Il ruolo dell’artista. Una collettiva a Modena

Metronom, Modena ‒ fino al 22 aprile 2018. Un artista svizzero, uno giapponese, uno olandese e un altro di New York sono i protagonisti scelti dalla galleria modenese per inaugurare i nuovi spazi nel centro storico. Con opere e installazioni che riflettono sul “fare arte”.

Come sarebbero state le sue opere, se il presidente degli Stati Uniti avesse scelto di fare l’artista? Le avrebbe fatte lui stesso o avrebbe pagato qualcuno per farle? Thomas Kuijpers ha scelto di sfruttare una piattaforma che riproduce dipinti per immaginare un Donald Trump artista, abbinando gli orribili “ritratti” delle sue case ai 34 microfoni che compongono l’installazione Love hate. Mark Dorf riflette invece sulla contrapposizione vero-falso sia nell’uso e imitazione del materiale legno sia nella riproduzione volutamente ritoccata di elementi della natura, che a ben guardare è controllata dall’uomo. Il giovane Kenta Cobayashi “dipinge” digitalmente, con pennellate di pixel, su fotografie analoghe a quelle che siamo abituati a vedere quotidianamente sui social, mentre Olaf Breuning compone sticker dall’aspetto esageratamente kitsch ed evidentemente irriverenti per mettere in discussione le competenze e gli strumenti di cui devono dotarsi gli artisti.
Tra media contemporanei e questioni secolari, i quattro artisti propongono così altrettanti punti di vista sul loro ruolo sociale.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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