbarcazioni biglietto da visita per i possibili nuovi avventori”. Ma sono tantissimi gli interventi realizzati nell’ambito di un mese di permanenza, tutta raccontata sui social, alcuni imponderabili, fatti di gesti, di relazioni, di occasioni nate lì per lì, altri delicati come Qui si gioca seriamente, inserzioni di manopole da biliardo che fioriscono come natura selvaggia tra le sbreccature delle pareti della città vecchia o di emoticon che assumono fisicità e vengono surrealmente inseriti nello spazio urbano, o ancora di cassette da pesce ridecorate (le cose piccole che si fanno intime eppure importanti) fino a quelli più corali, come la grande operazione realizzata con gli studenti e i docenti del Liceo Artistico Calò Lisippo di Taranto (Orto urbano su zattera del Mar Piccolo). Ecco tutte le immagini del progetto.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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