L’arte oltre la Cortina di ferro. Július Koller a Bolzano

Museion, Bolzano – fino al 27 agosto 2017. Dal Mumok di Vienna approda al museo di Bolzano “One Man Anti Show”. Una grande retrospettiva dedicata all’artista slovacco Július Koller. L’arte dell’Est Europa, negli anni difficili della Primavera di Praga e della successiva repressione cercava nuove regole e alternative. Con un occhio sempre oltre la Cortina di ferro.

La mostra di Július Koller (Piešt’any, 1939 – Bratislava, 2007) al Museion rappresenta l’occasione per conoscere uno degli artisti più interessati dell’Est Europa nel secondo dopoguerra. La sensazione è quella di essere catapultati indietro nel tempo, grazie a una serie di echi e rimandi a tutti i principali movimenti neoavanguardistici, dal Situazionismo a Fluxus, dal Nouveau Realisme alla Performance Art.
L’esposizione è organizzata per sezioni, immaginata come una grande antologica che riunisce documenti e materiali d’archivio dell’artista, opere del periodo di formazione e lavori che scandiscono le diverse tappe della sua carriera.
Il leitmotiv dell’intero percorso, dagli autoritratti fotografici ai dipinti, è rappresentato dal punto interrogativo, chiave di lettura del lavoro dell’artista: la necessità della messa in discussione delle forme artistiche tradizionali e della situazione politica determinata dalla Guerra Fredda.
Perché se da un lato si coglie una commistione di linguaggi che travalica la Cortina di ferro, nell’attenzione ai media e all’informazione, le creazioni artistiche e teorico-concettuali dell’artista slovacco non possono prescindere dallo specifico contesto storico-geografico della Cecoslovacchia comunista.

Július Koller. One Man Anti Show. Exhibition view at Museion, Bolzano 2017. Photo Luca Meneghel

Július Koller. One Man Anti Show. Exhibition view at Museion, Bolzano 2017. Photo Luca Meneghel

UTOPIA E REALTÀ

La Primavera di Praga e la terribile repressione che ne segue conducono Koller a cercare in tutta la sua opera alternative, nuove regole e parametri.
Nel manifesto dell’Antihappening, ad esempio, l’artista vorrebbe svincolarsi dalle istruzioni con cui l’happening era nato, aprendo invece la strada alla modifica, alla trasformazione continua e al conseguente atto di consapevolezza.
Lo stesso concetto ritorna nell’allestimento della mostra: lo spazio espositivo viene alterato dall’architetto viennese Hermann Czech attraverso la creazione di una torre che permette un’ulteriore punto di vista dall’alto sui lavori dell’artista. Anche nel gioco del tennistavolo il pubblico è invitato a scegliere se rispettare le regole o sovvertirle o crearne di nuove in un gioco di scambi di battute, opinioni e prospettive.
Modificare, trasformare, suggerire alternative alla situazione di controllo totale delle vite in cui Koller sviluppa il proprio fare artistico.
In questo emerge la differenza con l’Occidente, pur se il sostrato linguistico sembra essere comune. Koller crea una strada originale che guarda in modo utopico al futuro. Ne sono esempio le situazioni culturali collegate al concetto di UFO, ovvero Operazioni Futurologiche Universal-culturali che, pur giocando apparentemente con l’assurdo, mirano a suscitare una consapevolezza maggiore su quanto accade nel mondo, suggerendo punti di osservazione differenti.

Antonella Palladino

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Antonella Palladino

Antonella Palladino

Ha studiato Storia dell’arte presso le Università di Napoli e Colonia, laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi dal titolo “Identità e alterità dalla Body Art al Post-Human”. Ha proseguito la propria formazione alla Fondazione Morra e poi…

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