Lisbona. Un tour fra 5 gallerie che hanno sede intorno all’Estrela

Su e giù per le strade di Lisbona, intorno ai giardini e alla basilica dell’Estrela. Un piccolo tour per conoscere cinque gallerie d’arte contemporanea che lavorano nella città più frizzante del momento.

Da qualche tempo è Lisboom. Sarà per la continua sete di novità, sarà per la cupezza che ha avvolto Istanbul, sarà perché il Portogallo e la sua capitale si stanno dando da fare in maniera eccellente sul fronte culturale – la nascita del MAAT e il rapido recupero di quel tratto di lungofiume lo testimoniano in maniera esemplare. Sarà per queste e per diverse altre ragioni se Lisbona sta attraendo forze locali e internazionali anche nel campo dell’arte contemporanea. Ve ne parleremo sul prossimo numero di Artribune Magazine con un ampio reportage. Intanto qui vi regaliamo un piccolo assaggio, frutto del nostro tour nella zona dell’Estrela, dove operano cinque gallerie estremamente interessanti.

MADRAGOA

Renato Leotta, Amicizia, 2017. Installation view at Madragoa, Lisbona 2017

Renato Leotta, Amicizia, 2017. Installation view at Madragoa, Lisbona 2017

A promuovere questo progetto, avviato nel 2016, sono Matteo Consonni, che prima dirigeva la galleria di Franco Noero a Torino, e Gonçalo Jesus, un biologo con la passione per l’arte contemporanea. Nella sede madre torna in queste settimane Renato Leotta (Torino, 1982), che già aveva tenuto a battesimo la galleria. Al pianterreno, l’Amicizia del titolo è brutalmente frustrata da un muro costruito con pietre a secco che ostacolano il transito. Al primo piano, tracce di misteriosi passaggi si depositano su carta fotografica e un blocco di marmo: tecniche e materiali classici vengono rifunzionalizzati per raccontare un modo differente di approcciarvisi. E se il video che fa parte di questo progetto è proiettato in una location temporanea, la seconda mostra è allestita invece in un vero e proprio nuovo spazio della galleria. Prende il nome di Madragoa Embora ed è dedicato al confronto fra due artisti: in questo caso, a Leotta si affianca Kate Newby (Auckland, 1979), con forme organiche che echeggiano fra il pavimento e piccole mensole, sotto l’occhio cieco di una lastra fotografica impressionata dalle intemperie.

MADRAGOA
Rua do Machadinho 45
MADRAGOA EMBORA
Av. Dom Carlos I 61
www.galeriamadragoa.pt

CRISTINA GUERRA

Ryan Gander & Jonathan Monk. I speak to the people on the telephone. Exhibition view at Cristina Guerra Contemporary Art, Lisbona 2017

Ryan Gander & Jonathan Monk. I speak to the people on the telephone. Exhibition view at Cristina Guerra Contemporary Art, Lisbona 2017

Risalendo il quartiere in direzione della Basílica da Estrela, si giunge in quella che è la decana delle gallerie d’arte contemporanea lisbonesi. Chez Cristina Guerra la stagione si è aperta con una doppia personale di Ryan Gander (Chester, 1976) e Jonathan Monk (Leicester, 1969) che ruota intorno a una passione condivisa dai due artisti: come recita il titolo, I speak to the people on the telephone. Così si intrecciano diverse sfumature: la comunicazione vocale in tempo reale, meno coinvolgente del vis-à-vis ma più di quella via email; il telefono senza fili e la tradizione dell’“errore fecondo” e del cadavere squisito di surrealistica memoria; e anche l’espressione idiomatica inglese “phoning it in”, che indica svogliatezza, e ancora la storica Art by Telephone di Walter De Maria. Questo e molto altro hanno raccolto i due artisti, con l’ausilio critico di Jens Hoffmann. Il risultato? In galleria ci si aggira fra arazzi dai motivi astratti e dai colori accesi, monocromi lucenti, neon integri o distrutti, insalate e ortaggi sotto teca.

