L’installazione di Timossi sul lago del Col d’Olen in Valle d’Aosta. Le immagini

33 elementi galleggiano sull’acqua, mossi dal vento e dalle correnti di un piccolo lago glaciale in Valle d’Aosta. Fata Morgana dello scultore Alberto Timossi simula una colorata reazione ai mutamenti climatici.

Un intervento di land art, che invade parte della superficie del lago del Col d’Olen a 2721 metri di quota. Un’opera ambientale, intitolata Fata Morgana – Dentro l’Antropocene, dello scultore Alberto Timossi (Napoli 1965) che, dopo l’operazione nelle Cave Michelangelo di Carrara nel luglio 2015, torna a riflettere sul rapporto arte/natura/ambiente antropizzato. “Mi sono concentrato sui ghiacciai e sul loro progressivo scioglimento”, ci racconta Timossi, “e ho capito che il tema che mi interessava era l’acqua di fusione”. Così è nato questo canneto artificiale di colore rosso che trae linfa, come una pianta, da un lago glaciale di alta montagna, arricchito dai riflessi e dalle luci mutevoli dell’ambiente alpino: un miraggio, Fata Morgana appunto. “L’installazione di 33 elementi scultorei sull’acqua, di diversa altezza, galleggianti e in armonia con l’habitat”, ci dicono dalla Takeawaygallery di Roma che ha curato il progetto con il patrocinio della Regione Autonoma Valle d’Aosta e del Comune di Gressoney-La-Trinité, “simula una colorata reazione ai cambiamenti climatici in atto”.

IN COLLABORAZIONE CON LE UNIVERSITÀ

La sua realizzazione è stata possibile grazie alle informazioni scientifiche messe a disposizione dai ricercatori dell’Università di Torino, che, in collaborazione con numerosi enti di ricerca (CNR-IRSA, Università di Bologna, ARPA-Valle d’Aosta, Carleton University, Politecnico di Torino) negli ultimi anni hanno compiuto una campagna di studio sulle acque del piccolo bacino idrico, alimentate dall’attiguo rock glacier. “Si tratta del ghiacciaio roccioso”, chiarisce Timossi, “che bagnando il lago del Col d’Olen ne rende l’acqua unica, con caratteristiche a sè, adatta a generare il mio canneto artificiale e monocromo a 2721 metri di quota”.

TRA ARTE E SCIENZA

Il risultato è una scultura che favorisce l’incontro fra arte e scienza, ponendo l’accento sugli effetti del cambiamento climatico in alta montagna. “Non vuole essere tanto una denuncia, che sarebbe riduttivo”, conclude l’artista, “quanto desidera mostrare la capacità della natura di adattarsi, trasformarsi, risorgere in modo nuovo per far fronte alle ingerenze che subisce. In questo senso Fata Morgana è un miraggio, una sorpresa, qualcosa che non ti aspetti e che è irreale oggi, ma possibile in un prossimo futuro. Un canneto artificiale, industriale, rosso, generatosi da sé per causa nostra”.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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