Il bacio tra Di Maio e Salvini è solo un ricordo. Cancellato immediatamente il murale di Tvboy

Giornata importante, che apre sul serio la partita del prossimo Governo della Repubblica Italiana. Si eleggono i presidenti di Camera e Senato. E l’arte partecipa, con ironia, suggerendo riflessioni. Ma scatta la censura: a Roma l’amministrazione cancella due murales nel giro di poche ore. Mai stati così veloci…

L’Italia col fiato sospeso, i palazzi romani in fibrillazione, il gotha della politica fa i conti col redde rationem: prove tecniche di governabilità, a 20 giorni dal voto, e l’impasse – allo stato attuale – non lo scalfisce nemmeno il più audace degli inciuci, la più sfacciata delle contrattazioni.
È  il momento del primo banco di prova: oggi, 23 marzo, è partito il valzer delle elezioni dei Presidenti di Camera e Senato. I nomi che usciranno dalle urne – checché ne dicano i partiti – preannuceranno già forma e colore di un governo che pare impossibile da immaginare e che pure gli stessi elettori hanno in qualche modo disegnato: un mix tra centro-destra e Cinque Stelle, partito e coalizione più votati, con Salvini leader del suo schieramento a contendersi il vestito di Premier con Di Maio.
L’Italia populista fa squadra, nonostante gli anni di reciproci improperi e idiosincrasie: per il “bene del Paese” si governa anche insieme, da Berlusconi a Grillo, tra residui di sovversione e dissimulato conformismo, con quell’esprit “democristiano” che lo stesso comico genovese ha ammesso con candore.

Il bacio tra Erich Honecker e Leonid Brezhnev dipinto sul muro di Berlino

Il bacio tra Erich Honecker e Leonid Brezhnev dipinto sul muro di Berlino

AMOR POPULI . QUEL BACIO TRA DI MAIO E SALVINI

Tempismo perfetto quello dell’arte, che fra le strade della Capitale arriva a commentare la partita. Il venerdì cruciale, scandito dalla girandola dei nomi in campo per i più alti scranni delle Camere, si è aperto con due muri firmati da un big come Tvboy, street artist di origine palermitana, barcellonese d’adozione. E la notizia rimbalza subito su tv e giornali: quelle sagome sul muro diventano il simbolo di questa giornata confusa e di un passaggio delicatissimo, difficile da decifrare. Il volto mediatico di un non-governo che prova a trovare la quadra. È il potere delle immagini, con la loro straordinaria capacità di sintesi simbolica, ancora in grado – per fortuna – di toccare nervi scoperti, di accendere  dibattiti, di solleticare il pensiero.
Riflettori accesi soprattutto sul muro di Via del Collegio Capranica, a pochi passi da Montecitorio: un bacio sulla bocca tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sancisce la storia d’amore temuta da molti, ma – nei fatti, dentro le urne – voluta dai più. Le due figure avvinghiate, di profilo, richiamano il più celebre bacio socialista tra i leader comunisti Erich Honecker e Leonid Brezhnev – all’epoca rispettivamente presidente dell’Unione Sovietica e della Germania dell’Est – immortalato nel 1979 dal fotografo Regis Bossu. Foto iconica, che l’artista russo Dmitrij Vrubel trasformò nel 1989 in un graffito, dipinto su un frammento del muro di Berlino. Una scritta sormontava il doppio ritratto: “Signore! Aiutami a sopravvivere a questo amore mortale”. Tvboy non replica quell’invocazione epica, ma la lascia sospesa, evocata, nell’evidenza assoluta della citazione.
Altro riferimento iconografico è al famoso bacio tra due poliziotti, firmato da Banksy (“Kissing copper, 2004), realizzato in origine realizzata su un muro accanto al pub Prince of Albert di Brighton, poi staccato, trasferito su tela e venduto a cifre stellari.
L’opera di Tvboy si chiama Amor Populi. E tra le diverse sfumature di senso s’insinua anche una nota sull’anima populista dei due leader e dei loro partiti: ricette facili per problemi complessi, linguaggio compiacente,  costruzione metodica di spauracchi contro cui scatenare la rabbia sociale (dai vecchi partiti ai migranti, dalle lobby all’Europa), campagne mediatiche martellanti, profondamente social, pensate per assecondare le famose pance degli elettori. Di Maio, Salvini e il gioco delle affinità elettive: così diversi eppure così uguali.

