Trame, riflessi e curve. Marisa e Mario Merz a Roma

Macro, Roma – fino al 12 giugno 2016. Mario e Marisa Merz: due artisti che hanno attraversato insieme il Novecento, fondendo il proprio lavoro per decenni. Oggi il Macro dedica loro una retrospettiva sull’intenso incontro tra due universi artistici e il loro rapporto con la Capitale.

UNA COPPIA COMPLEMENTARE
Una retrospettiva che intreccia vita privata e arte, quella dedicata a Marisa (Torino, 1926) e Mario (Milano, 1925 – Torino, 2003) Merz dal Macro di via Nizza. Due mondi dell’arte del Novecento raccontati attraverso le loro opere e gli scatti fotografici di Claudio Abate, in un susseguirsi di testimonianze di azioni ed esposizioni.
Marisa e Mario, figure contrapposte ma sempre complementari: lui gigante imponente dal volto squadrato, lei minuta dai lineamenti dolci, con occhi vispi e attenti a cogliere particolari invisibili agli altri. Un legame indissolubile fatto di mostre, musei, gallerie, di viaggi per presentare le proprie opere, di importanti collaborazioni: Dalí, Frida Kahlo, Diego Rivera, Christo e Jean Claude, Ilya ed Emilia Kabakov, Bern e Hilla Becher. Lei, talvolta, musa ispiratrice delle opere di lui; spesso, unita al compagno in una fusione di personalità poetiche e stimolanti.
Il fervore artistico di quattro mani nato dall’Arte Povera; un forte legame con la Città Eterna nella quale Marisa realizzò diversi progetti artistici e mostre personali presso la Galleria L’Attico di Fabio Sargentini tra il 1970 e il 1975, sino ad arrivare a quelle più recenti del 2000 e 2002 rispettivamente a Villa Medici e al Maxxi.

Mario Merz, Un segno nel Foro di Cesare, 2003 - Macro, Roma 2016

Mario Merz, Un segno nel Foro di Cesare, 2003 – Macro, Roma 2016

UNA MOSTRA LUNGA CINQUANT’ANNI
Vortici di luci e di vetri si intrecciano a formare trame metalliche, catturando lo spettatore in un mondo artistico che sottintende un forte legame sentimentale, una strettissima relazione, un continuo scambio intellettuale capace di dar vita a lavori a quattro mani senza limitare, in nessun momento, l’individualità artistica di ciascuno. Teste e istallazioni in cera, nylon, rame, sculture, opere pittoriche parlano di un rapporto durato quasi cinquanta anni. Inesauribili energie creative che trovano sfogo nell’utilizzo dei più disparati materiali, come l’acrilico, la carta, il metallo.
Si rimane quasi ipnotizzati dalla spirale di Mario Merz, Un segno nel Foro di Cesare (raccontato anche da Ludovico Pratesi), progettata per i Fori Imperiali nel 2003 e, in questa occasione, allestita verticalmente su uno dei muri della sala principale così come l’artista l’aveva in principio immaginata. Un vortice che ha inghiottito oltre 2000 anni di storia, risplendendo di una fredda luce azzurra nelle notti romane. La trasposizione artistica della serie numerica individuata dal matematico medievale Leonardo Fibonacci, in cui ogni numero equivale alla somma dei due che lo precedono (0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21…): la crescita della natura che si trasforma in energia grazie alla luce emanata dal neon.
Ma tutta la mostra è un grande affresco, talvolta inaspettato, ai rapporti tra la coppia e la città di Roma, in realtà molto più presente nella vicenda artistica di entrambi di quanto si possa immaginare.
Un legame con la Capitale testimoniato dagli scatti di Claudio Abate, che documenta attentamente il volo di Marisa dall’Aeroporto Roma Urbe a bordo del Cessna F172G nel 1970, periodo in cui si accingeva a preparare la prima esposizione presso la Galleria L’Attico. Nella stessa occasione la coppia si recava a Fregene, presso il Villaggio dei Pescatori, assieme al fotografo; nascevano, così, le sequenze di Mario sul bagnasciuga con le coperte di Marisa, trame successivamente esposte nel garage di Sargentini.

Marisa Merz, Untitled, 1983

Marisa Merz, Untitled, 1983

OPERE RECENTI
Non sono esposte solo opere del passato, ma anche recenti espressioni artistiche come Senza titolo (2009-10) di Marisa Merz; una fusione di tecniche su una miscellanea di supporti, quali carta, pietra, argilla, rame e compensato. Marisa, rimasta spesso ai margini dell’arte contemporanea per scelta personale, ha sempre combinato tecniche e materiali, in un susseguirsi di piccoli gesti quotidiani per costruire oggetti dedicati alla figlia.
Legami profondamente indissolubili, vedute di villaggi di pescatori, scarpe abbandonate sulla spiaggia, pensieri che si perdono guardando il cielo da una finestra: messaggi lungimiranti ma eternamente fissati nella memoria.

Ilenia Maria Melis

Roma // fino al 12 giugno 2016
Marisa e Mario Merz – Sto in quella curva di quella montagna che vedo riflessa in questo lago di vetro. Al tavolo di Mario
a cura di Claudio Crescentini, Costantino D’Orazio e Federica Pirani
MACRO
Via Nizza 138
06 0608
[email protected]
www.museomacro.org

MORE INFO:
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Ilenia Maria Melis

Ilenia Maria Melis

Ilenia Maria Melis è giornalista e blogger. Laureata con il massimo dei voti in Storia e Conservazione del Patrimonio Artistico, indirizzo Archeologico, presso l’Università degli Studi Roma Tre, da sempre ama l’arte e l’archeologia, probabilmente affascinata dagli splendori della Capitale…

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