Wolfgang Laib, alchimista concettuale. A Lugano

MasiLugano ‒ fino al 7 gennaio 2018. Un campionario completo della poetica dell'artista tedesco, per una mostra che agisce sui sensi e sull'intelletto. Latte, polline, riso: materiali inconsueti per una fusione tra forme minimaliste e archetipi, per una ribellione gentile alla frenesia della nostra epoca.

L’arte di Wolfgang Laib (Metzingen, 1950) vive di contrasti. A forme tipiche dell’arte contemporanea si associano materiali inconsueti. Alle strutture postminimaliste si mescolano forme archetipiche, coniugando cultura occidentale ed extraoccidentale, armonizzando spunti di razionalità con riflessioni su temi eterni.
Ciò che stupisce e affascina è la capacità di avvicinarsi senza retorica a una dimensione quasi spirituale, senza smussare il rigore della ricerca. Il tramite scelto da Laib per accostarsi ai temi inerenti alla dimensione più intrinseca dell’uomo è la natura: un soggetto da lui corteggiato, rispettato e solo in parte addomesticato con una serie di procedimenti e ritualità rigorosamente definite. La raccolta del polline, per esempio, un’attività “in perdita”, antifunzionale, visti i molti mesi necessari per raccogliere pochissimo materiale.

Wolfgang Laib durante l’allestimento dell’opera The Rice Meals. MASI, Lugano 2017. Photo © 2017 Hartmut Nägele

Wolfgang Laib durante l’allestimento dell’opera The Rice Meals. MASI, Lugano 2017. Photo © 2017 Hartmut Nägele

SINESTESIE DI COLORE E LUCE

Allestita al piano sotterraneo del Masi, la personale di Laib propone esempi di quasi tutte le sue opere più note. Una lastra di marmo impercettibilmente scanalata accoglie svariati litri di latte, confondendo l’occhio di chi guarda e trasportandolo in una dimensione tattile. L’icastica scultura al centro della prima sala è realizzata con granito nero e olio. Col polline vengono realizzate due opere: una piccola installazione rigorosa e morbida allo stesso tempo e un’installazione enorme e spettacolare in cui il materiale, steso a terra come fosse colore, si trasforma in luce pura invitando a un’osservazione prolungata.
Ecco poi il riso ammucchiato rigorosamente e la cera d’api, che avvolge la mostra col suo profumo: con essa è composto l’enorme ziggurat ‒ un’altra delle forma simboliche ripetutamente utilizzate dall’artista. Disegni e fotografie scattate in giro per il mondo completano il campionario della poetica di Laib, proposto in un allestimento convincente.

Wolfgang Laib, Rice House, 2000-2001 (sx) e 2011 (dx). Collezione privata. Photo © 2017 Hartmut Nägele

Wolfgang Laib, Rice House, 2000-2001 (sx) e 2011 (dx). Collezione privata. Photo © 2017 Hartmut Nägele

PACE, SOMMOVIMENTO E IRONIA

Quella dell’artista tedesco è un’arte indirettamente politica, che indica una via alternativa senza scadere in una versione retorica dell’antimoderno. Una poetica che analizza e rinnova i canoni dell’arte contemporanea mettendoli in discussione, confondendoli, smussandone certi angoli. Ma soprattutto agisce a livello simbolico, rimettendo in comunicazione sensazione e approccio analitico.
La calma e la pace che si percepiscono a un primo sguardo nascondono anche un sommovimento, forse una ribellione gentile. La freddezza non diventa mortifera, per quanto il dialogo tra vita e morte sia uno dei sottintesi di queste opere, ma anzi nasconde forse una punta di ironia, parola a priori difficilmente associabile all’opera di Laib.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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