La performance di Tim Youd dentro l’Ara Pacis. Ricalcare (e perdere) le parole di un romanzo

Molta pazienza e un grande amore per la letteratura. Il ciclo di 100 performance di Tim Youd sta a metà tra romanticismo e concettualismo. La nuova tappa è a Roma, nel museo dell’Ara Pacis. Location perfetta per ricalcare un romanzo dedicato all’Imperatore Augusto. Ecco il commento dell’artista…

Da un lato c’è il gesto lento e rituale della riscrittura: la copia come riappropriazione, il doppio come omaggio e poi possesso. Dall’altro c’è il gesto condotto fino all’ossessione. Al punto che la stessa trascrizione precipita nel suo contrario: la parola citata e riscritta si perde nell’accanimento della lettera sul foglio. E con lei, a perdersi, è il senso.
Tra questi due movimenti/sentimenti si struttura il progetto performativo dell’artista statunitense Tim Youd (1967, Worcester, MA), dal titolo “100 Romanzi”, ovvero 100 romanzi amati da riscrivere in 10 anni, fedelmente, lettera dopo lettera, pagina dopo pagina. Scegliendo dei luoghi simbolici che con quei libri hanno a che fare e che diventano teatri dell’azione concettuale.
Youd si siede a un tavolo, davanti alla sua Royal 10, macchina da scrivere prediletta, e inizia a picchiare sui tasti, mentre l’occhio segue le righe fitte del romanzo da ricopiare. Ma c’è un’anomalia: tutto avviene su un foglio, anzi due. Sovrapposti e bombardati di piccole lettere a inchiostro, nel ticchettio che satura l’ambiente. Alla fine del processo, che fa implodere centinaia di pagine su un unico piano, Youd separa i due fogli e li espone così, accostati, a evocare un libro aperto: pagina destra e sinistra, in un dittico fatto di buchi, di cicatrici, di strappi, di parole pesanti ammassate fino a sfondare la carta e sparire.

Augustus, di John Williams

Augustus, di John Williams

RISCRIVERE LA STORIA DI AUGUSTO DENTRO L’ARA PACIS

Il cinquantesimo romanzo della serie, Augustus, di John Williams, viene cancellato dal 24 maggio al 2 giugno al Museo dell’Ara Pacis, antico altare dedicato alla dea romana della Pace, edificato per celebrare la stabilità che Augusto aveva restituito a Roma dopo l’assassinio di Giulio Cesare. La cornice ideale per accogliere quest’ennesima sfida, stabilendo una relazione importante e silenziosa tra l’azione, i brani letterari e lo spazio stesso. “L’Ara Pacis mi sembra”, ci spiega Youd, “oltre che un simbolo di bellezza e di potere un luogo della riscoperta in atto. Come sito per una delle mie performance, sento una particolare risonanza con l’idea di scavare nel passato, alla ricerca di un significato più pregnante. Ognuna delle mie performance è essenzialmente una rilettura attiva di romanzi densi di significato, che mi permettono di connettermi a un livello più profondo con il lavoro letterario. L’Ara Pacis serviva come altare per Augusto, e io sto facendo un pellegrinaggio per offrire il mio atto di devozione attraverso la mia performance”.

Tim Youd, Kingsley Amis’ Lucky Jim, 2015. typewriter ink on paper. framed 17 x 25 inches (43.2 x 63.5 cm). Courtesy the artist and Cristin Tierney Gallery, New York

Tim Youd, Kingsley Amis’ Lucky Jim, 2015. typewriter ink on paper. framed 17 x 25 inches (43.2 x 63.5 cm). Courtesy the artist and Cristin Tierney Gallery, New York

QUEL CHE RESTA DI UN ROMANZO

Ed è proprio qui, in uno spazio quasi cultuale, devozionale, scandito dalla liturgia della ripetizione letteraria, che l’essenza di un testo emerge, confondendo le parole e lasciando venire la memoria emotiva, l’energia della storia, il carico di immagini mentali incamerate durante la lettura. “La genesi del progetto ‘100 Romanzi’ proviene da una visione che ho avuto qualche anno fa circa ciò che vediamo quando stiamo leggendo un libro”, continua l’artista. “Vale a dire, a livello formale, vediamo un rettangolo di testo nero all’interno del rettangolo della pagina bianca, e poi di nuovo e di nuovo. Le mie ripetizioni sono allora uno sforzo per riflettere questa caratteristica e restituire tutte le parole di un romanzo contemporaneamente, ma illeggibili. In un certo senso, è questo che ci resta dopo aver letto attentamente un romanzo degno di nota: non una trascrizione verbale memorizzata nel nostro cervello, ma un’impressione profonda, stampata nella nostra mente”.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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