Un Magister tira l’altro. Anche Canova è in digitale

Sei sezioni dedicate al disegno anatomico, alle Grazie, a Paolina Borghese, alle danzatrici, fino a quelle relative a due famosissimi gruppi scultorei, “Ercole uccide Lica” e “Amore e Psiche”. Sono tutte racchiuse all'interno del Giacimento, un ideale enorme blocco di marmo che racchiude la mostra digitale veneziana dedicata al genio del Neoclassicismo: Antonio Canova.

Venezia, Museo Correr: dopo aver percorso le sfarzose sale degli appartamenti di Sissi, lo sguardo si posa sulla candida perfezione delle sculture di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822), dal potente gruppo Dedalo e Icaro ai bassorilievi in gesso, fino ai bozzetti in argilla o cera.
Ancora Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari: nella navata destra si impone il monumento disegnato e progettato dall’artista per onorare Tiziano e messo poi in opera dagli allievi, che lo dedicarono allo scultore pochi anni dopo la sua morte. E ancora, alle Gallerie dell’Accademia si possono vedere dal vivo altri gessi del maestro di Possagno, che nella Serenissima visse i suoi anni giovanili ed ebbe modo di studiare le sculture antiche della collezione di Filippo Farsetti.

Antonio Canova, Amore e Psiche, 1813. Gypsotheca e Museo Antonio Canova, Possagno. Photo © Fabio Zonta

Antonio Canova, Amore e Psiche, 1813. Gypsotheca e Museo Antonio Canova, Possagno. Photo © Fabio Zonta

I CONTENUTI DI MAGISTER CANOVA

Da qualche settimana, tuttavia, Antonio Canova è anche protagonista di un progetto ideato da Cose Belle d’Italia e che ha visto la partecipazione di stimati studiosi – oltre ai curatori, hanno partecipato Giuseppe Pavanello, Steffi Roettgen, Johannes Myssok e Andrea Bellieni – che hanno siglato i contenuti della mostra, garantendone la correttezza scientifica.
Magister Canova è la seconda puntata, dopo quella dedicata a Giotto (63mila i visitatori dell’anno scorso; nel 2019 il programma si concluderà con Raffaello), di un format che intende proporre, con i soli mezzi digitali e senza esporre opere d’arte autentiche, un’esperienza di visita diversa sia da quella di stampo tradizionale sia dalle tante esposizioni virtuali diffuse negli ultimi anni. E la differenza sta proprio nel racconto – fruibile tramite un’app in cui la voce narrante è di Adriano Giannini e le musiche di Giovanni Sollima – che viene proposto: non solo suggestioni visive che evidenziano i particolari delle opere ripresi ad alta risoluzione e da varie angolazioni al fine di entrare nel dettaglio della scultura; non solo un allestimento realizzato con i più innovativi materiali che consentono di giocare con gli incredibili spazi della Scuola Grande della Misericordia, ma anche informazioni scientifiche sulle opere di Canova, dalle vicende storiche che ne hanno consentito la realizzazione, alle interpretazioni inedite.
Tra queste ultime, ad esempio, Giuliano Pisani propone una lettura inedita della famosissima Amore e Psiche, abitualmente intitolata Il bacio, mentre la scultura rappresenterebbe il momento in cui la fanciulla ritorna in vita grazie ad Amore, che si accinge a volare via, dopo il viaggio nel regno dei morti, come del resto narra l’originale favola di Apuleio, ben nota a Canova, profondo conoscitore di testi classici.

L'installazione di Fabrizio Plessi. Venezia, Scuola Grande della Misericordia. Photo © Francesca Bottazzin

L’installazione di Fabrizio Plessi. Venezia, Scuola Grande della Misericordia. Photo © Francesca Bottazzin

DENTRO I PENSIERI DEL MAESTRO

Ma quest’anno si impone immediatamente all’attenzione dello spettatore un’altra significativa novità: l’artista Fabrizio Plessi è infatti stato coinvolto nel progetto e a lui si è affidata la monumentale apertura del percorso al piano terra. L’originale installazione prevede un’enorme testa – “che si staglia ed emerge dal buio assoluto”, galleggiando su una superficie specchiante che richiama l’acqua – e che riproduce in materiali leggeri e sintetici l’autoritratto di Canova esposto alla Gypsotheca di Possagno.
Il senso profondo dell’opera si coglie tuttavia solo avventurandosi sul retro per entrare fisicamente nel finto cranio, dove un monitor reca ben riconoscibile lo stile di Plessi. Si tratta della sua personale interpretazione del processo creativo e mentale dello scultore: in un mare scuro, delle forme in movimento richiamano i neuroni, mentre le sinapsi che si creano e subito scompaiono lasciano intuire il formarsi dell’idea che sta alla base delle opere canoviane più importanti.
Nessuno strumento scientifico avrebbe e ha la capacità di riprodurre in immagini i pensieri, e allora spetta all’artista contemporaneo il compito di svelare le creazioni mentali del grande Maestro.

– Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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