Il mecenatismo degli Antinori. Da Brooklyn a Firenze

Museo Nazionale del Bargello, Firenze ‒ fino all’8 aprile 2018. La “Resurrezione di Cristo” di Giovanni della Robbia torna a Firenze grazie al mecenatismo della stessa famiglia che la commissionò nei primi anni decenni del Cinquecento.

L’imponente lunetta con la Resurrezione di Cristo, composta da quarantasei sezioni di terracotta invetriata policroma, è stata eseguita intorno al 1520 da Giovanni della Robbia, erede della prolifica bottega inaugurata dal nonno Luca, il più noto di questa famiglia di artisti. L’opera era stata commissionata da Niccolò di Tommaso Antinori e destinata alla sua residenza nei colli di Firenze (dal Seicento Villa Le Rose), già allora sede della produzione vinicola dell’antico casato fiorentino degli Antinori. La terracotta restò in quella sede per quasi quattrocento anni, fino a quando, nell’estate del 1898, fu acquistata da Aaron Augustus Healy, uomo d’affari ed esperto d’arte newyorkese che la donò al Brooklyn Museum della sua città, dove ancora oggi è conservata.
La Resurrezione, alla quale è dedicata un’intera sala del Museo del Bargello, è accompagnata da un ritratto di Healy realizzato nel 1907 da John Singer Sargent, artista molto noto per i suoi importanti ritratti, in special modo quelli che rappresentano gli artisti e l’alta società del tempo, così come i collezionisti e alcuni uomini politici.

Giovanni della Robbia, Resurrezione di Cristo [particolare], 1520-25 ca. New York, Brooklyn Museum

Giovanni della Robbia, Resurrezione di Cristo [particolare], 1520-25 ca. New York, Brooklyn Museum

L’OPERA

La lunetta, che rappresenta il committente inginocchiato alla destra del Cristo, segue un impianto iconografico tradizionale, già consolidato dalla pittura fiorentina del Quattrocento, che prevede la presenza dei soldati sorpresi dallo scoperchiamento del sepolcro di Gesù Cristo. L’elemento stilistico rilevante è costituito dalla ricchezza sgargiante della policromia della terracotta, soprattutto per quanto concerne le decorazioni a festoni con frutti, fiori e piccoli animali che fanno da cornice. Questo è probabilmente l’elemento che contraddistingue la “maniera” di Giovanni dai numerosi fratelli che operarono negli stessi anni nella bottega della Robbia.

Stefano Arienti, Scena fissa, 2017. Courtesy dell'artista

Stefano Arienti, Scena fissa, 2017. Courtesy dell’artista

IL DIALOGO CON STEFANO ARIENTI

L’opera torna in Italia oltre un secolo dopo la sua partenza grazie a una sinergia tra la sede espositiva, il museo prestatore e Marchesi Antinori Spa, che ne ha finanziato il restauro. A distanza di secoli la famiglia Antinori continua un discorso di committenza e mecenatismo che ancora oggi produce i suoi frutti. È stato infatti coinvolto l’artista italiano Stefano Arienti che, nella seconda sala della mostra, ha realizzato l’opera Scena fissa, un intervento site specific che reinterpreta la lunetta del della Robbia su lunghi teli da cantiere, in una sorta di scomposizione e ricostruzione dell’opera rinascimentale che ritrova e rievoca, grazie al disegno, un suggestivo e quasi poetico senso dello spazio.
L’esposizione continua nella cantina Antinori nel Chianti Classico, dove è installata Altorilievo, una seconda opera site specific di Arienti per Antinori.

Calogero Pirrera

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Calogero Pirrera

Calogero Pirrera

Calogero Pirrera (1979) è uno storico dell’arte specializzato in arte moderna e contemporanea, videoarte, didattica museale e progettazione culturale. Vive attualmente a Roma. Ha collaborato con la cattedra di Istituzioni di Storia dell’Arte della Facoltà di Architettura di Valle Giulia,…

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