Mario Schifano e la Pop Art italiana. A Lecce

Castello Carlo V, Lecce ‒ fino al 23 ottobre 2017. Un nutrito omaggio ai protagonisti della Scuola di Piazza del Popolo: Franco Angeli, Tano Festa e Giosetta Fioroni con un focus sull’opera di Mario Schifano. Nella retrospettiva “Mario Schifano e la Pop Art in Italia”.

Erano giovani, belli, talentuosi e sulle tele dipingevano ad armi pari con la New York della Pop Art, dove Andy Warhol muoveva i primi passi per conquistare il mondo”. Così Ludovico Pratesi definisce gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo: Franco Angeli, Tano Festa e Giosetta Fioroni, sui quali spiccava l’opera eterogenea e geniale di Mario Schifano. Quegli artisti “maledetti”, originali epigoni della Pop Art americana, che ‒ nella Roma degli Anni Sessanta ‒ si riunivano al Caffè Rosati o alla galleria La Tartaruga e che sconvolsero e la storia dell’arte italiana, reinterpretandola in chiave pop e introducendo simboli dell’immaginario “romano”. E, proprio ai protagonisti della Scuola di Piazza del Popolo, è dedicata la retrospettiva Mario Schifano e la Pop Art in Italia, in scena al Castello Carlo V di Lecce.

Mario Schifano, Paesaggio Anemico, primi anni '70. Photo credits Giorgio Benni

Mario Schifano, Paesaggio Anemico, primi anni ’70. Photo credits Giorgio Benni

SCHIFANO, IL PRECURSORE

La mostra, a cura di Lorenzo Madaro e di Luca Barsi, è caratterizzata da un focus sul vasto percorso creativo di Mario Schifano e da eloquenti opere di Franco Angeli, Tano Festa e Giosetta Fioroni.  Si parte da due opere del ciclo Paesaggi Anemici ‒ presentate da Schifano alla storica Biennale di Venezia del 1964 ‒ e appartenenti alla fase in cui Schifano, dopo il debutto nell’ambito dell’Informale e la fase dei “monocromi”, affronta il tema della memoria. Negli eterei paesaggi anemici, dominati dalla smaterializzazione del colore, il mondo naturale viene evocato attraverso particolari segnici dell’immagine mentale, il ricordo appunto. Ed è sempre la memoria il fulcro tematico del ciclo dedicato al Futurismo, in cui “Monkey Man” rivisita la storia dell’arte: significativi, in tal senso, il dipinto A la Balla (1963), dedicato a Giacomo Balla e, naturalmente, l’opera Futurismo Rivisitato. Precursore dell’uso delle tecnologia in pittura ed esponente di spicco del cinema sperimentale italiano, Schifano concepisce la superficie pittorica come uno schermo: uno specchio del mondo moderno su cui sfilano immagini della memoria collettiva estrapolate dai mass media, dalla tv in primis: ecco dunque immagini pubblicitarie, ricordi futuristi o propaganda politica.

Franco Angeli, Aquile romane, 1967

Franco Angeli, Aquile romane, 1967

ANGELI, FESTA E FIORONI

Anche Franco Angeli, dopo il periodo informale, riprende il tema della memoria e interpreta la superficie pittorica come schermo. Dopo aver trattato la tela con diversi strati di garza e colore, vi inserisce ‒ in chiave polemica ‒ i simboli del potere o della violenza: dai dollari americani alle svastiche o alle aquile naziste all’obelisco di Piazza del Popolo.
L’opera di Tano Festa, invece, risulta più “oggettuale”, infatti l’artista accoglie con rigore formale gli spunti new-dada. Tra le belle opere in mostra spicca la Persiana Blu, monocromo in acrilico su legno, in cui l’artista sceglie una persiana “vera” su cui innestare il suo linguaggio pittorico. L’argento, poi, costituisce il riferimento cromatico costante di Giosetta Fioroni. L’artista romana elabora un ciclo di tele con immagini d’argento: raffinatissimi volti femminili dipinti con una successione di velature e segni delicati. In esposizione alcune di queste opere rare degli Anni Sessanta, in smalto e alluminio su carta.

Cecilia Pavone

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Cecilia Pavone

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone, storica e critica d’arte, curatrice indipendente, giornalista professionista, è nata a Taranto ed è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Bari. La sua ricerca verte sulla fenomenologia artistica contemporanea e sulla filosofia dell’arte. Scrive su riviste specializzate…

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