Il bacio tra Salvini e Di Maio firmato Tvboy, Roma, 2018

Il bacio tra Salvini e Di Maio firmato Tvboy, Roma, 2018

I MURALES CANCELLATI DAL COMUNE DI ROMA

Il secondo, realizzato a Trastevere, in Via dei Pianellari, raffigura invece una Giorgia Meloni che, “folgorata sulla via di Damasco”, come spiega l’artista, “si pente e decide di dedicarsi al volontariato per #proactivaopenarms e #savethechildren e di dedicarsi come volontaria ad aiutare i bambini rifugiati”. Qui l’immagine diventa idilliaca, utopica, romanticamente improbabile: la leader di Fratelli d’Italia – che con Salvini condivide posizioni severe contro i migranti, con accenti xenofobi più o meno palesi – diventa attivista di una ONG e stringe tra le braccia un piccolo profugo dalla pelle scura.
Dei due lavori di Tvboy, condivisi in rete alla velocità della luce e accolti con l’entusiasmo che si concede all’ironia bella, all’intelligenza visiva, alla citazione colta e giusta, già non esistono più.  Con una solerzia straordinaria gli operatori di AMA hanno raschiato via le opere e ridipinto i muri. Nel giro di poche ore non c’era più nemmeno l’alone. E nell’attesa che l’unità di imbiancatori arrivasse, una pila di vecchi scatoloni era stata addirittura issata dai carabinieri per occultare il flirt tra i due aspiranti Primi Ministri: sconveniente politicamente e forse pure sessualmente. A proposito di Unione Sovietica, verrebbe da dire. Ordine, disciplina, censura.

Giorgia Meloni secondo Tvboy

Giorgia Meloni secondo Tvboy

Il Comune di Roma – da cui dipende la società partecipata AMA, responsabile dei rifiuti –  ha sfoggiato per l’occasione un interventismo inedito, che suona ancora più ridicolo se paragonato alla gravissima inefficienza generale: mentre si aprono crateri nell’asfalto; mentre gli alberi venuti giù con la nevicata dello scorso 26 febbraio giacciono ancora al suolo dopo un mese, rassegnati a trasformarsi in compost organico; mentre la raccolta della spazzatura resta l’incubo del centro e delle periferie, tra cumuli non smaltiti, discariche improvvisate, traffico di rifiuti illegali; mentre gli spazi verdi (in certi casi divenuti gialli) versano in condizioni d’abbandono, alcuni restando chiusi per settimane, col servizio giardini comunale che continua a non funzionare ; mentre smantellare bancarelle abusive, foreste di automobili in divieto, risciò e centurioni, sembra essere la più ardua delle sfide… Mentre questa è la malinconica routine, la Roma pentastellata si sveglia la mattina del 23 marzo e si scopre efficiente, veloce, attenta al decoro. Manco fosse Zurigo.

Il bacio tra Di Maio e Salvini coperto da una pila di scatoloni

Il bacio tra Di Maio e Salvini coperto da una pila di scatoloni

POLITICA E COMUNICAZIONE

Cancellare i due murales pare fosse una priorità inderogabile. Due murales illegali, certo, ma di qualità, in mezzo a tantissimi altri lavori di pregio, anch’essi non autorizzati eppure non rimossi. E in mezzo a migliaia di scritte vandaliche, come quelle che hanno offeso ormai completamente il fregio di William Kentridge sulle banchine del Tevere. Il surplus di zelo diventa beffa patetica, nel confronto col naufragio della città.
E chissà se anche stavolta la Sindaca Raggi si preoccuperà di smentire AMA e di condannarne l’intervento, come quando due anni fa accolse a braccia aperte lo street artist Maupal. L’artista venne persino invitato in Campidoglio, con tanto di servizio fotografico ufficiale, e fu lui stesso a dichiarare: “La sindaca ha confermato che nessun ordine di cancellazione è partito dal Comune e ha attivato un’indagine interna per risalire al responsabile“. Addirittura. Un siparietto forzato, ridondante, in quel momento funzionale a un certo tipo di comunicazione: stare con gli artisti, difendere il popolo, favorire la creatività che arriva dal basso.
Anche Tvboy riceverà scuse e inviti a Palazzo? Conta qualcosa che non si tratti del Papa bensì di Di Maio? Qual è la linea dell’amministrazione? Cancellare sempre? Cancellare questo e non quello? Cancellare pure l’arte, quando di mezzo ci sono simboli del potere, e lasciare le mille scritte oscene che devastano ponti, scuole, palazzi, monumenti? Smentire se stessa, all’occorrenza, e in altri casi fare il contrario? Ancora l’arte a suggerire riflessioni, tra politica, propaganda, spazio pubblico e linguaggi della democrazia.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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