Tra estetica e inconscio. Hans Op de Beeck a Polignano a Mare

Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare – fino al 28 gennaio 2018. In mostra le dimensioni esistenziali e i luoghi psichici ritratti, per mezzo di un approccio multidisciplinare, da Hans Op de Beeck, vincitore della XX edizione del Premio Pascali. Dalla riflessione alla catarsi, un viaggio nelle profondità dell’inconscio universale.

La catarsi dello spirito, che si conquista dopo aver percorso dimensioni dell’io di profonda, lacerante ma necessaria solitudine esistenziale. Questa è la finalità dell’opera di Hans Op de Beeck (Turnhout, 1969), vincitore della XX edizione del Premio Pascali che, attraverso il suo viaggio estetico ovattato, doloroso e inesorabile tra gli abissi del ricordo e l’indeterminatezza dell’immaginazione, conduce l’inconscio collettivo nell’universalità di luoghi psichici senza tempo. Partendo dalla rappresentazione del tragico, e inevitabilmente influenzato dalla tradizione fiamminga ‒ intrisa di temi che richiamano la caducità dell’essere –, l’artista belga non simula la realtà, non la ricostruisce né richiama mondi di fantasia. Hans Op de Beeck crea dimensioni psichiche attraverso evocazioni che stimolano nello spettatore un’immedesimazione totale. E lo fa ritraendo luoghi atemporali attraverso sculture, installazioni oniriche e un video sconvolgente per l’intensità che lo caratterizza: The Girl, opera site specific presentata come première mondiale alla Fondazione Museo Pino Pascali. Hans Op de Beeck supera se stesso, raggiungendo l’apice del pathos con 22 minuti di pure inquadrature dell’inconscio.

Hans Op de Beeck, The Girl, 2017. still from animation film

Hans Op de Beeck, The Girl, 2017. still from animation film

LINGUAGGI MULTIFORMI

L’approccio multidisciplinare che contraddistingue il percorso artistico di Op de Beeck – artista visivo a livello internazionale, drammaturgo, regista, scenografo e musicista ‒ è stato determinante per l’assegnazione del Premio Pascali, conferito dalla commissione formata da Rosalba Branà, direttrice della Fondazione, Danilo Eccher, critico d’arte e curatore e Daniela Ferretti, direttrice di Palazzo Fortuny, a Venezia.
La soffice coltre grigia che ricopre le sculture a grandezza naturale – tranne per le rappresentazioni dei figli dell’artista, Lauren e Lucas, in formato ridotto ‒ rende alla perfezione l’idea della pietrificazione del ricordo.
La miniatura del salotto Christmas, in total black, poi, simboleggia la condizione di solitudine assoluta ‒ determinata da ipocrisia familistica e bilanci esistenziali ‒ che accomuna la maggior parte dell’umanità durante il Natale. In un’ottica di continua riduzione cromatica e di totale assenza di qualsiasi forma di vita, si erige Table: un ambiente totalmente bianco – tranne che per il cibo e i mozziconi di sigarette ‒ in cui campeggia un grande tavolo circondato da sedie abnormi. La prospettiva falsata richiama in modo sorprendente e riuscito la dimensione psichica dell’infanzia, che fa percepire come gigantesco l’ambiente circostante rispetto alle sue reali dimensioni.

Cecilia Pavone

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone, storica e critica d’arte, curatrice indipendente, giornalista professionista, è nata a Taranto ed è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Bari. La sua ricerca verte sulla fenomenologia artistica contemporanea e sulla filosofia dell’arte. Scrive su riviste specializzate…

Scopri di più