Passione e ideologia. Il teatro (è) politico

È uscito l’e-book, a breve sarà disponibile anche l’edizione cartacea. Una cinquantina fra studiosi, critici e teatranti si interrogano sulla questione, al contempo antica e attualissima, del rapporto fra polis e performatività

Luigi Ghirri, anima della new wave fotografica italiana del paesaggio degli Anni Ottanta, in Niente di Antico sotto il sole, suo testo-chiave del 1988, descrivendo il significato del fotografare parla di “rinnovare lo stupore di fronte al mondo” e dichiara di cercare “una attenzione verso memorie spesso trascurate.
Viene in mente Ghirri leggendo il libro collettivo Passione e ideologia. Il teatro (è) politico, curato da Stefano Casi e Elena Di Gioia, opera che si interroga sull’antica questione del rapporto fra arte performativa e politica, e lo fa con una pasoliniana “disperata vitalità”. È citato espressamente, Pier Paolo Pasolini: suoi gli occhi disegnati in copertina, suoi tòpoi le parole del titolo, e pure il senso di arte e vita che a vicenda si fecondano, con imprescindibile riferimento alla polis, al teatro come possibilità di sentirsi (o almeno tentativo di costruirsi) comunità.
È efficacemente riassuntiva la Canzone dei luoghi comuni di Marco Martinelli, giustamente posta a chiusura del libro: il regista e poeta di compagnia del ravennate Teatro delle Albe a fine Anni Ottanta, nel convegno di Narni organizzato da Giuseppe Bartolucci, parlava di un teatro politttttttico (con sette t), già allora mettendo di fatto fra parentesi la copula presente nel titolo di questo libro. “Il teatro non può non essere politico” è quanto, in modi diversi, sembra affermare gran parte degli autori coinvolti in questo progetto, come spiega la co-curatrice Elena Di Gioia: “Cosa significa dire oggi teatro politico? È  intorno a questa domanda – e alle sue molteplici implicazioni – che abbiamo intrecciato una polifonia di voci e di visioni intorno all’articolato rapporto che oggi si sta ridefinendo tra il teatro e la politica, nel linguaggio, nella relazione con la polis, nel concetto di responsabilità, solo per citarne alcune. Una punteggiatura di osservazioni e domande posta a lente di ingrandimento della scena contemporanea. Questo libro, con le analisi e le riflessioni che contiene, ha il merito di ri-avvicinare dopo tanti anni questi due termini”.
L’opera è divisa in due parti: la prima sezione raccoglie contributi di studiosi, critici e osservatori, provenienti dall’omonimo convegno organizzato da Teatri di Vita a Bologna nell’ottobre 2011, mentre la seconda dà voce agli interventi appositamente scritti per questa pubblicazione da artisti della scena contemporanea: una trentina fra attori, registi, drammaturghi, che rispondono alla sottile domanda Che cos’è il teatro? politico?, domanda “allo stesso tempo intima e pubblica”, seguendo la definizione dei due curatori Casi-Di Gioia. Tra gli studiosi che hanno scritto per il libro, è utile segnalare il contributo di Marco De Marinis che, posizionato in apertura dell’opera, introduce e contestualizza la questione con uno sguardo lucidissimo, e il provocatorio intervento di Massimo Marino, in cui si dichiara che “è ora di iniziare a parlare di ‘teatro incivile’”. Fra gli artisti che hanno scritto per il libro, va certo ricordato, oltre al già citato Martinelli, almeno Sandro Lombardi, che con maestria avvicina la Resurrezione di Piero della Francesca a Uccellacci e uccellini di Pasolini.

Passione e ideologia 2 Passione e ideologia. Il teatro (è) politico

Passione e ideologia. Il teatro (è) politico

Questioni antiche, quelle affrontate in questo libro, che non temono il rischio di essere considerate fuori moda, superate. A tale proposito, Di Gioia commenta: «Gli interventi degli artisti, scritti appositamente in risposta a questo piccolo dardo che abbiamo scoccato – ‘Che cos’è il teatro? politico?’ – ci hanno restituito un alfabeto prezioso del teatro, parole che sorprendono perché si aprono in quello spazio intimo eppure pubblico dell’artista, sono parole puntellate di tenacia e di immaginazione sul senso del proprio agire, e che in trasparenza ci raccontano anche del ruolo e del senso del teatro, e dell’artista, oggi”.
Uno stesso ribaltamento di prospettiva è stato citato durante la prima presentazione per la nascita del libro, avvenuta nel luglio scorso a Santarcangelo 12: in quella occasione si è ricordato Claudio Meldolesi che, in merito alla pubblicazione di atti dopo un qualche convegno, auspicava, con sagace gusto del paradosso, che tali materiali non risultassero essere solamente atti, appunto, ma anche agenti di cambiamenti futuri.
Particolarità di questo libro, è di essere uscito in prima battuta come e-book edito da Teatri di Vita, mentre a seguire, nel mese di ottobre, è prevista l’edizione cartacea con Editoria & Spettacolo.
 

Michele Pascarella

www.teatridivita.it/11-12/portfolio-view/passione-e-ideologia-2
www.editoriaespettacolo.it

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Michele Pascarella

Michele Pascarella

Dal 1992 si occupa di teatro contemporaneo e tecniche di narrazione sotto la guida di noti maestri ravennati. Dal 2010 è studioso di arti performative, interessandosi in particolare delle rivoluzioni del Novecento e delle contaminazioni fra le diverse pratiche artistiche.

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