Estetica del caso. Vincenzo Merola (con Boetti) a Bologna

Galleria Stefano Forni, Bologna ‒ fino al 15 febbraio 2018. Vincenzo Merola espone il suo rapporto con la parola e l’immagine. Spingendosi dentro l’aleatorietà e generando un’entropia estetica. Grazie alla “casualità indotta” dall’uomo.

Vincenzo Merola (Campobasso, 1979) prende spunto da Alighiero Boetti: lo si vede soprattutto nella prima parte dell’esposizione bolognese, dove attua l’evoluzione ereditata da Boetti tramite la ricerca verbo-visiva con le leggi precise del concretismo, che rende il lettering ancor più carico di grafismi e concettualità. Tuttavia il passo avanti rispetto al maestro lo mette in azione quando opera con precisione millimetrica con la biro di diversi colori, usata come se fosse un pennello.
Con penna e dadi Merola sfida il fato, il disordine, il caos e il caso, ricomponendo tutto con ordine e meticolosità, generando in modo consapevole e controllato un’opera d’arte figlia di quello che deriva dall’aleatorietà e della ragione dell’artista. Ogni giocata corrisponde a un numero dei dadi, i quali danno l’input all’artista per tracciare linee di diverse cromie e lunghezze, in orizzontale o verticale: il risultato è un intreccio armonioso.
Merola si affida quindi al caso come se non accettasse fino in fondo il proprio ruolo di artista. Un percorso ancora in evoluzione, uno studio continuo, quello della “casualità intelligente” di Merola. Gli eventi casuali della vita possono travolgere tutto, uomo compreso; ma gestiti con forza di volontà, ordine e precisione, grazie all’utilizzo dell’intelletto, da essi può scaturire qualcosa di straordinario e bellissimo, proprio come le opere di Vincenzo Merola.

Matteo Franzoni

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