Il teatro lituano approda a Roma

Uno showcase ci ha portati a Vilnius, effervescente capitale baltica, e ora è il teatro lituano, insieme alla video arte, alla fotografia e alla musica, ad arrivare a Roma. Con un programma denso di appuntamenti da non perdere.

Flux – Festival Lituano delle Arti porta a Roma (Auditorium, MAXXI, Teatro Argentina e Teatro India) il teatro, la video arte, la fotografia e l’opera (quella contemporanea) lituani, mentre uno showcase svoltosi nella capitale, Vilnius, dal 25 al 29 aprile, curato da Audrionis Liuga (nuovo direttore dello State Youth Teatras) ha presentato a ospiti internazionali le recenti produzioni dei maestri lituani (Korsunovas, Nekrosius) e i nuovi volti di questa scena in fermento.
La Lituania festeggia quest’anno il centenario dell’indipendenza, sebbene la vera autonomia dall’Unione Sovietica non sia avvenuta che all’inizio degli Anni ’90.
Nonostante molti dei 600mila abitanti della capitale siano ancora testimoni diretti del periodo di egemonia sovietica, camminando per le vie del centro non si ha traccia di quest’esperienza. Hotel di lusso, locali in perfetto stile occidentale, negozi di alta moda e concept store, tanti turisti, tanti teatri. Questi ultimi gestiti da un piano di finanziamenti centralizzato, a favore delle istituzioni statali, di eredità sovietica, oggi riqualificati e rimessi a nuovo. Nascono contemporaneamente spazi indipendenti, manifestazione di una volontà di autonomia da parte dei registi locali. Questo è il caso del teatro di Oskaras Korsunovas (classe 1969), l’OKT Vilnius City Theatre, che nasce nel 1999 quando il regista scelse con coraggio l’indipendenza, abbandonando la direzione di uno dei teatri nazionali più importanti. Il suo piccolissimo teatro è diventato inoltre un punto di riferimento, oltre che un centro di produzione per le giovane promesse, tra cui Kamile Gudmonaite.

Kamile Gudmonaite, Trans Trans Trance

Kamile Gudmonaite, Trans Trans Trance

UNA GIOVANE REGISTA

Questa giovanissima regista di soli 25 anni approda al teatro dalla scena musicale. Trans Trans Trance, presentato durante lo showcase e al Teatro India di Roma il 15 maggio, è già il suo quarto spettacolo ed è accolto da teatri di tutta Europa. Kamila, dall’aria caparbia e decisa anche se “viviamo in un’epoca confusa”, ha frequentato la scuola statale per registi e attori (una sola in tutto il Paese), e non fa una grande differenza tra il più anziano e “classico” Nekrosius e il più giovane e irriverente Korsunovas, ambedue rappresentanti di un teatro tradizionale lituano. Non si riconosce in loro, nonostante la stima, e preferisce guardare alla scena internazionale, seppure i temi affrontati dal suo Trans Trans Trance siano fortemente legati alla situazione politica lituana: la problematica femminile e il desiderio di superare le differenze di genere in un contesto socio-politico ancora poco avvezzo a certi temi.
La Lituania è un Paese a due velocità, governato da una donna, Dalia Grybauskaitė, e caratterizzato da un assetto matriarcale in ambito familiare, ma dove “oggi parlare di femminismo è diventato urgente, ancor prima dell’esplosione del movimento #metoo, che ha dato vita, anche qui, ad una serie di proteste. Siamo un Paese che tende a colpevolizzare le vittime, in cui la parte maschile della società non accetta il fatto che le donne potessero riunirsi in protesta. Un Paese immaturo riguardo ai diritti delle donne, e che rischia di retrocedere. Oggi la politica vorrebbe rimettere in causa il diritto all’aborto. Un Paese tradizionalista, in cui è difficile parlare di sessualità femminile e molte donne hanno paura di definirsi femministe. Ed è vero che molti posti di rilievo culturale o politico sono occupati da donne, ma vi è questa contro-corrente sotterranea… la dichiarazione d’indipendenza nel ’18 fu firmata solo da uomini. Ma quest’anno gli storici hanno chiarito che molte donne hanno lavorato alla stesura di questo atto, senza infine poterlo firmare. Dal giorno dopo la firma le donne sono scese in piazza a protestare, e da questa protesta hanno ottenuto il diritto al voto. Quindi in Lituania anche prima che in Francia!”, dichiara la Gudmonaite.
In scena tre giovanissime attrici, una drammaturgia che procede a sketch e gioca su ironia e poesia, molto testo ma anche un uso del corpo, della danza e del canto. L’oggettivizzazione della bellezza, la chirurgia plastica e l’aspirazione a un modello di perfezione da Photoshop, l’aborto fino alle tematiche legate alla cultura transgender. Molte le testimonianze dirette, provenienti da interviste o dagli incontri che hanno preceduto la produzione dello spettacolo, eccellentemente interpretato da Dovile Kundrotaite, Jovita Jankelaityte e Adele Suminskaite.

Nekrosius, Il digiunatore. Photo D. Matvejev

Nekrosius, Il digiunatore. Photo D. Matvejev

UN TEATRO CHE NON DELUDE

Una bellissima sorpresa anche lo spettacolo installazione About the fears di Olga Lapina (1988), coadiuvata da un cast che comprende un set designer, un dramaturg, un compositore musicale e un artista per le installazioni video. Per bambini e adulti lo spettacolo è un attraversamento di dieci stanze / installazioni, ognuna dedicata alla narrazione, attraverso una voce registrata, di una paura infantile, una testimonianza diretta. Siamo guidati da una guida-performer muta e dalle apparenze aliene fino all’ultima stanza, dove ritroviamo i volti degli adulti, che quei bambini furono, e che, sempre attraverso delle registrazioni, ci invitano a non temere le nostre paure. Purtroppo lo spettacolo non sarà portato (per questa volta) in Italia, principalmente per motivi tecnici.
Nekrosius e Korsunovas non deludono mai, ognuno di loro, nel suo modo personalissimo, riesce sempre a essere originale e fedele a se stesso e alla propria poetica, ormai marchio di fabbrica e certificato di qualità. Li vedremo a Roma con Un digiunatore, su testo di Frank Kafka (Nekrosius, 10 maggio, Auditorium) e Bassifondi, testo di Maksim Gorkij (Korsunovas, 14 maggio, Auditorium).
Anche l’opera contemporanea è in programma con Have a good day! un’opera per dieci cassiere, con sottofondo di un centro commerciale e pianoforte, creata e diretta da tre autrici donne, che hanno già fatto il giro del mondo.
Un dubbio permane da questo viaggio lituano, che gli artisti dei Paesi baltici e degli ex sovietici non siano, in qualche modo, nostalgici di un periodo in cui il nemico era conosciuto e l’arte trovava spazio in una dimensione più “underground”, un’epoca in cui gli artisti erano ascoltati, anche se a volte censurati. È quanto sembra emergere dall’intervento del regista polacco Krystian Lupa al convegno Resisting Theatre. Dai Paesi dell’Est sembra insinuarsi il dubbio che forse la democrazia non sia il migliore dei mondi possibili? E che possa esistere un sistema di governo alternativo, o almeno dovremmo cercare di immaginarlo?

‒ Chiara Pirri

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Chiara Pirri

Chiara Pirri

Chiara Pirri (Roma, 1989), residente a Parigi, è studiosa, giornalista e curatrice, attiva nel campo dei linguaggi coreografici contemporanei e delle pratiche performative, in dialogo con le arti visive e multimediali. È capo redattrice Arti Performative per Artribune e dal…

Scopri di più