Visioni opache. Giuseppe De Mattia a Roma

Matèria Gallery, Roma ‒ fino al 18 novembre 2017. Ciò che si vede dipende da come si guarda. Poiché l’osservare non è solo un ricevere, uno svelare, ma al tempo stesso un atto creativo (Søren Kierkegaard). Giuseppe De Mattia riflette, a Roma, sui confini del campo visivo: figure di cose che significano altre cose.

Giuseppe De Mattia (Bari, 1980; vive a Bologna), in questa sua personale, presenta l’evoluzione progettuale del suo “dispositivo per non vedere bene”. Un’opera realizzata nel 2014 che ha come oggetto Roma. Tutto ciò per evidenziare come nella Città Eterna sia difficile poter vedere con chiarezza e lucidità ciò che abbiamo davanti. Un contrasto evidente tra la storia millenaria ancora presente e il senso di precarietà contemporaneo e dilagante. Per questo motivo Roma incarna perfettamente il paradosso della “non visione”, dello sguardo sfuocato, mettendo in discussione anche il ruolo del medium fotografico (un tempo strumento per eccellenza della documentazione storica). Riusciamo a vedere qualcosa, ma solo in parte. Un racconto incompiuto dietro il quale l’essere umano scompare. Unica testimonianza dello sguardo sono le tracce, gli oggetti, i frammenti. Dalla loro interpretazione però scaturisce uno scenario continuamente diverso. Fuorviante. Come l’arte. Come la realtà.

Michele Luca Nero

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Michele Luca Nero

Michele Luca Nero

Michele Luca Nero (Agnone, 1979), figlio d’arte, inizia a dipingere all’età di sei anni. Una passione ereditata dal padre, Francesco, insieme a quella teatrale acquisita dal nonno, Valentino, poeta e drammaturgo riconosciuto a livello internazionale. In pochi anni ha curato…

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