“I latitanti sono loro”. A Roma una mostra sulle contraddizioni del fenomeno del terrorismo

Apre a Roma nel quartiere Quadraro, covo di partigiani e poi delle Brigate Rosse, una mostra che invita a riflettere sulle dinamiche del terrorismo contemporaneo, sovvertendo a livello ideologico e iconografico il significato del bene e del male.

Spesso alcuni luoghi di una città sono intrisi di storie particolari. Intere aree, quartieri o singole strade a volte celano capitoli di un passato complesso, controverso, di cui ancora si sentono vibrare le corde nonostante il tempo trascorso. E in qualche modo, queste vibrazioni determinano ancora la storia presente, stimolando riflessioni e suggestioni che possono portare, ad esempio, alla costruzione del concept di una mostra.

Filippo Riniolo, Erdogan

Filippo Riniolo, Erdogan

LA STORIA DEL QUADRARO, DALLA RESISTENZA ALLE BRIGATE ROSSE

È il caso del Quadraro, quartiere della periferia sud di Roma passato alla storia per il cosiddetto Rastrellamento del Quadraro, operazione militare tedesca avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale ai danni di partigiani e oppositori del regime nazifascista che avevano nel quartiere il loro covo. Sempre il Quadraro, decenni più avanti, sarebbe divenuto alla fine degli anni Novanta il quartier generale delle nuove Brigate Rosse, esattamente in via Di Maia, dove adesso sorge Casa Vuota, spazio espositivo che ha inaugurato (fino al 31 ottobre) I latitanti sono loro, la personale di Filippo Riniolo (Milano, 1986) curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, che sono inoltre i gestori di Casa Vuota.

Filippo Riniolo. Putin

Filippo Riniolo. Putin

IL TERRORISMO “SOVVERTITO”

I latitanti sono loro è una mostra che nel titolo trae ispirazione dalla canzone di Fabrizio de André Il bombarolo, proponendo una riflessione sul terrorismo nel mondo odierno, argomento oramai all’ordine del giorno non solo nel mondo del giornalismo e dei mass media, ma anche nelle vite delle persone di tutto il pianeta. Recuperando dunque gli episodi legati alla storia del quartiere, connettendo quindi esperienze locali e scenari globali, la mostra invita il pubblico a riflettere sul significato della violenza e sulle sue manifestazioni più estreme, come la guerra e il terrorismo. E lo fa rovesciando ordini e immaginario, sovvertendo il significato del bene e del male costruendo iconografie ossimoriche, scorrette, stridenti: l’artista ha scelto di mettere una pistola in mano ai capi delle forze armate di nove paesi che muovono le fila della politica internazionale, con lo scopo di mostrare che la violenza è una questione di punti di vista. Tra i personaggi “armati”, il presidente della Turchia Erdogan, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, un’improbabile Regina Elisabetta II in tailleur arancione che tira fuori dalla sua borsetta una rivoltella e, tra gli armati, troviamo a sorpresa persino il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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