Mostra che vince non si cambia. Wade Guyton a Milano

Giò Marconi, Milano – fino al 22 dicembre 2017. L’annullamento dei confini fra studio/spazio espositivo e fra analogico/digitale è il risultato della residenza napoletana di Wade Guyton, ora in trasferta a Milano da Giò Marconi.

In tempi di dirette Facebook e real time marketing Wade Guyton (Indiana, 1972) gioca ad abbattere il confine fra il momento produttivo e quello espositivo realizzando una serie di opere quasi in tempo reale. Succede a maggio 2017, quando trasferisce team e strumenti di lavoro nelle sale del Madre, a Napoli. La stessa mostra arriva da Giò Marconi “in forma abbreviata”, come recita in tono autoironico il titolo, adattandosi agli spazi della galleria.
Un tavolo ricoperto da teli blu semi arrotolati dà l’impressione di aver interrotto il lavoro di atelier. Viceversa, le dieci grandi tele alle pareti appaiono rigorose e ordinate. Raccontano della residenza napoletana attraverso dettagli apparentemente insignificanti: le finestre del museo smontate per il trasporto dei telai, il modem wi-fi installato su richiesta dell’artista, uno screenshot de Il Mattino (citazione dell’opera Fate presto di Warhol). Immagini imperfette, la cui stampa a getto d’inchiostro ne palesa i difetti o le trasforma in affascinanti astrazioni monocrome. Un corto circuito fra analogico e digitale.

Silvia Somaschini

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Silvia Somaschini

Silvia Somaschini

Laureata in Storia e Critica dell’Arte all’Università degli Studi di Milano con una tesi sull’architettura nell’opera di Giorgio de Chirico, da anni coniuga la sua passione per il Novecento all’interesse per l’arte contemporanea, collaborando con diversi collezionisti come curatrice e…

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