Made in Cloister: il piccolo chiostro chiuso dalla Procura. Parte la campagna sui social

Ha appena compiuto un anno ed è già vittima delle invidie e di una burocrazia che impedisce ogni forma di iniziativa privata. Peccato che Made in Cloisters aveva cambiato e riqualificato il volo di un'area del napoletano. Un'altra storia italiota.

Aveva aperto un anno fa, in quello che era stato un garage, un lavaggio di automobili, un deposito in stato di forte degrado, ma che prima, in epoca borbonica, era noto come uno dei più affascinanti e monumentali chiostri della Napoli religiosa. Stiamo parlando del chiostro di Santa Caterina a Formiello, diventato Fondazione Made in Cloister, attraverso una operazione culturale che aveva fatto da traino per la riqualificazione di una zona cruciale del capoluogo partenopeo, l’area degradata di Porta Capuana. Primo compleanno e prima data utile per iniziare a fare un bilancio delle attività svolte – con all’attivo un programma di mostre internazionali, memorabile la personale di Laurie Anderson, un ristorante di qualità, una attività di collaborazione e promozione dell’artigianato locale messo in relazione al lavoro degli artisti – e dei benefici collaterali sull’intero quartiere che ha visto crescere attorno diverse altre nuove esperienze culturali. Festa rovinata però da un sequestro che in questi giorni ha messo in discussione i cinque anni di restauri compiuti dalla Fondazione che nel progetto di ripristino dello stato dei luoghi e della spazialità borbonica, aveva ricevuto l’approvazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Patrimonio Storico-Artistico di Napoli – ente a cui gli stessi architetti artefici del progetto si erano affidati in termini di sorveglianza e tutela. Il provvedimento è giunto così del tutto inatteso all’indirizzo della giovane realtà culturale napoletana che attualmente ospita una mostra con l’installazione dell’artista giapponese Tadashi Kawamata.

ESPOSTI E REAZIONI DEI #SEQUESTRATI

Gli esposti che hanno fatto scattare i parziali sigilli, fatti da privati cittadini, si riferiscono a presunti abusi edilizi, di cui, però, non pare vi sia traccia alcuna. Lo svolgimento delle conseguenti indagini ha portato all’emersione soltanto di due atti amministrativi per cui si è riscontrata irregolarità. Il primo che riguarda la scia alimentare del comparto ristorante e il secondo che si riferisce ai calcoli sismici non correttamente consegnati al genio civile sulla parte relativa alla copertura del chiostro piccolo. “La Fondazione Made in Cloister ed i suoi promotori e sostenitori sono certi che maldicenze e “modesti” interessi personali non possano interrompere il “nuovo che avanza” nell’interesse della Città di Napoli. Confermiamo tutta la nostra fiducia nella magistratura napoletana alla cui attenzione è stata posta questa vicenda e confidiamo che, con la consueta attenzione e responsabilità, si arrivi in tempi brevi alla migliore soluzione, consentendo al progetto Made in Cloister di portare avanti il processo di innovazione e cambiamento avviato nell’area di Porta Capuana e le sue dinamiche di riqualificazione di un territorio attraverso attività culturali e uno sviluppo economico sostenibile”. Queste le parole di Antonio Martiniello, fondatore del progetto e ambasciatore Unesco dei giovani in Campania, agitatore culturale della città di Napoli, che sul profilo Facebook della organizzazione chiede di riflettere anche su tutti quei giovani impegnati nel progetto e attualmente senza lavoro. Nel frattempo parte la campagna sui social a sostegno dei promotori dello spazio. Sotto l’hashtag #sequestrati.

Lucrezia Longobardi

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Lucrezia Longobardi

Lucrezia Longobardi

Lucrezia Longobardi è nata nella provincia di Napoli nel 1991. Laureata presso il corso di Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Napoli con una tesi sul concetto di spazio esistenziale e una ricerca storico-artistica su Gregor Schneider, Renata Lucas,…

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