Digitale e biologica. L’arte ibrida di Andrea Barbagallo a Milano

Dimora Artica, Milano ‒ fino al 13 giugno 2018. Il giovane artista propone il suo mix di elementi organici e artificiali, tra tecnologia e biologia. Per una riflessione sul digitale, sul corpo, sulla scultura e sulle biotecnologie.

La riflessione sull’esponenziale diffusione del digitale e delle nuove tecnologie è un’urgenza indiscutibile, per non diventare sudditi di un processo di eterogenesi dei fini. L’analisi critica da parte dell’arte su questo argomento è preziosa perché in principio libera dalla funzionalità: il tema è in effetti sempre più diffuso tra le ultimissime generazioni di artisti, nativi digitali.
La ricerca, giovane ma consapevole, di Andrea Barbagallo (Roma, 1994; vive a Milano), ora protagonista della personale da Dimora Artica, risulta efficace perché stratificata, ricca di sottintesi e diramazioni che evitano il didascalico. Il recupero della dimensione corporale innestata su caratteri di provenienza digitale avviene secondo modalità paradossali, analitiche e sensuali al tempo stesso.

UNA MASSA ENIGMATICA

Body ache, recita il titolo della mostra: “dolore corporeo”, sintomo, nel senso di patologia oppure di indizio che segnala la possibilità di una rinascita. Il pezzo centrale è Vanadio, scultura realizzata con la stampante 3D. Ai materiali sintetici deputati l’artista sostituisce materie di origine organica. La sagoma, in ultimo astratta, deriva dalla fusione delle forme modellizzate di conchiglie, feti animali e umani. Ne nasce un ibrido, una sorta di cornucopia dalla trama discontinua, ora più rigida e artificiale ora più morbida e biomorfa.
A tratti precario, a tratti limpido nella sua paradossale perfezione, l’oggetto riflette indirettamente anche su questioni come le biotecnologie, oltreché sul concetto contemporaneo di scultura, dandone una versione decisamente decostruita ma dotata di una presenza forte. Una massa enigmatica che viene irrorata quotidianamente, in apparenza viva e mutevole, quando invece i materiali hanno già concluso il loro processo di alterazione organica.

Andrea Barbagallo. Body ache. Installation view at Dimora Artica, Milano 2018

Andrea Barbagallo. Body ache. Installation view at Dimora Artica, Milano 2018

ASSOCIAZIONI ALLUSIVE

Le altre opere in mostra adottano felicemente l’estetica del cascame. Piccoli oggetti abbandonati in un angolo, trucioli o piccoli agglomerati, grumi che sembrano volersi moltiplicare. In realtà, simbolicamente, si tratta di frammenti di corpo umano: le loro forme sono elaborate a partire da quelle di virus, batteri, enzimi, proteine.
Alle pareti, infine, sono affissi fogli di ostia alimentare che riportano frasi incise con una macchina messa a punto dall’artista. Sono pastiche di citazioni trovate sul web e frammenti di cultura alta ricomposti in un discorso perturbante, che sottolinea i temi delle opere ‒ associazioni non automatiche ma allusive.
In ultima analisi, la mostra deve la sua atmosfera suggestiva, difficilmente spiegabile discorsivamente, a un curioso mix: alla dimensione del trauma, sottinteso che serpeggia in tutta la mostra, si mescolano tratti di leggerezza, quasi utopici, per una sorta di idillio bucolico dell’era post-Internet.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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