Seguire il filo del discorso. Linguaggio e tecnologia a Venezia

V-A-C Foundation, Venezia ‒ fino al 31 marzo 2018. Una mostra collettiva prodotta da V-A-C Foundation e KADIST indaga molteplici tematiche, tra cui i cambiamenti del linguaggio e della sua percezione, il nostro rapporto con la memoria e il modo in cui le più recenti tecnologie modificano la nostra relazione con il mondo.

Le virgole furono poi scelte perché perfette, con una forma elegante e semplice, potevano far pensare a una goccia d’acqua o a una nota musicale. Erano disposte sulla linea orizzontale immaginaria corrispondente alla lettera scelta, in successione da sinistra a destra, seguendo l’ordine della parola poi della frase.
Perfette per indicare il senso e il ritmo della parola o della frase, come delle gocce d’acqua che creano musica su un tamburo di pioggia
”. (Agata Boetti, Il gioco dell’arte, Electa, 2016)

Con queste parole, Agata Boetti spiega la scelta fatta da suo padre Alighiero di utilizzare la virgola come elemento di base per la realizzazione delle sue opere Biro.
La virgola rappresenta, forse più di qualsiasi altro segno di interpunzione, un elemento tanto minimo quanto fondamentale per comprendere e dare un senso logico al linguaggio o, per citare proprio il titolo di un’opera di Boetti, per Seguire il filo del discorso.
Un’altra virgola, quella “elettrica” della video-installazione dell’artista Shannon Ebner, The Electric Comma, dà il titolo alla mostra collettiva, prodotta dalla Fondazione russa V-A-C in collaborazione con KADIST e che unisce diverse opere delle rispettive collezioni.
Ospitata dalla sede veneziana della V-A-C Foundation, lo splendido Palazzo delle Zattere recentemente restaurato dallo studio _apml, e curata da Katerina Chuchalina e Pete Belkin, la mostra The Electric Comma si configura proprio come una attenta analisi sui cambiamenti e la percezione del linguaggio e del modo in cui la presenza sempre più forte dell’intelligenza artificiale nella nostra vita quotidiana modifica il nostro rapporto con esso.

The Electric Comma. Installation view at V A C Foundation, Venezia 2017. Photo Andrea Avezzù

The Electric Comma. Installation view at V A C Foundation, Venezia 2017. Photo Andrea Avezzù

GLI ARTISTI E IL LINGUAGGIO

La mostra è aperta proprio da tre opere di Alighiero Boetti, un artista che come pochi altri ha saputo rendere centrali nella sua opera le componenti di base del linguaggio: la già citata Seguire il filo del discorso, EMME I ELLE (Verde su Verde) e Due mani e una matita (Se resto sul lido…). Boetti, insieme alla pittrice inglese Bridget Riley, fa da apripista ai diversi artisti delle generazioni successive che, con il loro lavoro, sviluppano il tema negli spazi dell’esposizione.
Tra questi, il britannico Jonathan Monk espone le sue parentesi al neon che, oltre a richiamare un altro degli elementi fondamentali del linguaggio, alludono con il loro titolo emblematico, Something Contained, Removed, a un contenuto ormai impossibile da definire, mentre la fotografa indiana Dayanita Singh, con le sue foto di archivi cartacei, ci porta a riflettere sui cambiamenti del nostro rapporto con la memoria.

The Electric Comma. Installation view at V A C Foundation, Venezia 2017. Photo Andrea Avezzù

The Electric Comma. Installation view at V A C Foundation, Venezia 2017. Photo Andrea Avezzù

L’UOMO E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Altri artisti, invece, si interrogano sui modi in cui l’intelligenza artificiale può sostituirsi a quella umana. Se da una parte il duo Fabien Giraud & Raphaël Siboni dedica un video a Deep Blue, il computer capace di battere a scacchi il Campione del Mondo Garry Kasparov, dall’altra il napoletano Piero Golia propone delle divertenti “macchine inutili” capaci esclusivamente di scandire in maniera bizzarra il passaggio di ore, minuti o secondi.
Altri ancora, invece, indagano quei momenti in cui i confini tra mondo biologico e mondo tecnologico si avvicinano, come ad esempio il russo Andrey Shental, che nell’opera Descent into the Fungal delinea un interessante rapporto tra i miceli dei funghi, intrecci filamentosi che permettono ai funghi stessi di “comunicare” tra loro, e le nostre reti di comunicazione digitale, o il portoghese Pedro Neves Marques, nel cui video The Pudic Relationship between Machine and Plant è ripresa la curiosa e affascinante relazione fra un braccio meccanico e una mimosa pudica, pianta ipersensibile che ritrae le sue foglie non appena la macchina vi entra in contatto.
La mostra The Electric Comma porta il visitatore a riflettere sul complesso ma fondamentale tema del nostro rapporto col mondo, che cambia in maniera sempre più repentina sotto i diversi influssi delle moderne tecnologie, a loro volta sempre più complesse e sempre più dotate di capacità para-umane.  

Daniele Mulas

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Daniele Mulas

Daniele Mulas

Sono nato a Cagliari nel 1990. Proprio a Cagliari ho iniziato la mia formazione in ambito artistico frequentando il corso di laurea in Beni Culturali storico-artistici e interessandomi alla comunicazione dei beni artistici, lavorando come guida turistica e dedicandomi all'ideazione…

Scopri di più