Pocket Pair. Filippo Berta e Christian Fogarolli a Casa Testori

Secondo appuntamento con “Pocket Pair”, il progetto ideato da Marta Cereda per Casa Testori ‒ Associazione Culturale di Novate Milanese, con lo scopo di rendere la casa natale dello scrittore un centro sperimentale di produzione laboratoriale e culturale sul territorio.

Pocket Pair è un ciclo di mostre affidato a cinque curatori diversi, incaricati di selezionare due artisti ciascuno. La prima tappa del progetto ha visto protagonisti Nicola Samorì e Matteo Fato, selezionati da Alberto Zanchetta, mentre questo secondo appuntamento rispecchia i gusti del curatore Carlo Sala, il quale ha scelto il performer Filippo Berta e l’artista Christian Fogarolli. I due autori hanno lavorato attorno al tema cui si ispira il titolo stesso della mostra Persona. Una tematica che porta a riflettere sullo spazio di libertà dell’individuo rispetto a un contesto sempre più omologato, colpevole di incasellarlo in schemi già prestabiliti e organizzati. Ovviamente l’argomento vive delle sollecitazioni che vengono da un personaggio come Giovanni Testori, intellettuale irriducibile a ogni incasellamento e che ha sempre messo la persona al centro della sua poetica.

BERTA

Per questo evento Filippo Berta (Treviglio, 1977) espone, insieme una serie di opere legate alla sua ricerca artistica ‒ Just One (2017), Allumettes #2 (2013), The circle is only a perfect form (2017), In Déjà vu (2008) e Sulla retta via (2014) ‒ nelle quali i piccoli gesti quotidiani fanno emergere le conflittualità, la competitività, le tensioni, le imperfezioni e i fallimenti insiti nel rapporto tra uomo e società ‒, anche il secondo capitolo del trittico A nostra immagine e somiglianza. Un progetto, ideato in occasione della 6° Biennale di Salonicco, che analizza la reazione tra l’individuo e le norme imposte dalle convenzioni sociali e dai dogmi religiosi; questo stesso concetto è proposto da Filippo Berta anche in questa nuova performance (A nostra immagine e somiglianza #2), presentata in anteprima per il pubblico di Novate Milanese. L’azione è stata interpretata da un uomo anziano, seduto su uno sgabello al centro della cantina della casa, mentre fa girare sull’indice di una mano la collana del Santo Rosario, fino a farlo volare via a causa della forza centrifuga del movimento rotatorio.
In quest’atmosfera mistica e surreale l’uomo si alza, raccoglie il rosario, si siede e ripete il gesto “giocoso” di un fallimento ma anche un atto d’assimilazione tra sé è l’oggetto sacro.
Come spiega lo stesso artista, “l’azione performativa è una condizione che produce dualismi nell’individuo, che potrebbero essere sintetizzati nella frase dello stesso Testori: “Hanno un bel rinfacciarmi l’incongruenza del mio essere cristiano con il mio modo di vivere””. Per chi non ha assistito all’azione performativa, un video in mostra racconta quest’ultimo lavoro dell’artista bergamasco.

Christian Fogarolli, Leaven, 2017. Photo © Alessandro Frangi

Christian Fogarolli, Leaven, 2017. Photo © Alessandro Frangi

FOGAROLLI

Anche Christian Fogarolli (Trento, 1983) propone suoi diversi lavori: Leaven (2017), Placebo (2018), Midólla (2017), Loose (2017) e Remember Repeat Retwork, nei quali ripercorre il rapporto tra arte e discipline scientifiche, indaga il sottile confine tra normalità e devianza e riflette sul concetto di squilibrio chimico, oggi considerato alla base di alcuni disturbi mentali. Sempre per Casa Testori Fogarolli espone l’installazione Locura (2018), ideata appositamente per la mostra. L’opera, parte dell’ultimo progetto stone of madness, è composta da un’immagine fotografica installativa che riproduce un ritratto di un cervello proveniente da un archivio di un centro di cura psichiatrica. Fogarolli ci racconta così questo suo intervento: “Sulla superficie fotografica ho incastonato una pietra minerale, una “fluorite”, non solo come riferimento ad antiche credenze, che imputavano le anomalie comportamentali alla presenza di una pietra nel cranio, ma anche per le sue proprietà naturali che permettono una mutazione del colore se esposte a una frequenza oltre il visibile (UV)”.  E prosegue: “Il tema della devianza e della “non normalità” emergono spesso anche negli scritti e nei pensieri testoriani e creano per di più un rapporto tra scienza, intelletto e religione con l’opera inedita di Filippo Berta”. 
Il progetto Pochet Pair vedrà nei prossimi mesi e nel corso del prossimo anno altri tre appuntamenti, che coinvolgeranno i curatori Alessandro Castiglioni, Ivan Quaroni, Daniela Persico e altri sei artisti: Alessandra Ferrini e Jacopo Rinaldi, Silvia Argiolas e Marica Fasoli, Giulia Bruno e Micol Roubini.

‒ Giovanni Viceconte

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Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte (Cosenza, 1974), è giornalista e curatore d’arte contemporanea. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti, nel 2004 consegue il Master in Organizzazione Eventi Culturali e nel 2005 il Master in Organizzazione e Comunicazione delle Arti Visive presso l’Accademia…

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