Fare e creare. I Fab Lab e l’arte contemporanea

Che cosa succede quando il gesto artistico incontra competenze ingegneristiche e artigianali? La risposta si trova nei Fab Lab, luoghi di aggregazione e scambio, dove la tecnologia entra in dialogo con l’arte contemporanea.

Fare e creare. È sottile la linea che separa, linguisticamente quanto nella pratica, i due modi di intendere l’azione concreta. Un confine semantico che, nell’epoca del pensiero veloce, della creatività serva del consumo, ma soprattutto della più democratica distribuzione delle risorse, è diventato sempre più labile, arrivando oggi alle prime sperimentazioni di un connubio che merita una certa attenzione.
In questo mescolarsi di definizioni, un ruolo interessante è quello ricoperto negli ultimi anni dai cosiddetti Fab Lab: a presentarli così, nel 2006, è stato Neil Gershenfeld, professore del MIT, che ha delineato l’esperienza come primo esempio di “ingegneria sociale”. Si tratta, nello specifico, di laboratori attrezzati con frese elettriche, taglierine, postazioni per la saldatura, ma anche circuiti, processori e stampanti 3D, nati come luoghi in cui costruire strumenti secondo le necessità di ciascuno. Il progetto ha assunto però una piega inattesa, facendo diventare i Fab Lab punto di aggregazione e scambio di competenze, dove sono confluiti ingegneri, programmatori informatici, artisti, falegnami e chi più ne ha più ne metta.
Non c’è voluto molto perché queste officine di frontiera diventassero culla per la realizzazione di vere e proprie opere d’arte contemporanea, con esiti davvero interessanti, anche in Italia.

La sede di via Santa Marta di The FabLab a Milano

La sede di via Santa Marta di The FabLab a Milano

L’ESEMPIO MILANESE

Nell’autunno 2015 The FabLab di Milano e Corraini edizioni hanno dato vita all’iniziativa MakersVSIllustrators, il nome è di per sé esplicativo. Il primo degli appuntamenti è stato con Olimpia Zagnoli, artista della comunicazione per immagini, autrice di albi illustrati e copertine, che vanta collaborazioni d’oltreoceano con New Yorker e New York Times.
È nata così, presso la Libreria 121+ di Milano, Cinetica Zagnoli Elettrica: in mostra sculture in movimento, tra sigarette fumanti, uccellini che cinguettano, gatti dagli occhi luminosi. Opere uniche e un pezzo in serie dove il segno distintivo della Zagnoli – le campiture piatte, i colori brillanti, le curve definite – è messo al centro di una ricerca artistica e progettuale intorno alla profondità delle figure.
Le opere sono state create apposta per questa occasione, dopo una lavoro di ricerca fatto insieme in laboratorio, studiando da una parte lo stile di Olimpia, dall’altra tenendo conto dei macchinari a disposizione“, racconta Matteo Ordanini di The FabLab. “L’idea era quella di offrire alle illustrazioni una dimensione in più, arrivando non proprio a una tridimensionalità, ma quasi“. Per farlo sono intervenute lastre di plexiglass colorate, macchine per l’incisione e un pizzico di programmazione con Arduino capace di rendere le sculture mobili e interattive.
Un esperimento ripetuto, in primavera, con Emiliano Ponzi, altro grande nome dell’illustrazione contemporanea, che si è messo alla prova con Ponzinetic. Qui il gioco si è concentrato ancor di più sul movimento: un dinamismo creato da magneti che spostano la polvere di ferro, effetti ottici di bianchi e neri, trasparenze, che si manifestano ai nostri occhi sugli abiti delle silhouette disegnate da Ponzi, per una “sfilata” cinetica ispirata al Gruppo T.
La mostra, assicurano i creatori, non si ferma qui e vedrà prossimamente nuovi appuntamenti, di cui fiduciosi attendiamo notizie nei prossimi mesi.

Digital Warhol. Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova 2017

Digital Warhol. Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova 2017

DESTINAZIONE GENOVA

Movimento, luce e forme sono alla base anche di un altro esperimento analogo, condotto dal Fab Lab di Genova con l’artista Alessandro Lupi. La sua Universal Spin è una spirale di nove metri, in costante rotazione; una riflessione sull’infinito condotta anche in questo caso grazie all’intervento di un processore Arduino, che ne modula il moto. In sottofondo, una traccia audio, registrata dalla sonda spaziale Voyager, mentre giochi di luce colpiscono l’osservatore. Esposta in tutto il mondo, Universal Spin nell’autunno scorso ha affascinato chi passava nel Cortile Maggiore del Palazzo Ducale di Genova, in occasione del Festival della Scienza.
Certo, non c’erano Fab Lab ai tempi di Andy Warhol, ma, nella Factory, mettersi alla prova con le nuove tecnologie era la regola del giorno. Il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova porta in mostra, fino alla fine di febbraio, Digital Warhol, un percorso tra le opere eseguite dall’artista su un PC Amiga 1000 nel 1985. Una scoperta recente per un’esperienza stroboscopica: sullo schermo del Commodore si alternano scarabocchi, colori, rielaborazioni fotografiche, che rendono Warhol un precursore non tanto per aver sperimentato la commistione tra pittura e digitale, quanto per essersi da subito mostrato consapevole delle potenzialità, in ambito artistico, di competenze e tecnologie nuove.
Competenze che, ora più che mai, sembrano superare le barriere della lingua, scavalcando, a grandi passi, quella linea sottile e dimostrando, una volta di più, che non esiste fare senza creare.

Martina Russo

www.thefablab.it
www.alessandrolupi.com

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Martina Russo

Martina Russo

Giornalista nata e cresciuta a Genova, città che è luogo di approdi ma anche di partenze; infatti sono stati molti i viaggi che l'hanno portata negli anni e la portano oggi a zonzo per il mondo. Umanista tenace, italianista nella…

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