Il cielo non è un fondale. Intervista a Deflorian e Tagliarini

Dopo il premio Ubu nel 2014 e il successo internazionale di “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”, il duo Deflorian e Tagliarini si mette in viaggio con un nuovo spettacolo. Già ospite di Romaeuropa Festival, “Il cielo non è un fondale” sarà al teatro de l’Odéon a Parigi dal 9 al 18 dicembre per il pubblico del rinomato Festival d’Automne.

Protagonista de Il cielo non è un fondale, del duo Deflorian e Tagliarini, è quell’equilibrio di forze invisibili, il paesaggio su cui si districano come piante le nostre vite quotidiane, su cui i sentieri privati s’intrecciano per dar vita a un quadro animato. Se, come dice Rousseau, Il nostro vero io non è interamente in noi”, è vero che una parte dell’io è forse da ricercare in questo cielo – che non è un fondale –, in questa ragnatela di relazioni materiali e immateriali, in questo sfondo che emerge e in cui le figure si dissolvono.

Qual è il percorso che da Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni porta a Il cielo non è un fondale ?
Il cielo non è un fondale è cominciato dentro Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Allora ci interrogavamo su quanto fosse difficile restituire in scena l’immagine di quattro pensionate greche e del loro gesto – il suicidio nel contesto della crisi economica – senza “far parlare” lo sfondo…  Già allora ci interrogavamo sul rapporto che intercorre tra figura e sfondo, tra soggetto e contesto.  In questo nuovo progetto abbiamo dunque deciso di mettere lo sfondo in primo piano.

Qual è lo sfondo che emerge?
Se per il precedente spettacolo ciò che ci circondava e premeva era la crisi economica, il crollo di un’idea di futuro migliore, la precarietà, con Il cielo non è un fondale abbiamo continuato a esplorare il complesso rapporto tra noi e il mondo.
Come si fa oggi a non interrogarsi sui flussi migratori di decine di migliaia di persone che in massa abbandonano tutto quello che avevano per fuggire da una situazione invivibile, la guerra, la miseria? Come farlo dal nostro piccolo, fortunato punto di osservazione?

Daria Deflorian & Antonio Tagliarini, Il cielo non è un fondale - photo © Elizabeth Carecchio

Daria Deflorian & Antonio Tagliarini, Il cielo non è un fondale – photo © Elizabeth Carecchio

Quali domande, quali urgenze, quali incontri letterari hanno segnato questa produzione?
Tra i tanti, l’incontro con Annie Ernaux e W.G. Sebald sono stati fondamentali, anche se nel lavoro sono rimasti sotterranei. La disarmante capacità della scrittrice francese di osservare il mondo parlando di se stessa, senza alcun filtro… la potenza con cui, raccontando un paesaggio, W.G. Sebald riesce a farci sprofondare nella sua storia complessa e stratificata, quasi immaginifica… queste letture sono state illuminanti.
C’è una frase di J. J. Rousseau, scelta da Annie Ernaux come citazione iniziale del suo Diario della periferia, che abbiamo provato ad abitare teatralmente: “Il nostro vero io non è interamente in noi”. Ci è sembrato da subito chiaro che non c’è un confine netto tra interno ed esterno, questi due mondi si riversano all’infinito uno nell’altro. Così emerge il tema della coabitazione.
Tra le tante domande, una ha attraversato tutto il processo di lavoro: quando siamo dentro casa cosa pensiamo dell’uomo fuori sotto la pioggia?

In Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni la realtà fa da sfondo e da motore dello spettacolo, spinge e urla ma resta fuori, in un altrove rispetto alla scena. In che modo questa nuova produzione si confronta con il reale e con il quotidiano?
Avevamo scelto come confine fondamentale l’esperienza diretta, utilizzando perciò molto materiale autobiografico o, in ogni caso, personale. Poi è successo qualcosa d’imprevisto durante le prove. Ovvero il lavoro è decollato dal momento in cui abbiamo deciso di partire da un sogno. Parliamo di precarietà e privilegi, di cadute, fallimenti, incidenti, paure. Parliamo del bisogno di appoggiarsi, d’incontri che, per quanto fugaci, diventano delle rivelazioni, ma questa dimensione reale, quotidiana, è contagiata dal sogno. Questo ci ha permesso di entrare più facilmente nella realtà dell’Altro, di appropriarci di qualcosa che non ci riguardava direttamente, di accogliere delle canzoni come parte del testo, di accostare piani diversi senza preoccuparci della linearità di tempo e di spazio. Nei sogni tutto è in un presente credibile, tutto è vero e non lo è.

Daria Deflorian & Antonio Tagliarini, Il cielo non è un fondale - photo © Elizabeth Carecchio

Daria Deflorian & Antonio Tagliarini, Il cielo non è un fondale – photo © Elizabeth Carecchio

Il cielo non è un fondale è una metafora bellissima e tagliente, ma anche un’ammonizione. A chi è diretta?
La frase è di Carla Benedetti e, nella sua semplicità, è in grado di mettere in risonanza una questione insieme etica ed estetica. Non c’è ammonizione. Ma, se c’è, un desiderio: quello di fare i conti solo con ciò che conosciamo realmente. L’esperienza diretta è (oggi) sempre più limitata rispetto a quella indiretta, riportata, riferita.

Ma, infine, cos’è il teatro?
La prima volta che ognuno di noi ha volato in aereo ha visto sparire l’azzurro del cielo
via via che ci entrava dentro. Eppure è con quell’azzurro, con quel blu che identifichiamo il cielo in ogni nostra rappresentazione. Dall’interno del cielo non resta che l’atmosfera ed è solo da lontano che questo sembra essere qualcosa di diverso dall’aria che respiriamo.
A suo modo il teatro è questo. Mentre lo spettacolo è una costruzione, una finzione necessaria all’incontro con gli spettatori, il teatro aleggia – non sempre, purtroppo – dentro lo spettacolo. Il teatro è incontro, accadimento. È qualcosa di irripetibile e indefinibile, ma che riconosciamo subito quando appare, perché è vivo e ci rende vivi.

Chiara Pirri

Intervista realizzata per il programma di sala del festival Romaeuropa

http://romaeuropa.net/festival-2016/il-cielo-non-e-un-fondale/
http://www.theatre-odeon.eu/fr/2016-2017/spectacles/il-cielo-non-e-un-fondale
http://www.festival-automne.com/edition-2016/daria-deflorian-antonio-tagliarini-il-cielo-non-e-un-fondale

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Chiara Pirri

Chiara Pirri

Chiara Pirri (Roma, 1989), residente a Parigi, è studiosa, giornalista e curatrice, attiva nel campo dei linguaggi coreografici contemporanei e delle pratiche performative, in dialogo con le arti visive e multimediali. È capo redattrice Arti Performative per Artribune e dal…

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