Non opere ma azioni: la retrospettiva performativa di Pietroiusti con gli studenti a Casa Morra

A Napoli è in svolgimento la retrospettiva di Cesare Pietroiusti realizzata insieme agli studenti dell’Accademia di Belle Arti. In mostra non opere ma pratiche, in un progetto didattico e laboratoriale.

C’è bisogno di talento per essere pittori? Una mostra -che è anche momento didattico – parte ironicamente dal binomio disegno e abilità per raccontare molto di più. Succede a Napoli, dove Casa Morra sta ospitando, fino al 19 maggio, i risultati di un laboratorio intitolato Scuola del disegno e della pittura in assenza di talento, coordinato da Cesare Pietroiusti in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli. L’intera operazione spariglia il concetto di retrospettiva, presentando una summa non tanto delle opere, che qui non figurano, di Pietroiusti, ma della sua ricerca attraverso la riproposizione dei momenti salienti della sua ricerca, a beneficio di pubblico e studenti. 25 i ragazzi che hanno partecipato e che hanno lavorato volontariamente, senza casting di sorta, con l’artista romano, confrontandosi con le pratiche da questi sviluppate tra il 1982 e il 1986, anni in cui produsse i suoi rarissimi lavori pittorici, ma anche successivamente (ad esempio le famose “produzioni e distribuzioni gratuite”). Una coincidenza interessante mentre proprio da Casa Morra è in mostra – in un percorso complessivo che racconta l’intera opera dell’artista – la meno nota produzione pittorica di Julian Beck, poi maestro del Living Theatre, negli anni in cui questi faceva parte della scuderia di Peggy Guggenheim per la galleria Art of this Century. Il workshop di Pietroiusti, di cui a Napoli sono in mostra i risultati, si è svolto in maniera performativa – a disposizione del pubblico -sullo Scalone monumentale di Palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona che oggi ospita i disegni e le tele prodotte. Tra questi anche quelli realizzati in maniera “eterodossa” con alimenti e strumenti non convenzionali, che vengono peraltro anche regalati agli spettatori. Ci siamo fatti raccontare da Pietroiusti il progetto.

Il laboratorio di Cesare Pietroiusti a Casa Morra. ph. Iacopo Seri

Il laboratorio di Cesare Pietroiusti a Casa Morra. ph. Iacopo Seri

Come nasce questo progetto? Si parla di disegno e di pittura, motivi non classici in un approccio concettuale come il tuo…
Questa mostra nasce dall’idea di fare una retrospettiva senza riesumare in modo feticistico i lavori prodotti nel passato, ma prendendone lo spunto, per elaborare un progetto del tutto nuovo. L’idea è stata quella di creare una sorta di “fabbrica” sulla scala monumentale (e luoghi adiacenti) del palazzo Ayerbo Cassano d’Aragona, sede di Casa Morra a Napoli. In questa fabbrica ha lavorato un gruppo di venticinque giovani artisti dell’Accademia di BB. AA. di Napoli per rifare, secondo le mie istruzioni, e nel modo più fedele possibile all’originale, i disegni e i quadri che io avevo fatto nel periodo 1982-86: l’unico periodo in cui mi sono dedicato, in qualche modo, alla pittura su tela. Provenendo da studi di psicologia e di psicologia proiettiva in particolare (macchie di Rorschach et similia), raccoglievo immagini ambigue (da foto di sabbia, di lastre di travertino ecc.) e grafismi più o meno involontari (scarabocchi o prove di penna, sempre comunque fatti da altri) e, attraverso la tecnica della proiezione con diapositiva e ricopiatura pedissequa sulla carta o sulla tela, producevo, a partire da minuscoli originali, dei grandi quadri.

