Rossini Opera Festival. Fischi per Damiano Michieletto?

Cosa accade al Rossini Opera Festival di Pesaro nell’attuale fase di transizione dovuta agli avvicendamenti nel gruppo dirigente? Nella nuova edizione si avvertono gli effetti della crisi economica, che ha sottratto imprese e banche locali, tradizionali supporti finanziari? Uno sguardo sul ROF 2015.

UN ROSSINI SEMISERIO
L’edizione 2015 del Rossini Opera Festival di Pesaro, giunto al suo 36esimo anno di vita, è quasi interamente dedicata a opere “semiserie”, genere che accomunava il drammatico, il patetico e il comico, molto in voga in Francia e Italia dall’epoca napoleonica al 1840, quando si eclissò. Spesso le opere semiserie venivano concepite per compiacere il pubblico che usciva dal Terrore e dalla repressiva Restaurazione. Ma il genere presenta anche capolavori usciti indenni all’usura del tempo, basti pensare a Fidelio di Beethoven, Lodoiska di Cherubini, La Sonnambula di Bellini.
La rassegna presenta, come sempre, tre opere e numerosi concerti (oltre alle attività dell’Accademia rossiniana). Quest’anno, tra le opere, c’è un unico nuovo allestimento: La gazzetta, un’opera buffa basata su una commedia borghese semiseria di Carlo Goldoni, inserito tra La gazza ladra, opera inaugurale – nella produzione del 2007 firmata Damiano Michieletto – e L’inganno felice – nella produzione che nel 1994 aprì al regista Graham Vick e allo scenografo e costumista Richard Hudson le porte del Festival e dei teatri italiani.
Di queste tre, il vero gioiello è il breve L’inganno felice, lavoro giovanile di Rossini che all’epoca ebbe enorme successo. Tra il 1816 e il 1868 se ne contano circa 250 edizioni tra Europa e Americhe. Poi è sparito dai cartelloni, sino alla ripresa a Pesaro nel 1994.

Gioacchino Rossini, La gazza ladra - direzione Damiano Michieletto - ROF 2015

Gioacchino Rossini, La gazza ladra – direzione Damiano Michieletto – ROF 2015

LA GAZZA LADRA: UN DRAMMONE POCO CONVINCENTE
Ho sempre avuto perplessità su La gazza ladra, la cui prima si ebbe alla Scala nel 1817. Si tratta di un’opera molto lunga (circa quattro ore) basata su pur una vicenda realmente avvenuta in un paesino francese che ricorda fin troppo il wagneriano Das liebesverbot tratto da Measure for measure di Shakespeare, un drammone di accesa polemica del 27enne sassone contro la magistratura e gli altri poteri costituiti. Distante quindi da un’opera semi-seria. Ebbe un buon successo anche a Torino e Venezia. Circuitò nei teatri italiani sino al 1850 circa (ne esiste una partitura datata in quel periodo) per poi sparire sino al 1941, quando riapparve a Pesaro, San Miniato e Roma in una rielaborazione di Riccardo Zandonai, segno di come fosse ormai distante dalla cultura musicale dell’epoca. Soltanto nel 1973, a Roma, venne presentata nella versione critica di Alberto Zedda. Nel 1980, diretta da Gianandrea Gavazzeni (che ne era appassionato), inaugurò la prima edizione del ROF. La vidi e la ascoltai a Pesaro nel 1989 diretta da Gianluigi Gelmetti e con una regia didascalica di Michael Hampte e non mi appassionò.
L’edizione ora in scena è quella del 2007, che lanciò Damiano Michieletto e il suo team (Paolo Fantin per le scene, Carla Teti per i costumi). Dirige la vecchia volpe Donato Renzetti. Prima di entrare nell’edizione, occorre però fare riferimento alla truculenta vicenda. Ninetta, ragazza di buona famiglia, costretta dalle necessità a prestare servizio da un ricco proprietario terriero, viene ingiustamente accusata di aver rubato e poi venduto un cucchiaio d’argento. A fondare l’accusa concorrono varie determinanti: l’antipatia del podestà, irritato per essere stato respinto dalla ragazza, il fatto che Ninetta aveva effettivamente venduto a un rigattiere una posata avuta dal padre (militare fuggiasco nelle guerre napoleoniche). Dopo varie complesse vicende che coinvolgono tutto il villaggio, Ninetta, processata e condannata a morte, viene salvata in extremis dal casuale ritrovamento della posata finita nel nido di una gazza ladra. A Rossini, lo si avverte sin dalla sinfonia, interessavano gli aspetti tragici della vicenda più di quelli comici o semi-comici. In tal senso, come lunga opera tragica, anticipa momenti e atmosfere di Semiramide e di Guillaume Tell.

Gioacchino Rossini, La gazza ladra - direzione Damiano Michieletto - ROF 2015

Gioacchino Rossini, La gazza ladra – direzione Damiano Michieletto – ROF 2015

MICHIELETTO FISCHIATO? FORSE
Dal 2007 – quando debuttò a Pesaro con grande successo – l’allestimento di Michieletto e del suo team è stato visto a Verona e Bologna. È la prima volta che lo vedo dal vivo e, nonostante si basi su una buona idea, mi ha suscitato numerose perplessità.
L’intricata e sanguinosa vicenda è vista come l’incubo di una bambina (una danzatrice acrobata che impersona anche la gazza). Le perplessità vengono dall’accento posto sul grand guignol, su atmosfere sempre cupe, costumi in grigio scuro e viola, dalle milizie del Podestà armate di mitra e soprattutto dalla mancanza di quell’aurea paesana e rurale che permea parte della partitura, soprattutto nel finale.
Senza dubbio la direzione lenta e solenne di Renzetti – come se fosse alle prese con Wagner piuttosto che con Rossini – non ha aiutato. Michieletto ha certamente fatto di meglio: penso a un suo Barbiere di Siviglia anni fa a Jesi, e uno stupendo The Greek Passion, capolavoro assoluto di Bohuslav Martinů (visto a Palermo nel 2011, che spero venga ripreso). Ricordo anche un mediocre Elisir d’Amore di Donizetti e un cervellotico Sigismondo di Rossini.
Ci sono stati fischi quando Michieletto e il suo team sono apparsi in scena? Sì, ma pochi e coperti dagli applausi dei fedelissimi del ROF e del regista. In un’Arena Adriatica con posti vuoti in fondo alla sala e nei lati. Speriamo bene per La Donna del Lago che dirigerà ad apertura del ROF 2016.

Giuseppe Pennisi

www.rossinioperafestival.it

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Giuseppe Pennisi

Giuseppe Pennisi

Ho cumulato 18 anni di età pensionabile con la Banca Mondiale e 45 con la pubblica amministrazione italiana (dove è stato direttore generale in due ministeri). Quindi, lo hanno sbattuto a riposo forzato. Ha insegnato dieci anni alla Johns Hopkins…

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