Alla scoperta degli Horti Farnesiani. A Roma una mostra celebra gli storici giardini sul Palatino

Un percorso “a passo lento”, rivivendo le suggestioni dei viaggiatori del Grand Tour, che si serve delle tecnologie digitali immersive per scoprire la bellezza di uno dei luoghi più affascinanti di Roma. Ecco le immagini degli appena restaurati Horti Farnesiani, perla d’arte e natura immersa nel Palatino…

In occasione dell’appena sopraggiunta primavera, Roma si riappropria di uno dei suoi tesori più misteriosi e affascinanti, una perla che coniuga arte e natura immersa nel Palatino. Stiamo parlando degli Horti Farnesiani, locus amoenus fortemente voluto e realizzato da Alessandro Farnese intorno alla metà del Cinquecento e che oggi – dopo lavori di restauro il cui valore ammonta a 1.554.000 euro, di cui 483.000 sono dovuti al contributo del World Monuments Fund – riapre le sue porte al pubblico. Il Parco Archeologico del Colosseo, il cui consueto percorso turistico solitamente porta i visitatori dall’Anfiteatro Flavio al Foro Romano, adesso si arricchisce di un’ulteriore “tappa” da scoprire, anche grazie a Il Palatino e il suo giardino segreto. Nel fascino degli Horti Farnesiani, mostra a cura di Giuseppe Morganti e organizzata da Electa in occasione dell’apertura degli Horti e visitabile fino al 28 ottobre 2018.

Ricostruzione con tecnologia digitale degli Horti farnesiani ©Electa

Ricostruzione con tecnologia digitale degli Horti farnesiani ©Electa

LA STORIA

La storia degli Horti inizia intorno alla metà del Cinquecento, quando il cardinale Alessandro Farnese acquista una serie di piccoli appezzamenti di terreno posti fra le falde del Palatino sul Foro e la sommità della collina, fino al versante opposto sul Circo Massimo. L’idea era quella di farne un maestoso giardino, per affermare la raggiunta e consolidata posizione politica e istituzionale della nobile famiglia del cardinale. Non a caso, inglobando i palazzi imperiali, il giardino sorse là dove Roma fu fondata e dove ebbe sede il potere da Augusto in poi. Per due secoli gli Horti continuano a essere una proprietà della famiglia Farnese che, tra lavori di rimodernamento e modifiche strutturali, nel 1718 trasformano il giardino in “Reale Azienda Agricola”. Nel 1861 l’imperatore Napoleone III acquista gli Horti Farnesiani con il proposito di condurvi scavi. L’impresa viene affidata all’archeologo italiano Pietro Rosa. Nel 1870 il giardino viene acquistato dal Governo Italiano, e nel 1876 Rodolfo Lanciani viene nominato direttore degli scavi, proseguiti poi nei primi del Novecento dall’archeologo Giacomo Boni, che inoltre si occupa anche della reintegrazione del giardino, andato distrutto a causa dei rimaneggiamenti dei decenni precedenti.

Il portale degli Orti Farnesiani rimontato su via di San Gregorio e ingresso attuale al parco archeologico del Palatino (fotografia di Stefano Castellani)

Il portale degli Orti Farnesiani rimontato su via di San Gregorio e ingresso attuale al parco archeologico del Palatino (fotografia di Stefano Castellani)

L’APERTURA DEGLI HORTI: LA MOSTRA E IL PERCORSO

L’apertura degli Horti al pubblico, avvenuta a seguito del completamento dei lavori di restauro delle Uccelliere farnesiane, è accompagnata dalla già citata mostra Il Palatino e il suo giardino segreto. Nel fascino degli Horti Farnesiani e da un percorso di visita che immerge il pubblico nella storia del giardino nel corso dei secoli. L’itinerario della rassegna, all’interno della vasta area archeologica, si snoda là dove un tempo sorgevano gli antichi giardini: dalla via Nova, al limite del Foro Romano, fino alle Uccelliere sul colle Palatino, una pannellistica illustrata accompagna il visitatore nel racconto delle trasformazioni degli Horti. Il percorso di visita è concepito come una narrazione che prende avvio con le geometrie del verde volute dai Farnese, ripercorre la stagione del Grand Tour, e termina agli inizi del Novecento, quando iniziarono le indagini archeologiche. Due i prestiti di eccezionale valore – collocati nelle Uccelliere – provenienti dalla collezione Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: tornano per la prima volta sul sito originario le sculture del Barbaro inginocchiato, in marmo nero antico e pavonazzetto, all’epoca utilizzato come portavaso, e di Iside fortuna, in marmo bigio morato, che decorava una delle nicchie della scala ai lati del Teatro del Fontanone.

UNA VISITA “A PASSO LENTO” E LE TECNOLOGIE DIGITALI IMMERSIVE

“Al di là del consueto circuito turistico che porta i visitatori dal Colosseo al Foro Romano”, spiega Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo, “a volte senza il tempo necessario per assaporare la magia dei luoghi, nasce così un percorso alternativo, dal passo lento, in un giardino inaspettato, contemporaneamente reale e immaginario, fino al belvedere già amato dai Farnese e che ancora oggi permette di riempirsi gli occhi della Bellezza più autentica di Roma”. Il piacere della visita “a passo lento” e fuori dal tempo si accompagna a una parte del percorso che si serve di tecnologie digitali immersive per la valorizzazione e la divulgazione scientifica del sito. In questa occasione, nel Ninfeo della Pioggia – uno degli spazi di piacere e ricreazione progettato dai Farnese – è stato concepito un coinvolgente viaggio nel tempo attraverso l’impiego di sofisticati apparati multimediali. Un videomapping ripropone quella che, in base allo studio delle fonti, doveva essere la fisionomia del complesso degli Horti Farnesiani. Suggestioni prospettiche e visioni a volo d’uccello restituiscono filari d’alberi, pergolati e antichi giochi d’acqua.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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