Le Figure di Pablo Picasso sono in mostra a Verona

Quasi didascalica nella sua scansione cronologica, la mostra che Verona dedica a Picasso fa il punto sul rapporto del maestro novecentesco con la figura umana. Forte di novanta opere provenienti dal museo a lui intitolato a Parigi.

La mostra Picasso. Figure (1906-1971) curata da Emilie Bouvard e organizzata da Arthemisia con il patrocinio del Comune di Verona, presenta novanta opere provenienti dal Musée National Picasso di Parigi – primo al mondo per quantità di opere picassiane – per raccontare l’evoluzione della rappresentazione del corpo umano da parte dell’artista di Malaga.

STORIE DI FIGURE

Quella di “figura” è una definizione che ha cambiato significato nel corso della storia dell’arte, come spiega la curatrice. In latino assumeva varie accezioni, da “corpo umano”, a “oggetto plasmato”, a “struttura”; nel Rinascimento si attesta principalmente come “figura umana”, concetto allora al centro delle ricerche di Leonardo e Michelangelo. Da qui, un grande salto ci porta nella Parigi di fine Ottocento, quando dopo le innovazioni di Manet, Courbet e Toulouse-Lautrec, la rappresentazione tradizionale del corpo entra in crisi. Picasso a inizio carriera vi si approccia accademicamente e successivamente in modo innovatore, guardando con ammirazione alle volumetrie di Cézanne e Gauguin, e approdando al Cubismo con l’amico George Braque. A questo periodo risalgono Nudo seduto (1906-07) o Nudo disteso (1908), appartenenti alla sezione “1907-1916 – Decostruzione e ricostruzione cubista”.

Pablo Picasso, Le Baiser, 12 gennaio 1931. Musée national Picasso, Paris © Succession Picasso by SIAE 2016PICASSO E LA RUSSIA

Una seconda parte dell’esposizione si concentra sulla reinvenzione della figura classica tra il 1917 e il 1924, quando Picasso collabora con i Balletti Russi, realizzando disegni e bozzetti, come Danzatori (1917); la ballerina Olga Choclova è la sua modella preferita di questo periodo, ritratta in Olga col collo di pelliccia (1923). Si passa così a “1925- 1936 – Metamorfosi surrealiste”, sezione che illustra i risultati della frequentazione di Picasso dei surrealisti: pur non aderendo al movimento, l’influenza è evidente nelle invenzioni di corpi-mostro e personaggi-oggetto, da Il bacio (1931) a Donna con orologio (1936).

DALLA GUERRA ALLE ORIGINI

Il periodo tra il 1937 e il 1945 è dedicato alle “Figure di guerra”: Picasso, dichiaratosi repubblicano, non può tornare in patria; il bombardamento della cittadina basca di Guernica nel 1937 ispira il suo capolavoro più noto e il conflitto mondiale i suoi dipinti più addolorati, come Donna che piange (1937), il cui soggetto simboleggia le madri spagnole che hanno perso i propri figli in guerra.
La sezione “1945-1953 – Ritorno alle origini” racconta il rinnovato interesse dell’artista per il primitivismo, soprattutto attraverso l’ispirazione tratta dalle forme vegetali, che interessano anche la raffigurazione della donna-fiore Françoise Gilot, e dal mondo infantile, che Picasso immortala recuperando il ricordo del “sé” bambino, come in Madre e figli che giocano (1951) e Bambino che gioca con un camion (1953).

IL PITTORE E LE SUE MODELLE

La mostra si chiude con i dipinti dedicati a una delle ossessioni picassiane, il rapporto del pittore con la sua modella. Picasso si ispira ai capisaldi dell’arte francese, come Le donne di Algeri di Delacroix e Le déjeuner sur l’erbe di Manet, che ripropone due volte, nel 1960 e 1961. Sono di questo periodo i dipinti con scene di vita quotidiana, in cui i personaggi si rivolgono all’osservatore con sguardi sfuggenti o intensi, come ne Il pittore e la modella (1970), La famiglia (1970) o Domenica (1971).

Sara Bonfili

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Sara Bonfili

Sara Bonfili

Sara Bonfili è giornalista pubblicista e PhD in “Filologia e interpretazione del testi letterari e loro tradizioni culturali” all’Università di Macerata, dove è cultore della materia. Lavora come freelance, dedicandosi a temi culturali sul suo blog Travelkeller. È stata addetto…

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