Il laboratorio di Cesare Pietroiusti a Casa Morra. ph. Iacopo Seri

Il laboratorio di Cesare Pietroiusti a Casa Morra. ph. Iacopo Seri

Qui subentra il tema del talento…
All’inizio, per me, era una specie di amplificazione di un lavoro di creazione di immagini per test psicologici. Poi, nel 1984-85 quelle tele sono state esposte in ben due mostre personali presso il Centro Studi Jartrakor di Roma. Ovviamente l’influenza di Sergio Lombardo, e del suo interesse per il rapporto tra produzione artistica e ricerca scientifica, fu, all’epoca, determinante. Attraverso quella semplice tecnica anche io, che ero completamente privo di talento pittorico, sono diventato un pittore. Oggi mi pare di poter dire che la mia idea di arte ha tentato, nel tempo, di includere nel lavoro anche queste apparenti contraddizioni. Anzi, credo di poter dire che sono diventato un artista quando ho imparato non soltanto ad accettare le mie contraddizioni e le mie incapacità, ma soprattutto quando ho imparato che esse sono una importantissima risorsa di senso.

Come sono stati selezionati gli studenti partecipanti?
Il coinvolgimento degli studenti è avvenuto grazie all’interessamento di alcuni docenti dell’Accademia di Napoli, in particolare Stefania Perna, Giulia Grechi e Dario Giugliano, che hanno girato ai loro studenti la mia proposta. Nessuna selezione. Chi voleva, poteva venire.

Quali sono stati i momenti più importanti del laboratorio? E quali i risultati?
Si è trattato di un “laboratorio performativo”, cioè di una situazione in cui non sono soltanto i quadri a rappresentare “l’opera” ma l’intero processo, incluso il lavoro di preparazione dei telai e delle tele, che viene mostrato al pubblico in tutte le sue fasi. Forse il momento più “meditativo” di tutta questa esperienza è il lavoro di ricopiatura sulla tela dello scarabocchio proiettato: si tratta di un’attività elementare, ma che richiede allo stesso tempo un alto grado di attenzione visiva. Comunque, alla fine, sono stati prodotti una trentina di disegni e una ventina di tele, di cui alcune molto grandi. Tutto è esposto sulla scala monumentale di Casa Morra: in effetti mi interessa molto il rapporto con questa scala che mi sembra, di per sé, un vero spazio teatrale. Qui tutto, artisti, tele, disegni, pubblico, materiali, lavori in corso, entrano in relazione con il luogo e tra loro e si presentano, letteralmente, in scena. Inoltre i giovani artisti partecipanti hanno ideato autonomamente e prodotto 1300 disegni fatti con tecniche eterodosse (pomodoro, acqua, carta e inchiostro edibili, pigmento luminescente, foglia d’oro ecc.), che sono in distribuzione gratuita per il pubblico.

Il laboratorio di Cesare Pietroiusti a Casa Morra. ph. Iacopo Seri

Il laboratorio di Cesare Pietroiusti a Casa Morra. ph. Iacopo Seri

Come si sono confrontati gli studenti con questo approccio collettivo?
Nei gruppi con cui lavoro, in genere, tendo a privilegiare la ricerca di una “mente collettiva” che faccia ragionare (o s-ragionare), almeno in qualche momento, tutti insieme. Qui l’approccio era basato, anche spazialmente, su una “multi-focalità” di interventi (lo spazio di preparazione del telaio, quello dell’imprimitura, quello della proiezione ecc.) e quindi su una continua ricomposizione e frammentazione del gruppo di lavoro. Ci sono stati alcuni momenti di riflessione collettiva. Mi sembra che i partecipanti abbiano colto l’idea di una “mostra” basata su un processo, seppure di un processo fortemente orientato alla produzione. Inoltre mi è sembrato che l’attività manuale-artigianale, in un tempo dominato dal digitale, sia diventata un “oggetto del desiderio”, un gioco, un motivo di piacere.

E riguardo alla questione dell’autorialità?
Secondo me va vista anch’essa in un’ottica processuale. Spesso il mio lavoro ha cercato di mettere in questione la posizione e lo statuto dell’autore. Qui vorrei soltanto dire che “l’artista” ha qualcosa che “l’autore” non ha: la possibilità di fare entrare in relazione-con-altro (e ovviamente anche con altri) l’attribuzione-di-autorialità. Non per scoprire dei “nuovi” quadri di Leonardo da mettere sul mercato dei petrodollari, ma per fare entrare nella ricerca artistica dei temi che in genere ne sono separati: per esempio quello del valore economico, oppure quello delle modalità della transazione, o anche quello della specificità dell’autore. Credo che i giovani “nativi digitali” siano più abituati a dare meno rilevanza alla figura moderna dell'”autore”.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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