Santarcangelo Festival. Intervista a Nicola Gunn e Ingri Fiksdal

Parola a due protagoniste dell’ultima edizione del Santarcangelo Festival. In scena con una serie di opere che mettono in dialogo coreografia e pubblico.

Il 15 luglio si è conclusa la 48esima edizione del Santarcangelo Festival, abbiamo provato a raccontarne gli echi parlando con due delle protagoniste di quest’anno: Nicola Gunn, artista australiana per la prima volta in Italia con il suo Piece for Person and Ghetto Blaster e Ingri Fiksdal, artista norvegese che ha accompagnato gli spettatori in due insoliti percorsi con Night Tripper e Diorama.
Nel primo caso ci troviamo di fronte a una ricerca coreografica precisa e incalzante, che fonde la filosofia a un aneddoto di vita personale: c’è un uomo, in Belgio, che lancia sassi nel canale. Dietro di lui, due bambini osservano. Nicola Gunn, trovandosi di fronte a questa situazione, tenta inutilmente di dissuaderlo. Ne nasce una performance acuta e inaspettata che si interroga sulla fragilità umana. Nel secondo è al contrario la visione dell’artista a insinuarsi in un’esperienza partecipata che ha coinvolto gli spettatori in due “rituali”: Night Tripper e Diorama sono due performance pensate per un orario e un ambiente specifico: il tramonto lungo il letto del fiume Marecchia e l’alba su una spiaggia di Rimini. Trasformare un’esperienza in arte, tradurre l’arte in esperienza. Capiamo come.

L’INTERVISTA

Nicola Gunn, uno dei punti principali della tua ricerca è “osservare le situazioni da punti di vista morali ed etici nel tentativo di diventare una persona migliore“. Quali sono le tue strategie artistiche per attuare questo proposito?
Quello che intendevo con questa affermazione è che spero di usare la pratica performativa per cercare di capire perché facciamo le cose che facciamo. Al cuore del processo artistico c’è sempre la narrazione, l’urgenza di raccontare qualcosa, quindi mi sento responsabile nella scelta delle storie che racconto e nel modo che utilizzo per raccontarle. Mi interessa proporre punti di vista che in qualche modo mettano in discussione come siamo e come ci comportiamo per riflettere su come potremmo invece essere e migliorare le relazioni con l’altro.

Visto che i rapporti umani sono importanti per il tuo lavoro, come costruisci la relazione con lo spettatore?
Penso che l’intelligenza e la relazione siano qualcosa che vada costruito insieme all’altro, qualcosa che nasca tra la performance e gli spettatori, non a priori. La ricerca di questa intelligenza condivisa, a mio avviso, dovrebbe procurare gioia. In teatro voglio divertirmi e voglio che il pubblico si diverta a pensare.

Ingri Fiksdal Diorama ®Briony Campbell

Ingri Fiksdal Diorama ®Briony Campbell

Come si è relazionato Piece For Person and Ghetto Blaster al contesto di Santarcangelo Festival?
Le direttrici artistiche Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino avevano visto Piece For Person And Ghetto Blaster prima a Melbourne e poi a Helsinki, decidendo quindi di invitarmi. Penso che quest’anno il festival abbia avuto una forte componente di opere di artiste donne con qualcosa da dire. Non ho mai descritto Piece for Person and Ghetto Blaster come un’opera femminista, né mi ritengo un’attivista. Sono principalmente un’artista che si esprime sulle proprie preoccupazioni del momento. Tuttavia, la mia visione del mondo sarà sempre culturalmente e socialmente modellata dal mio essere donna e dalle mie esperienze di donna. Non posso sfuggire da questa prospettiva e non cerco di liquidarla: è un fatto. Sono orgogliosa di aver fatto parte di questo gruppo di artiste che hanno detto qualcosa a Santarcangelo Festival, e spero che anche il pubblico abbia ritenuto questa scelta rilevante e attuale.

Ingri Fiksdal, un tema ricorrente nel tuo lavoro è il rituale e la capacità intrinseca dei rituali di trasformare e in definitiva trascendere i suoi partecipanti. Puoi parlarmi dei tuoi “rituali” realizzati a Santarcangelo?
A Santarcangelo ho avuto l’opportunità di presentare due opere. Night Tripper (2012), che è una collaborazione con lo scenografo Signe Becker e il compositore Ingvild Langgård, e Diorama (2017). Night Tripper è stato presentato al tramonto in una collina boscosa fuori Santarcangelo, e Diorama all’alba sulla spiaggia di Rimini. Sul tempo di entrambe le performance è incisa l’azione del sole in questo periodo dell’anno. Le location sono state trovate insieme al team del festival che aveva visto le opere in altre città e mi ha aiutata a scovare i luoghi migliori in cui le performance potessero essere realizzate.

Nicola Gunn, Piece for Person and Ghetto Blaster ® Zan Wimberley

Nicola Gunn, Piece for Person and Ghetto Blaster ® Zan Wimberley

Come hai messo in dialogo il luogo e il momento dello spettacolo?
Anche se le due performance sono state concepite a distanza di cinque anni, ci sono alcuni punti in comune su come si relazionano alla natura e sul numero minimo di elementi che le compongono. Soprattutto con Diorama, volevo creare qualcosa di non spettacolare, ma che coesistesse all’ambiente circostante modificando lentamente la percezione dello spettatore con il procedere del tempo. La performance si traduce quasi in una meditazione sul paesaggio in cui si svolge.
In Night Tripper la struttura rituale è più esplicita: gli spettatori camminano insieme attraverso la foresta e all’arrivo nel luogo prescelto viene offerta loro della vodka. Partecipano a un concerto-spettacolo, che suppongo possa essere visto come una fase liminale seguita da un rilascio, rappresentato dal bar appositamente allestito nella foresta.
La drammaturgia di entrambe le performance dipende dalla posizione del sole, da come il cambiamento di luce altera la percezione, nonché dal modo in cui il movimento umano e non umano della natura circostante cambia dal giorno alla notte o dalla notte al giorno.

Nel tuo lavoro suono, luce, coreografia e scenografia ricevono uguale cura, ma ciò che è veramente interessante nell’osservare le tue performance è la tua attenzione ai costumi. Come li progetti?
Il costumista Fredrik Floen ha creato il costume per Diorama e in generale considero il suo un bellissimo lavoro. In STATE, una produzione del 2016, io e Jonas Corell Petersen abbiamo collaborato con lo stilista danese Henrik Vibskov. Mi piace lavorare con costumi che rasentano la scenografia nel senso che trasformano e ingrandiscono i corpi dei performer, i quali prendono quasi la forma di oggetti in movimento.

Dalila D’Amico

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Dalila D'Amico

Dalila D'Amico

Dalila D'Amico è Dottore di ricerca in Musica e Spettacolo presso il Dipartimento di Storia dell'Arte e Spettacolo dell'Università di Roma La Sapienza, curatrice e videomaker freelance. Dal 2015, insieme a Giulio Barbato, cura la direzione artistica del festival video…

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