CRISTIANA GUERRA
Rua Santo António à Estrela 33
www.cristinaguerra.com

PEDRO CERA

David Thorpe. Lush Underground. Installation view at Galeria Pedro Cera, Lisbona 2017. Photo Marco Enrico Giacomelli

David Thorpe. Lush Underground. Installation view at Galeria Pedro Cera, Lisbona 2017. Photo Marco Enrico Giacomelli

Pochi passi (ma attenzione alle distanze a Lisbona: qui è tutto un saliscendi) separano Cristina Guerra da Pedro Cera, galleria situata in un edificio veramente low-profile, arretrato rispetto alla strada. Qui il 2017/2018 è iniziato sotto le insegne di David Thorpe (Londra, 1972), ex Young British Artist che, almeno a prima vista, abbandona del tutto il côté concettuale e si immerge totalmente in una bellezza classica e artigianale. Motivi organici e floreali caratterizzano infatti le (poche) opere esposte, in un allestimento estremamente pulito e preciso. Uno sguardo alle didascalie e uno più attento ai lavori e le cose si complicano: “time” fra i materiali, in prima posizione. E allora glielo dobbiamo, e vanno guardati con molta più calma quei rotoli di carta da parati – almeno tali sembrano – ispirati all’Arts and Crafts, e quei dipinti di fiori che, per citare Arthur Danto, sembrano abusare della bellezza.

GALERIA PEDRO CERA
Rua do Patrocínio, 67e
www.pedrocera.com

MONITOR

Tomaso De Luca, Cokehead, 2017. Installazione view at Monitor, Lisbona 2017. Photo Marco Pires

Tomaso De Luca, Cokehead, 2017. Installazione view at Monitor, Lisbona 2017. Photo Marco Pires

Altro nome italiano di peso, quello di Monitor, che da pochissimo ha deciso di raddoppiare la sede romana con quest’altra nella capitale portoghese. Lo spazio è curioso, con una vetrina sulla via e una seconda sala sotto il piano stradale. In queste settimane sono di scena Tomaso De Luca (Verona, 1988), André Romão (Lisbona, 1984) e Andreia Santana, riuniti sotto il titolo di The Lobster Loop. Quest’ultima espone grandi lastre in ottone che richiamano alla mente antiche ed elefantiache schede perforate, antesignane dei software attuali; all’altro capo dell’espressività stanno i disegni figurativi su cartone di De Luca, dagli echi gustoniani e forieri di interpretazioni fantasiose, al pari delle sue teste scultoree in fibra di vetro e resina epossidica, che si reggono grazie a nasi non propriamente aquilini; infine Romão: anch’egli ricorda un maestro dei decenni passati, ovvero Dan Graham, con padiglioni che però osteggiano la trasparenza con l’uso di vaselina, mentre torsi della tradizione scultorea mostrano tutta la loro fragile cavità.

MONITOR
Rua Dom João V 17a
www.monitoronline.org

3+1

João Ferro Martins, Untitled, 2017. Installation view at 3+1, Lisbona 2017

João Ferro Martins, Untitled, 2017. Installation view at 3+1, Lisbona 2017

Il nostro tour si conclude in discesa, in uno slargo dove la galleria 3+1 si affianca a una libreria, a grandi dipinti murali, a un cantiere che testimonia l’attività cittadina, e a una via (São Bento) che porta al fiume, costellata di negozi di antiquariato e modernariato. La 3+1 festeggia quest’anno il suo decennale (la vedremo anche ad Artissima a inizio novembre) e anche in questo caso il carattere internazionale si palesa sin dalla direzione, condivisa da James Steele e Jorge Viegas. L’apertura di stagione è focalizzata su João Ferro Martins (Santarém, 1979), che propone una complessa teoria di installazioni raccolte sotto il titolo – non stiamo traducendo – Sottile sfumatura di rumore. È il set di un film a venire, ci viene in soccorso il testo di Antonia Gaeta, anche se la visita della mostra non lo rende immediatamente esplicito; ma con questo spunto tutto torna magicamente al proprio posto, a partire da quel tratto di rotaie che già ci immaginiamo trasformato in una carrellata cinematografica.

3+1
Largo Hintze Ribeiro 2e-f
www.3m1arte.com

Marco Enrico Giacomelli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

Scopri di più