Jeff Koons licenzia metà del suo staff. La crisi tocca anche le artistar?

L’artista americano Jeff Koons tra i più quotati del mondo ridimensiona notevolmente il suo staff, lasciando a casa circa trenta assistenti. E scoppia la polemica sugli orari di lavoro e sulla bassa paga

Jeff Koons (York, Pennsylvania 1955) è uno degli artisti più famosi e quotati del pianeta. Le sue opere sono nelle collezioni dei maggiori musei del mondo e periodicamente raggiungono cifre da capogiro nelle aste di Christie’s e Sotheby’s. Per questo la notizia che Koons abbia licenziato di punto in bianco la metà dei suoi assistenti colpisce ed induce a qualche riflessione. Parliamo di circa trenta persone impiegate tutte nello staff di pittura dello studio di Koons che fino ad oggi comprendeva circa 60 persone.

GLI STUDI D’ARTISTA COME UN’IMPRESA

Un licenziamento di massa che non può non stupire considerando che lo studio di Jeff Koons è uno dei più grandi ed attivi del mondo con uno staff che supera le cento persone. Numeri impressionanti ma assolutamente alla portata di artisti che lavorano con le più grandi gallerie del pianeta e che sono contesi dai collezionisti a suon di milioni di dollari. Studi che assomigliano ormai ad imprese, con curatori ed uffici stampa interni, assistenti, addetti alla sicurezza e al trasporto delle opere.

Ha uno studio di oltre 9.000 metri quadri Damien Hirst (Bristol, 1965) nel Gloucestershire progettato dallo studio londinese Designscape Architect per rispondere a tutte le esigenze dell’artista. Lo studio comprende laboratori, spazi per l’imballaggio delle opere ed una galleria espositiva degna di un museo. Lavorano oltre 90 persone nello studio di Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967) tra artigiani, storici dell’arte, architetti e film-maker. Per dimensioni e personale lo studio di Gerhard Richter (Dresda, 1932), alle porte di Colonia, è il più grande della Germania e comprende curatori, archivisti, architetti e degli assistenti internazionali che si occupano di intrattenere i rapporti con i collezionisti asiatici o americani.

LA CRISI ECONOMICA TOCCA ANCHE KOONS?

Il ridimensionamento dello studio di Jeff Koons ha riguardato un settore specifico, quello degli assistenti alla pittura, già ridotto lo scorso anno. Tra il 2014 e il 2015, infatti, Koons ha assunto oltre 100 pittori in occasione della grande mostra inaugurata nella sede newyorchese di Gagosian nel novembre 2015. C’era da lavorare celermente alla serie “Gazing Ball”, gruppo di dipinti in cui Koons interveniva sui grandi capolavori del passato inserendo all’interno di essi una sfera azzurra di vetro blu. Lo scorso anno già una buona parte degli assistenti era stata mandata via. Ed ora una nuova ondata di licenziamenti che ha colpito anche assistenti impiegati nello studio da oltre dieci anni. Le malelingue parlano di una crisi dovuta alle tiepidi vendite della serie “Gazing Ball” che sono state notevolmente al di sotto delle aspettative, mentre c’è chi sostiene che i licenziamenti siano una rappresaglia nei confronti degli assistenti che si sono rivolti al United Scenic Artists, il sindacato degli artisti e dei designer, per chiedere condizioni di lavoro più umane e uno stipendio più adeguato.

NESSUNA DICHIARAZIONE

Mentre continuano a circolare dettagli relativi alle modalità in cui sono arrivati i licenziamenti, agli orari e ai ritmi di lavoro massacranti e alla paga piuttosto scarna (si parla di una cifra che oscilla tra i 14 e i 23 dollari l’ora) nessuna smentita né dichiarazione ufficiale è arrivata né dall’entourage dell’artista né dalla Gagosian che lo rappresenta. Un silenzio che profuma di assenso o che forse, con un’abile strategia di comunicazione, spera di mettere a tacere quanto prima la vicenda.

–  Mariacristina Ferraioli

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Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli è giornalista, curatrice e critico d’arte. Dopo la laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia dell’Arte, si è trasferita a Parigi per seguire corsi di letteratura, filosofia e storia dell’arte presso la Sorbonne (Paris I e Paris 3).…

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