Giovanni Bellini, cinquecento anni dopo

Poche centinaia di metri separano tre dipinti di Giovanni Bellini: il “Battesimo”, la “Crocifissione” e la “Trasfigurazione di Cristo” sono le tappe di un itinerario che, per primo, intende celebrare i cinquecento anni dalla morte del pittore. A Vicenza, una delle città che più riuscì a intendere la rivoluzione della sua arte.

UN LEGAME PROFONDO
Vicenza e Giovanni Bellini (Venezia, 1430-1516): questi i due estremi attorno cui si muove una delle prime iniziative – ma citiamo anche il convegno veneziano in Fondazione Cini appena svoltosi – destinate a celebrare quell’artista che Roberto Longhi, nel 1946, definì “uno dei grandi poeti d’Italia”.
Ma perché dedicare un percorso a Bellini proprio a Vicenza? Fedele a Venezia, dopo essersi assoggettata spontaneamente al dominio della Repubblica, la città berica poté godere di un trattamento privilegiato, che le garantì di mantenere una classe dirigente locale tra cui non mancarono i committenti del pittore: laici o religiosi, gli commissionarono lavori come la grandiosa pala del Battesimo di Cristo (sfiora i 4 metri d’altezza), eseguita attorno al 1500 per conto di Battista Graziani detto il Garzadori, un personaggio di spicco dei lanaioli che, giunto sulle sponde del Giordano nel corso di un pellegrinaggio, fece voto di offrire al suo santo eponimo un sacello. Giovanni Bellini rispose alla richiesta allestendo una vera e propria “riforma visiva” improntata su una direttrice verticale che comincia dalla cornice e ha un’interruzione marcata nella linea arancione all’orizzonte, fra il terreno e l’ultraterreno.

Giovanni Bellini, Crocifissione, Vicenza, Banca Popolare di Vicenza, esposto a Palazzo Chiericati

Giovanni Bellini, Crocifissione, Vicenza, Banca Popolare di Vicenza, esposto a Palazzo Chiericati

LA SECONDA TAPPA
Dal fulcro della chiesa di Santa Corona, dove ancora si conserva l’opera, la seconda direttrice dell’itinerario belliniano conduce verso i Musei Civici di Palazzo Chiericati, dove è stato portato il Crocifisso con cimitero ebraico, proprietà della Banca Popolare di Vicenza, di norma conservato – senza essere accessibile al pubblico – a Palazzo Thiene e che, nonostante non vi siano prove documentarie, viene attribuito ancora a una committenza vicentina sia per la presenza delle tombe ebraiche alla base della croce, probabilmente collegate a un fatto dell’epoca, sia per lo sfondo dove, insieme ad altri monumenti ben riconoscibili, spiccano il Duomo e la torre di piazza dei Signori di Vicenza. Del resto Bellini visitò Vicenza diverse volte e la ricordò in molte circostanze, con combinazioni architettoniche di città ideali.

DA NAPOLI A VICENZA
Ultima tappa a Palazzo Leoni Montanari, dove è giunta dal Museo di Capodimonte la splendida Trasfigurazione di Cristo – un po’ opaca, ammette il curatore delle raccolte partenopee Sylvain Bellenger, lanciando un sassolino sull’opportunità di un restauro – opera uscita dal museo solo quattro volte in 300 anni. Viene definita come “una delle più magiche rappresentazioni di paesaggio, luce e atmosfera”: Cristo sta nella posa dell’orante che prega e riceve la grazia di Dio, mentre lo steccato è barriera e linea di demarcazione dello spazio sacro. Il legame con Vicenza? Il dipinto fu eseguito per la seconda cappella a sinistra della Cattedrale, quella che conservava le spoglie dell’arcidiacono Alberto Fioccardo. Rimosso nel 1613, a un certo punto – le fonti non consentono di ripercorrerne esattamente le vicende – lo si ritrova a Parma nella collezione Farnese e di lì fu portato, a inizio Settecento, a Napoli con il trasferimento dell’eredità a Carlo di Borbone.

Giovanni Bellini, La Trasfigurazione di Cristo, Napoli, Museo di Capodimonte, esposta a Palazzo Leoni Montanari a Vicenza

Giovanni Bellini, La Trasfigurazione di Cristo, Napoli, Museo di Capodimonte, esposta a Palazzo Leoni Montanari a Vicenza

CELEBRAZIONI INTELLIGENTI
Tre istituzioni di Vicenza – Comune, Intesa San Paolo e Curia – hanno saputo dar luogo a un percorso di estremo fascino e di grande interesse pur con sole tre opere, due delle quali già conservate in loco. Un’operazione che riesce a dare una prospettiva su Bellini puntando su poche eccellenze e non su immense quantità di quadri che spesso finiscono per includere opere di dubbia qualità. Le celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Giovanni Bellini si aprono nel segno di una politica culturale intelligente, e ci attendiamo pari saggezza nelle prossime iniziative, quali ad esempio la mostra Bellini e i belliniani. Dall’Accademia dei Concordi di Rovigo, che inaugurerà il prossimo febbraio a Conegliano Veneto e che si porrà l’obiettivo di tracciare una sorta di mappa del milieu belliniano partendo da altri due capolavori del maestro.

Marta Santacatterina

Vicenza // fino all’11 dicembre 2016 e fino al 29 gennaio 2017
Giovanni Bellini a Vicenza. Da Santa Corona a Palazzo Leoni Montanari
SEDI VARIE
0444 222811
[email protected]
www.museicivicivicenza.it

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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