Un’opera per Castel Sant’Elmo. A Napoli Paolo Puddu vince il concorso, qui le immagini

Una riflessione sui modi di percepire oltre la vista. Paolo Puddu vince a Napoli la V edizione del Premio “Un’opera per il Castello”, tema Uno sguardo altrove. Relazioni e incontri

È Paolo Puddu (Napoli, 1986) il vincitore della quinta edizione del Premio Un’opera per il castello, promosso a Napoli da Castel Sant’Elmo per documentare la creatività artistica contemporanea e rivolto a giovani artisti chiamati a confrontarsi con la realtà monumentale del castello. La rosa dei finalisti del premio, curato da Angela Tecce e Claudia Borrelli, era composta anche da Ciro Chianese, Cristina Cusani, Niccolò De Napoli, Marco Donisi, Flaviano Esposito, Gruppo Orizzontale, Stefan Nestoroski, Marco Pasquale Rossetti, Irene Russo, Virginia Zanetti. L’opera vincitrice – che vedete nella fotogallery – s’integra nel contesto di Castel Sant’Elmo senza alcuna pretesa di monumentalità, in quanto sostituisce, estendendosi lungo parte del perimetro, un corrimano preesistente: su di esso, la scrittura braille rappresenta un leitmotiv che si ripete, costituendo un dispositivo estetico capace di liberare la visone dal limite empirico della vista, per spalancarla alla visionarietà, in un aldilà percettivo.

SEGUIRE LA FORMA

A ciò si riferisce il titolo, Follow the shape, che suggerisce di seguire la forma, non solo quella dell’opera, per immergersi nel disvelamento di un percorso sensoriale che dal tattile giunge all’immaginifico. In tal modo, l’affaccio sullo sconfinato panorama partenopeo e sul bacino dall’orlo sinuoso diventa occasione per accorgersi di un’assenza, di uno scenario altro da quello che si presenta alla vista, oltre il campo visivo, in un altrove differito. I segni impressi nell’acciao, intesi nel loro valore scultoreo ed evocativo, costituiscono punti di riflessione sulle modalità polisemiche della percezione. L’artista ha imposto dei limiti alla legibilità dell’opera, decidendo di non rivelare il testo braille, tratto dal libro La terra e l’uomo (1947) di Giuseppe De Lorenzo, in quanto ad ognuno è sottratto qualcosa: ai non vedenti il palesarsi dell’immagine reale, sostituita da quella immaginaria evocata dalla descrizione testuale, e ai vedenti il significato di quei grafemi, privati del sema e divenuti deittici, pronti ad accogliere il senso di esperienze altre.

Rosa Esmeralda Partucci

 

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Rosa Esmeralda Partucci

Rosa Esmeralda Partucci

È nata ad Avellino nel 1990 e ha frequentato il corso di Laurea Triennale in Archeologia e Storia dell'Arte all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Attualmente è in procinto di discutere la tesi in storia dell'arte contemporanea. Ha scritto…

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