Shia LaBeouf si chiude per un mese in una capanna in Lapponia. Lo streaming dal museo di Helsinki

Isolarsi, tagliare i canali di comunicazione col mondo, a parte qualche messaggio inviato tramite un museo. È una nuova performance estrema dell’artista americano, che torna a far parlare di sé…

Si è era molto parlato di lui a fine gennaio 2017, all’indomani dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Erano settimane complicate. Proteste in strada, allarmismi, dibattiti sui media e l’azione subito robusta del neo presidente, allergico agli stranieri e affezionato all’idea dei muri, sul filo di revival nazionalisti. E tanti, tantissimi segnali da parte del mondo dell’arte e dello spettacolo. Tutti (o quasi) compatti contro Trump.
In prima linea lui, Shia LaBeouf (Los Angeles, 1986), attore e artista di appena 30 anni, che mise in scena una performance collettiva nei pressi del Museum of Moving Image di New York. Una telecamera, uno streaming e un calendario di quattro anni da riempire. Come? Urlando tutti dinanzi al mondo – in teoria fino alla fine della presidenza Trump – la frase He will not divide us: ‘Lui non ci dividerà’. Alta la partecipazione, qualche tafferuglio e LaBeouf finito in manette. Unica consolazione: l’enorme visibilità mediatica. 

Shia Labeouf, AloneTogether, 2017. La capanna montata in una sala del Kiasma Museum

Shia Labeouf, AloneTogether, 2017. La capanna montata in una sala del Kiasma Museum

LA SOLITUDINE DI SHIA LABEOUF. ESPERIMENTO IN LAPPONIA

Oggi si torna a parlare di lui, per un’altra azione estrema. E la politica stavolta non c’entra (o almeno, non direttamente). Qui il senso del dejà vu si sente e la cornice è quella dell’arte come superamento del limite, come esercizio della resistenza, come prova radicale con cui sperimentare i propri confini umani, corporei, psicologici. Anni Sessanta style, in chiave hi-tech.
Shia LaBeouf, a partire dallo scorso 12 aprile, sta vivendo isolato dentro una piccola baita, in qualche punto remoto della Lapponia, nel nord della Finlandia. Da solo, senza poter uscire né sentire nessuno al telefono o via Skype. Stesso copione per Nastja Ronkko e Luke Turner, membri del suo collettivo artistico. Tre capanne diverse, lontane tra loro e senza contatti con l’esterno.
Una quarta capanna in legno è montata all’intero del museo Kiasma di Helsinki, che è l’unica porta di accesso al mondo: qui i visitatori possono rivolgersi agli artisti, ma solo inviando e ricevendo dei messaggi di testo. Una telecamera piazzata nella sala del museo riprende in streaming quel che accade– ovvero il via vai di persone intorno alla casetta – con tanto di dialoghi in sovraimpressione. Una sorta di confessionale, per un Grande Fratello in versione concettuale, sostituendo la dimensione dello spettacolo con le pratiche, i codici e i luoghi dell’arte contemporanea. Il tutto per un mese, fino al 12 maggio.
L’opera si chiama AloneTogether, che pare riprendere un po’ il tema del lavoro contro Trump. Senza riferimenti politici, e da una prospettiva puramente sociologica e psicologica, ma è ancora il senso della solitudine e delle relazioni umane a orientare la ricerca. Con molta voglia di stupire: i nuovi media come canale, come spunto, come strumento di riflessione, ma soprattutto come amplificatore.

Helga Marsala

Museum of Contemporary Art Kiasma
Mannerheiminaukio 2, FIN-00100
Helsinki, Finland
www.kiasma.fi
http://alonetogether.kiasma.fi/

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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