Primavera delle Arti a Montecarlo. Bilancio e intervista

Un festival che cambia ogni anno e che si rivolge a tutti fuorché i melomani. Che sono reazionari. Parola del direttore Marco Monnet.

Questa incerta (e dubbiosa) primavera 2015 ha fatto sì che i frequentatori del festival Le Printemps des Arts di Montecarlo non dedicassero il tempo libero dai concerti ad ammirare le bellezze del Principato e della Costa Azzurra ma all’arte contemporanea.
Specialmente importante la mostra che fino al 7 giugno è allestita a Villa Paloma, una delle due sedi del Nouveau Musée National de Monaco. In essa vengono accostati nomi importanti del Novecento (Dubuffet, Fabre) a quelli di artisti contemporanei. Alcuni esempi: Su-Mel Ste (di cui è esposto White Nose, un mobile scolpito in lacca su cui un disco a 78 giri va a tempo rallentato e coperto di piccole sfere di polvere in forma di note musicali), Rebecca Horn (il cui Weisser Körperfächer è un ventaglio di corpi in continuo movimento), Hubert Duprat (con Etui de trichoptère, costruito su larve di mosche), Anish Kapoor (il cui Pot for her è parte di una serie che fa riferimento da un lato alla tradizione indiana e, dall’altro, alla scuola di Yves Klein), Geert Goris (con Abyss , una serie di fotografie che dà il senso dell’abisso e delle spiagge del Nord e dell’anima), Daniel Gustav Kramer (la sua trilogia Woodland, Underwater, Mountain si basa su immagini riprese nel mondo intero, dal Giappone alle Dolomiti, alla Croazia, a Cipro).

Marc Monnet - photo Olivier Roller

Marc Monnet – photo Olivier Roller

Si potrebbe continuare a lungo: Villa Paloma in una posizione meravigliosa, a picco su Monte Carlo e accanto all’Orto Botanico, ha tre piani di sale d’esposizione. Vale una visita e consente di meglio apprezzare le prime esecuzioni mondiali dei lavori di Bayle, Nouno e Pesson commissionate dal Festival – rigorosamente elettroacustico (e basato sui rumori degli oceani) il primo, una fantasia circolare in sedici brevi movimenti il secondo, e una riscrittura timbrica e con live electronics il terzo.
Abbiamo incontrato Marc Monnet, direttore del festival da dodici anni e che ha vissuto due anni a Roma come borsista dell’Accademia di Francia a Villa Medici.

Su Mei Tse, White Noise (particolare), 2009 - Collection NMNM - ©Su-Mei Tse - photo Jean-Lou Majerus, 2009

Su Mei Tse, White Noise (particolare), 2009 – Collection NMNM – ©Su-Mei Tse – photo Jean-Lou Majerus, 2009

Anche quest’anno la programmazione è una sorpresa…
Ogni anno varia radicalmente, non amo l’abitudine. Inoltre anche per il pubblico è importante cambiare le abitudini. Quest’anno ad esempio non c’era musica extraeuropea, né teatro, né danza, ma un’edizione incentrata interamente sulla musica, su opere poco eseguite o su accostamenti e rimandi inusuali tra antico e moderno, come il concerto che ha accostato Bach a Schönberg.

Reazioni da parte del pubblico?
Non è possibile soddisfare i gusti di tutti gli spettatori, il pubblico melomane è spesso il più reazionario, preferisco gli spettatori che non vanno abitualmente ai concerti, hanno meno preconcetti. Gran parte del mio lavoro è incentrato sulla concezione del suono e della musica, sul rapporto tra la musica e il pubblico. Cerco la diversità ed è per questo che nelle edizioni passate sono stati programmati concerti consacrati alla cultura e alla musica della Cambogia, del Congo, del Marocco.
La musica extraeuropea mostra al pubblico la diversità: la musica europea è un “sistema”, un universo fra tanti. Per me è importante l’aspetto pedagogico rivolto a giovani e agli adulti, anche per questo invito grandi orchestre come la BBC Symphony Orchestra e l’Orchestre Philharmonique de Radio France. Non è un festival preconfezionato sulla base di scelte decise dalle agenzie artistiche, ma su una programmazione ponderata e pensata: l’importante è avere rispetto per gli spettatori.

Linda Fregni Nagler, The Hidden Mother, 2006-2013 - Collection NMNM - © Linda Fregni Nagler

Linda Fregni Nagler, The Hidden Mother, 2006-2013 – Collection NMNM – © Linda Fregni Nagler

Come trovare nuovo pubblico?
L’attenzione al pubblico si muove in varie direzioni: dal lavoro pedagogico e di formazione svolto nelle scuole alle conferenze che precedono i concerti ai recital a domicilio che ci consentono di avere un rapporto diretto con il pubblico, tutte forme di comunicazione e promozione che permettono di accrescere e fidelizzare nuovo pubblico. A questo lavoro prevalentemente incentrato sul territorio circostante si affianca quello di comunicazione di respiro internazionale che coinvolge media e tour operator come l’Italia, la Germania, la Svizzera, l’Inghilterra, la Russia.

Su quali e quante risorse può contare il festival?
Il Governo dà al festival 1,3 milioni di euro e gli sponsor coprono una cifra di circa 150.000-200.000 euro. Il pubblico è costituito per il 40% da spettatori provenienti da Monaco, il 20% da Nizza e il resto da varie regioni. Il numero di biglietti venduti varia notevolmente in base alle differenti programmazioni, la media è di circa 12.000.
Una novità di quest’anno è la creazione dell’etichetta discografica Printemps des arts che consacra due dischi rispettivamente a Stravinskij e a Debussy.

Giuseppe Pennisi

www.printempsdesarts.com

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Giuseppe Pennisi

Giuseppe Pennisi

Ho cumulato 18 anni di età pensionabile con la Banca Mondiale e 45 con la pubblica amministrazione italiana (dove è stato direttore generale in due ministeri). Quindi, lo hanno sbattuto a riposo forzato. Ha insegnato dieci anni alla Johns Hopkins…

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