Il Rinascimento dei Quartieri spagnoli. L’esempio di Foqus a Napoli

Nel cuore di una delle aree più delicate di Napoli, Foqus, la Fondazione Quartieri spagnoli, ha dato forma a un vero e proprio esempio virtuoso di rigenerazione urbana. Stimolando il coinvolgimento di chi abita e attraversa questa parte della città.

C’è chi rinnova vecchi edifici, chi promuove progetti inclusivi e c’è chi invece punta tutto su formazione e nuova occupazione; c’è chi promuove bellezza, chi pratica innovazione e chi s’inventa nuova impresa. Esistono mille modi di intendere la rigenerazione urbana: a Napoli, nel cuore dei Quartieri spagnoli, laddove l’istituzione spesso arretra, esiste un luogo in cui questi mille modi convivono dentro lo stesso spazio. Parliamo di Foqus, la Fondazione Quartieri spagnoli.
Nata due anni fa da un progetto di Rachele Furfaro e Renato Quaglia, nell’ambito di un ex convento del Cinquecento di 10mila mq – oggi quasi interamente ristrutturato – Foqus è ormai una cittadina nella città, un modo diverso di intendere le politiche sociali, un nuovo modello di welfare partecipativo basato sul coinvolgimento attivo di imprese e sulla promozione di pratiche di rete, networking e coproduzione fra tutti i soggetti insediati.
Sostenuta da risorse esclusivamente private, la Fondazione Foqus è situata in un contesto che lascia poco spazio alle opportunità: basti ricordare che i Quartieri spagnoli vivono una concentrazione abitativa quattro volte superiore rispetto alla media cittadina (29.917 abitanti), a fronte del più alto tasso di disoccupazione e inoccupazione di Napoli. Primato negativo anche sul fronte del rischio “devianza in età precoce” e della dispersione scolastica, in un’area che ospita ben il 10% dei minori dell’intera città.
È proprio in questo contesto che Foqus agisce, partendo dal presupposto secondo cui da aree critiche, generatrici di marginalità e conflitto, le periferie possono diventare laboratorio della trasformazione delle nuove città della crisi. “Rigenerazione sono spazi che si modificano migliorandosi; degrado che recede; imprese che, qui insediatesi, continuano a garantire lavoro e reddito rispettando regole e senza scorciatoie”, spiega Renato Quaglia, direttore della Fondazione: “Rigenerazione sono nuovi servizi che si aprono per chi vive qui; è la presa in carico dei costi di famiglie e bambini della parte più fragile di città; sono stili di vita, linguaggi, micro-economie di persone, studenti, lavoratori, genitori che da diverse parti di Napoli entrano ogni giorno nei Quartieri per arrivare a Foqus”.

Mimmo Paladino, Ho perso il conto, 2016. Quartieri spagnoli, Napoli

Mimmo Paladino, Ho perso il conto, 2016. Quartieri spagnoli, Napoli

UN ESEMPIO DI RIGENERAZIONE URBANA

Un modello replicabile che, nel tempo, si è dimostrato pienamente sostenibile. I numeri parlano chiaro: più di 1.000 persone ogni giorno partecipano alle attività e ai servizi promossi all’interno di Foqus; 136 nuovi posti di lavoro creati (di cui 48 ad alta specializzazione); 4 nuove imprese; 1 iniziativa pubblica, l’Accademia di Belle Arti di Napoli; 1 centro per bambini, ragazzi, giovani disabili; 18 imprese insediate; 350 bambini e giovani che seguono annualmente i percorsi educativi; più di 100 bambini della scuola; 500 studenti dell’Accademia di Belle Arti; 256 iscritti ai 50 corsi dell’Università delle LiberEtà; 32 Argonauti (bambini, ragazzi, giovani in condizione di disabilità); 21 fondazioni/imprese/aziende private italiane, napoletane e campane che hanno partecipato con impegno all’avvio del progetto.
Foqus è un caso unico in Italia in tema di rigenerazione urbana, che vede casi simili – ma non uguali – solo a Parigi e Amsterdam: “Siamo il piano B delle periferie”, aggiunge Quaglia, “quello in cui lo Stato, i grandi architetti, l’ente pubblico rinunciano, e cittadini e imprese si prendono carico di questa recessione, e disegnano da soli un nuovo modello di welfare, una nuova visione di città”.
A dicembre 2016 Mimmo Paladino ha deciso di regalare a Foqus una sua opera. “Portare il bello anche in quartieri difficili come i Quartieri spagnoli”: questo è lo spirito del suo gesto.

Argo, Fondazione Quartieri spagnoli, Napoli. Photo Kontrolab

Argo, Fondazione Quartieri spagnoli, Napoli. Photo Kontrolab

ARGO, UN PROGETTO INNOVATIVO

Nato ai primi di ottobre 2016, Argo è un centro di abilitazione rivolto a bambini, ragazzi, giovani con disabilità e alle loro famiglie. “L’unicità di Argo”, spiega Gerardo Colucci, responsabile del progetto, “sta nell’impostazione della struttura: i ragazzi, in un contesto come Foqus, girano e interagiscono con gli altri mondi: con i giovani dell’Accademia, i professionisti delle imprese, i bambini della scuola… una microsocietà che prepara i nostri argonauti alla vita che li aspetta fuori”.
Grazie alle partnership con Ferrarelle SpA e Fondazione con il Sud, oggi questo polo di eccellenza nell’abilitazione infantile, adolescenziale e giovanile accoglie quaranta ragazzi dai 6 ai 27 anni, integrando attività specialistiche e pre-professionalizzanti con proposte di tempo libero, sportive, laboratoriali. Obiettivo inclusione, formazione al lavoro, accrescimento della loro autonomia: “Puntiamo a un cambio della percezione sociale nei confronti della disabilità: non più un peso per la collettività, bensì un’utile risorsa”, afferma Alberto Falco, coordinatore attività Argo. “Vedere un ragazzo disabile dietro al bancone di un bar o impegnato in altro lavoro non dev’essere più un’eccezione, ma un fatto naturale”.
Argo è uno spazio di socializzazione che offre un sostegno su misura per ogni giovane e lo accompagna, grazie alla presenza di un’équipe multi-professionale, verso una formazione specifica, in vista di un auspicabile inserimento lavorativo. Un progetto innovativo, unico in Italia, volto a colmare le lacune delle istituzioni che prevedono il trattamento convenzionato – economico e strutturale – solo fino al 18esimo anno di età del ragazzo. “Ci siamo assunti la responsabilità di avviare un processo di trasformazione della realtà”, afferma Rachele Furfaro, presidente della Fondazione, “costruendo la trama di un tessuto, quello che si ritrova oggi a Foqus, il contesto innovativo in cui prende vita Argo”.

Foqus

www.foqusnapoli.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #35

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