Arte ed empatia. Al Minneapolis Institute nasce il Center for Empathy and the Visual Arts

Il Minneapolis Institute of Art, insieme all’Università di Berkeley, guiderà la nascita del Center For Empathy and the Visual Art, un centro di ricerca che avrà il compito di insegnare ai visitatori dei musei come incrementare la loro intelligenza emotiva durante la fruizione di opere d’arte.

Mesi fa vi abbiamo parlato della Slow Art, il “nuovo campo estetico” che porta a esperire le opere d’arte con lentezza e maggiore consapevolezza teorizzato dal docente di letteratura al Pomona College in California Arden Reed. Quello della fruizione dell’opera d’arte e delle reazioni a essa collegate sembra essere un tema particolarmente caro alle istituzioni culturali statunitensi: è di questi giorni, infatti, la notizia della nascita del Center for Empathy and the Visual Arts, centro di ricerca che vedrà la luce all’interno del MIA – Minneapolis Institute of Art che, grazie a una sovvenzione di 750mila dollari erogata a favore dell’Istituto dalla Andrew W. Mellon Foundation, studierà i “moti interiori” del pubblico dinanzi alle opere d’arte e aiuterà i fruitori a imparare come incrementare la loro intelligenza emotiva.

COLTIVARE L’EMPATIA PER COSTRUIRE UNA SOCIETÀ MIGLIORE

“Stimolare e coltivare l’empatia attraverso le arti visive”, come spiega il direttore del MIA Kaywin Feldman, sarà quindi la mission del centro di ricerca che coinvolgerà ricercatori, studiosi, filosofi, artisti e curatori, con lo scopo di determinare in che modo i musei possono aiutare il pubblico a sviluppare empatia e diventare emotivamente più intelligenti. “Un visitatore del nostro museo ha l’opportunità di esperire opere d’arte realizzate nell’arco di 5mila anni e in qualsiasi angolo del globo”, spiegano Feldman e il presidente del MIA Duncan MacMillan. “Uno degli aspetti più significativi dell’incontro tra visitatore e opera d’arte è la consapevolezza che questo può risvegliare un’‘umanità comune’, un immediato senso di connessione tra lo spettatore e qualcuno che potrebbe aver vissuto in un tempo e in un luogo molto diversi. Grazie alla Mellon Foundation”, continuano Feldman e MacMillan, “siamo orgogliosi di portare avanti l’iniziativa con partner di tutto il paese, con lo studio su come accendere e coltivare l’empatia attraverso le arti visive, in modo che Mia e tutti i musei d’arte possano contribuire ancora di più alla costruzione di una società giusta e armoniosa”.

L’EMPATIA COME STRUMENTO DI COMPRENSIONE

La prima fase del progetto è stata avviata a ottobre, quando il Mia ha organizzato un incontro con esperti delle scienze sociali, la realtà virtuale, la neuroscienza, artisti e curatori per discutere di empatia e musei presso l’Università della California di Berkeley, partner in questo progetto di ricerca. Le idee generate dal think tank verranno sviluppate e testate con l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione, meraviglia e/o consapevolezza tra i visitatori durante la fruizione delle opere d’arte. “Essere umani significa esprimere le proprie emozioni nell’arte”, ha dichiarato Dacher Keltner, professore di psicologia a Berkeley. “Le esperienze estetiche – la vista di un dipinto, una scultura, una fotografia, o nella danza e nella musica –  sono fonti di stupore e meraviglia. Ci permettono di risolvere un mistero complesso: capire cosa pensano e sentono i nostri simili. Per questi motivi, il museo può essere uno dei grandi catalizzatori dell’empatia umana”.

– Desirée Maida

https://new.artsmia.org/

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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