Franco Battiato e la morte

Un libro e un dvd ricco di interviste. È quello che ha sfornato recentemente Franco Battiato. Il tema? La morte. E il maestro affronta il tabù della nostra contemporaneità.

Parliamo di tante artes ma ce n’è una che è stata quasi completamente persa di vista: la ars muriendi, ovvero l’arte del morire (bene).
Tematiche del genere sono spesso confinate nelle aule accademiche dei corsi di teologia, filosofia e poco nella vita quotidiana. I nostri non sono tempi in cui a tavola si parla della morte; anzi, l’argomento viene evitato come un tabù. Effettivamente è il vero tabù dell’epoca, che facilmente si può cogliere anche nel trattamento del corpo da parte degli artisti che calcano le scene dei nostri tempi.
Tra questi qualcuno si distingue: non è l’unico ma è colui che esercita più potentemente la capacità di incuriosire alle tematiche che gli stanno a cuore: Franco Battiato. Attraversando il Bardo supera il film e il documentario: è una conversazione tra il razionale e l’onirico con persone che impiegano grande parte del proprio tempo nello studio e nell’approfondimento di tematiche che riguardano tutti, poiché effettivamente nessuno ci può sostituire nell’atto del dover morire.

Franco Battiato con Geshe Jampa Gelek

Franco Battiato con Geshe Jampa Gelek

Tra le profondità di Oriente e Occidente, tutto si riconduce al percorso, parola anch’essa desueta in questi tempi, quando in molti siamo portati a pensare che sia preferibile una morte improvvisa a una preceduta da un periodo di presa di coscienza del suo avvento. È una questione di attesa quella che viene propugnata da monaci, teologi, fisici, psichiatri e altri intervistati da Battiato, che lascia la propria voce alla domanda scritta sullo schermo. Preferisce rimanere intervistatore nascosto, dare risalto alla saggezza e all’acume degli intervistati e poi farsi immortalare in un solo scatto circondato da essi.
Tra un’intervista e l’altra: scorci naturali, sprazzi barocchi, studi sulla luce e intersezioni intercontinentali di pensiero richiamano la forte pregnanza di una sentita vivacità del tema in queste ultime produzioni di Battiato, probabilmente piena di suggestioni mentali. Una composizione particolare spetta all’amico Manlio Sgalambro, inquadrato come da una serratura, come già fosse un ricordo lontano, come una ipotesi di sapienza calata nel solco della tradizione europea e della terra natale di entrambi.

In Nepal a colloquio con i monaci

In Nepal a colloquio con i monaci

Filosofi antichi e non citati in quest’opera hanno parlato di morte come attesa e preparazione, comparabili a quella della gestazione al termine della quale ci si aspetta il parto e l’ingresso in un nuovo mondo denso di opportunità: questo il monito dei saggi intervistati ovvero un invito al percorso e, da parte di Battiato, senza dubbio al viaggio.
Se l’inizio dell’opera vede Arlecchino impegnato a farsi corteggiare dalla morte e ballare con essa fino ad accoglierla e sparire nel suo mantello porgendo un saluto agli spettatori, le ultime parole sono affidate a una lettura imperturbabile della Rohrwacher. D’altronde sono anni che Battiato ci insegna con la sua musica a “trovare l’alba dentro all’imbrunire”.

Elisa Cazzato

Franco Battiato – Attraversando il Bardo. Sguardi sull’aldilà
Bompiani, Milano 2014
Pagg. 69 + DVD, € 22
ISBN 978-88-452-7807-5
www.bompiani.eu

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Elisa Cazzato

Elisa Cazzato

Nata in provincia di Lecce nel 1991, dopo il liceo classico si è laureata in Scienze linguistiche e letterature straniere presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, ha vissuto un breve periodo nella Spagna mediterranea ed è approdata a…

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