Le anime del colore. Italo Bressan a Riva del Garda

MAG, Riva del Garda – fino al 25 giugno 2017. La pittura di Italo Bressan riserva allo sguardo un vero e proprio viaggio alla scoperta delle tante sfumature, e identità, del colore.

Per Italo Bressan (Vezzano, 1950) la mostra ospite del MAG è una tappa importante, da cui emerge una rigorosa ricerca sulla pittura e sul colore, posto da sempre al centro della sua pratica. Tanti titoli dei dipinti potrebbero far pensare a delle libertà poetiche che si intrecciano con gli effetti cromatici stesi su vari supporti – dalla tavola al vetro, dalla tela alla carta – ma il colore si conferma il vero protagonista. La volontà di controllo di Bressan sul colore è da tempo abbandonata, assecondando invece il fluire delle cose e del caso. Anche le tecniche utilizzate denotano la medesima fluidità, spaziando dal colore a olio agli smalti e agli acrilici, tanto per citarne alcune. La pittura non è un prodotto volontario dell’artista, ma uno strumento per anelare a visioni e percezioni inedite del colore.
Le opere esposte evocano questo lavoro sulla pittura, lungo un orizzonte temporale che dal 1991 raggiunge i quadri di piccolo formato realizzati quest’anno. È difficile, se non impossibile, riassumere questa parabola cromatica, la quale necessita di un’attenzione visiva e di una disposizione dell’osservatore aperta e interessata.

Italo Bressan, Rosso Fiorentino, 1998

Italo Bressan, Rosso Fiorentino, 1998

IL TEMPO DELLA PITTURA

Il tempo che attraversa tutte le opere di Bressan è quello che è stato vissuto nell’atto del dipingere e quello consumato fuori dall’atelier, tra le sale di un museo oppure davanti a un paesaggio toscano o trentino. Rosso fiorentino del 1998 e Verde Veronese del 2001 sono anche riferimenti espliciti alla pittura rinascimentale e richiamano la storia e i luoghi di un tempo vissuto. Il verde di Veronese, centrale nella sua pittura di quest’ultimo, viene trasformato in una sorta di monocromo, memoria cromatica di un artista del passato, come accade per Rosso Fiorentino. In Macchie, del 1998, due colori primari e uno complementare alludono a una luminosità che si può considerare una sintesi della pittura, mentre in Solaris, del 1996, la luce esplode dal profondo dell’oscurità. In Abdia del 1997, quadro mai esposto, e nei tanti dipinti della serie intitolata Anime, realizzata lo scorso anno, campeggiano molteplici colori, dai rossi ai blu, dai gialli ai verdi, e per gli azzurri chiari di Anime del 2016, si può parlare di una vera e propria concezione filosofica del colore.

Claudio Cucco

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Claudio Cucco

Claudio Cucco

Claudio Cucco (Malles Venosta, 1954) attualmente è residente a Rovereto. I suoi studi di Filosofia sono stati fatti a Bologna, è direttore della Biblioteca di Calliano (TN) e critico d’arte. S’interessa principalmente di arte contemporanea e di architettura e dell’editoria…

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