Unesco. Le Mura di Bergamo, di Peschiera e di Palmanova sono Patrimonio Mondiale dell’Umanità

Salgono a 53 i siti italiani patrimonio dell’Unesco, dopo che il prestigioso riconoscimento è stato assegnato a Bergamo, Peschiera e Palmanova.

Le antiche mura di Bergamo entrano a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità gestito dall’UNESCO. L’investitura è arrivata dalla XLI sessione della commissione riunita a Cracovia. Il prestigioso riconoscimento è condiviso con le città di Peschiera e Palmanova per l’Italia, Zara Sebenico per la Croazia e Cattaro per il Montenegro, le quali, fino al 1797, anno della caduta della Repubblica di Venezia, facevano parte del sistema difensivo posto ai confini della Serenissima. Il progetto presentato alla Commissione UNESCO già nel 2007, porta infatti il titolo “Le opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar occidentale”. Salgono così a 53 i siti italiani Patrimonio Mondiale dell’Umanità. «Desidero ringraziarvi per il riconoscimento attribuito alle Venetian Work of Defense delle nostre città. È per noi motivo di orgoglio e di responsabilità” dichiara con entusiasmo Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo, “Con la candidatura transnazionale, condivisa dalle nostre rispettive comunità, abbiamo voluto dare piena espressione ai valori di pace e cooperazione internazionale che ispirano l’Unesco. Da oggi il nostro impegno per la conservazione e la valorizzazione di questo nuovo gioiello del Patrimonio mondiale sarà ancora più grande».

UN PATRIMONIO CINQUECENTESCO

Le Mura racchiudono Bergamo Alta, ovvero la parte più antica della città, e furono costruite per ordine del governo veneziano fra il 1561 e il 1588, su progetto degli ingegneri Francesco Malacreda e Genesio Bersani. Colossale, per l’epoca, la spesa necessaria per la loro realizzazione: ben un milione di ducati. Tuttavia la spesa fu giustificata dal fatto che Bergamo presidiava l’estremo confine occidentale della Repubblica, la sua protezione era strategicamente fondamentale. Sviluppata lungo un percorso di sei chilometri, la cinta è splendidamente conservata, non avendo subite modifiche sostanziali, né distruzioni belliche. È costituita da 14 baluardi, due piattaforme, 32 garitte (di cui solo una è giunta sino a noi), due polveriere, quattro porte: Sant’Agostino, San Giacomo, Sant’Alessandro e Garibaldi (già San Lorenzo). Un riconoscimento importante che spesso segna un passaggio in termini di investimenti e riqualificazione di un territorio. Emblematico in questo senso è il caso di Cafaggiolo in Toscana, che dichiarato patrimonio dell’Unesco ha ricevuto ingenti finanziamenti privati per attivare la macchina turistica.

L’ATTESA DI LUCCA

Ma l’Italia, si sa, è scrigno vastissimo di innumerevoli tesori architettonici. Restando nell’ambito delle cinte murarie, anche la città di Lucca vanta un prestigioso esempio. La sua cerchia rinascimentale, che vanta una delle passeggiate più bella della Penisola, immersa nel verde fra bastioni e contrafforti. Alla sua costruzione, fra il 1544 e il 1589 lavorarono numerosi architetti e ingegneri militari, fra i quali Jacobo SeghezziGaleazzo Alghisi e Baldassarre Lanci. Ma soltanto nel XVII Secolo, l’enorme impresa fu compiuta. Enorme per dimensioni, ma anche per lo sforzo economico e progettuale compiuto dal governo della piccola Repubblica di Lucca, certamente meno ricca della Serenissima. È evidente il potenziale storico, architettonico e paesaggistico, per meritare il riconoscimento dell’UNESCO, e anche Vittorio Sgarbi, nel marzo scorso, si è espresso pubblicamente a favore della città.

– Niccolò Lucarelli 

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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